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15/12/2011 22:14 CEST - Personaggi

La nuova vita di Tatiana

TENNIS - La storia di Tatiana Golovin può essere suddivisa in tre capitoli: all’inarrestabile ascesa che la porta a sfiorare la top ten segue il ritiro a soli vent’anni, quando viene sconfitta dalla spondilite anchilosante. Seguono un paio d’anni passati a metabolizzare il trauma, fino alla rinascita come commentatrice e giornalista per L’Equipe, in attesa di capire cosa le riserverà il futuro. Perché, in fondo, ha solo 23 anni. Massimiliano Di Russo

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Quando si pensa a Tatiana Golovin viene subito in mente l’immagine di una ragazza solare, circondata ovunque andasse da un alone glamour che veniva alimentato da servizi fotografici su spiagge esotiche e scelte ad hoc – vedi i pantaloncini rossi esibiti nella puritana Wimbledon, dove il bianco è di rigore- e che ogni volta che scendeva in campo dava l’impressione di divertirsi a dispetto di un ambiente in cui la competizione prevale su tutto il resto. Sarebbe però riduttivo e ingeneroso limitarsi a trattare la tennista francese di origini russe alla stregua delle decine di modelle-atlete che affollano il circuito, soprassedendo sulle qualità che l’hanno portata non ancora ventenne a ridosso delle prime dieci giocatrici del mondo, tra le quali meritano sicuramente una menzione d’onore il dritto e il servizio, entrambi migliorati costantemente nel corso degli anni.

Talento assai precoce, la Golovin si affaccia sul circuito maggiore nel 2002 a soli 14 anni, quando passa un turno di qualificazioni al Roland Garros. Dopo un anno interlocutorio, nel 2004 la svolta: dopo aver iniziato come numero 345 del ranking, chiuderà la stagione al ventisettesimo posto a suon di risultati ottenuti con la costanza di una veterana. Gli ottavi di finale centrati agli Australian Open le garantiscono subito un balzo di oltre duecento posizioni, mentre la prima finale WTA raggiunta a Birmingham – sconfitta dalla Sharapova - e gli ottimi piazzamenti ottenuti soprattutto a Parigi e Montreal le garantiscono l’ingresso tra le prime trenta giocatrici del mondo. Tenniste del calibro di Elena Dementieva, Dinara Safina e Francesca Schiavone imparano a conoscere sulla loro pelle la tenacia e le doti atletiche della francese, che conquista il Roland Garros in doppio misto con l’altro teenager sul quale erano riposte le speranze di una nazione, quel Richard Gasquet che gli appassionati d’Oltralpe stanno ancora aspettando. Dopo le finali raggiunte a Tokyo e Stoccarda, nel 2007 arrivano i titoli ad Amelia Island e Portorose. Proprio dalla vittoria in Slovenia parte la cavalcata autunnale che le permette di chiudere l’anno al tredicesimo posto, grazie ai quarti raggiunti in Lussemburgo e alle finali di Stoccarda e Zurigo, entrambe le volte sconfitta dalla Henin – contro la quale non riuscirà mai a vincere. La stagione però si conclude nel peggiore dei modi, con il recidivare durante il torneo di Linz di quell’infortunio alla caviglia destra che già l’aveva costretta ai box in primavera e a causa del quale aveva disertato l’appuntamento con il Roland Garros. Oscuri presagi, se credete che il tennis non sia solo una questione di talento e sudore: chi c’era difficilmente avrebbe immaginato un destino più amaro per la nostra eroina, presentatasi ai nastri di partenza di quel maledetto 2008 nelle vesti, a soli vent’anni, di seria candidata per la conquista della top ten.

Dopo un inizio disastroso che comunque le permette di toccare la dodicesima posizione, a marzo la Golovin è costretta ad andare sotto i ferri per l’asportazione di una cisti di 6 cm al bacino – e curiosamente dell’appendice, ritenuta sospetta dal chirurgo. Tornerà a fine aprile, in tempo per giocare a Berlino l’ultima partita ufficiale, sconfitta all’esordio dall’allora numero 38 del mondo Caroline Wozniacki. I problemi alla schiena la costringono a saltare il resto della stagione fino all’intervista a L’Equipe nell’ottobre del 2009 in cui, di fatto, annuncia il ritiro a 21 anni a causa della spondilite anchilosante, malattia infiammatoria cronica che colpisce soprattutto colonna vertebrale e articolazioni sacro-iliache e che nei casi più gravi può risultare particolarmente invalidante. "Per me il tennis resterà come un bambino che ho portato in grembo, che ho cresciuto e che ha fatto in modo che fossi fiera di lui” dichiara al quotidiano sportivo transalpino, “non rinnego niente".

Oggi Tatiana continua a gravitare intorno al mondo del tennis, dal commento tecnico fornito a France Television e Orange Television a una rubrica gestita per L’Equipe su Sport & Style Magazine. “E’ stata una grande opportunità per me poter seguire il Roland Garros per la televisione. Inoltre avere una rubrica su L’Equipe mi permette di intervistare atleti e celebrità del calibro di Hugh Jackman e Yannick Noah”.

Intervistata a gennaio da Sophie Dorgan, era apparsa ancora legata all’attività sportiva, affermando di non considerarsi ancora fuori dai giochi. Oggi la volontà sembra essere quella di voltare finalmente pagina: “Ho solo 23 anni, ma non credo che sarò in grado di giocare ancora. Almeno non credo che sarò in grado di giocare ancora da professionista”. La rassegnazione fa presto spazio alla consapevolezza che per un capitolo che si chiude ce n’è un altro pronto ad aprirsi e ad offrire opportunità importanti: “Ci sono voluti un paio d’anni perché metabolizzassi l’abbandono delle competizioni sportive, è stato uno shock molto grande per me ma sento che sto finalmente trovando la mia strada. Ho fatto cose che non ho potuto fare durante l’attività agonistica. Ho passato più tempo con la mia famiglia, mentre prima ero sempre in viaggio. Ho una casa nel sud della Francia dove ci sono i miei cani. Posso dedicare più tempo a me stessa senza trascurare gli amici. Dall’anno scorso sono tornata a scuola, mi piace imparare cose nuove, sebbene sia stato difficile per me stabilire degli obiettivi, in fondo ho solo 23 anni. Non volevo essere come la maggior parte delle persone della mia età, che non sanno cosa vogliono dalla vita. Ho la fortuna di aver guadagnato molto con il tennis e di non aver quindi bisogno di lavorare per vivere, nonostante questo amo svegliarmi la mattina e pormi un obiettivo per il giorno che verrà. Al momento lavorare per giornali e televisioni mi rende soddisfatta, anche se ancora non so esattamente cosa voglio dal futuro. Frequento corsi incentrati su comunicazione e scienze politiche, discipline che mi permetteranno di avere maggior scelta su cosa fare un giorno”.

Nonostante la volontà sia quella di andare avanti, gli occhi di Tatiana sono ancora pieni di nostalgia per quei momenti che fino a qualche anno fa sembravano dover far parte della sua vita ancora per molto tempo: “Non c’è nulla di paragonabile alle sensazioni scaturite dal tennis giocato. Impossibile provare gli stessi sentimenti e le stesse emozioni vissute quando si gioca davanti a un pubblico, quando si vince un big match o un torneo, quando ci si ritrova con i propri fan o anche solo andando ad allenarsi la mattina. In realtà la cosa che mi manca di più è proprio la possibilità di allenarsi duramente tanto da tornare a casa distrutta. Oggi mi risulta difficile anche solo fare una corsa”. Buona fortuna, Tatiana.
 

Massimiliano Di Russo

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