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17/11/2010 00:49 CEST - WTA TOUR

Quando non puoi stare...Serena

TENNIS – Nonostante sia una delle più forti tenniste di sempre, Serena Williams non è vista benissimo dalla stampa americana. Alcuni ambienti hanno addirittura applaudito il sorpasso della Wozniacki. Ma perché Serena è così poco amata? Forse perché non ha il tennis come unica ragione di vita, o forse perché il suo aspetto fisico non è il modello adatto da “vendere” a certi tipi di media. Karim Nafea

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Perché Serena Williams è così poco apprezzata, soprattutto negli Stati Uniti? Questa è la domanda che Orville Lloyd Douglas (scrittore e poeta canadese, strenuo sostenitore della lotta al razzismo ed all’omofobia) si è posto in un articolo pubblicato Domenica sul Guardian.  Nell’articolo Douglas ha accostato alla mancanza di rispetto nei confronti di Serena anche la ventata di “positività” che l’avvento della Wozniacki ha portato ai vertici del tennis mondiale e della USTA. Secondo lui il motivo della preferenza verso la Wozniacki, e la Sharapova prima di lei, è da ricercarsi nel fatto che le atlete sono rispettate più per l’avvenenza fisica che per l’impegno e le abilità tennistiche e che queste due, che sono bianche e bionde, siano più vicine all’ideale di bellezza occidentale rispetto alla Williams, caratterizzata dal fisico molto muscoloso e dal fatto di essere afroamericana. Il problema di fondo quindi risiede non solo nel business, ma anche nel razzismo insito nella società americana e nella USTA (accusata non molto tempo fa da Richard Williams di disincentivare i giovani afroamericani a praticare il tennis).

Quello del razzismo sembra un problema un po’ troppo spinoso per essere tirato in ballo con questa disinvoltura. Lo scrittore porta come esempio gli insulti lanciati a Venus ed al padre Richard dal pubblico di Indian Wells nel 2001 (nonostante nessuno abbia mai confermato che ci fossero motivazioni razziste e/o denigrazioni razziali). Per quanto riguarda Serena altri due episodi sono rilevanti: la semifinale con la Henin al Roland Garros 2003, nella quale il pubblico francese tifò spudoratamente e fastidiosamente per la Henin la quale però praticamente giocava in casa (il che scongiura, almeno in parte, un’avversione particolare per Serena), ma soprattutto il quarto di finale perso con Jennifer Capriati allo US Open del 2004, del quale lei stessa ha affermato: "E’ stata l’esperienza che più mi ha fatto male”. Questo match è stato caratterizzato da molte chiamate avverse alla Williams, una delle quali portò addirittura alla sospensione per il resto del torneo dell’arbitro di sedia (ed all’adozione del sistema Hawk Eye). Ciò che però fu più scandaloso fu il comportamento del pubblico che, stavolta, non era a sostegno di una giocatrice, ma decisamente atto a demoralizzare ed a insultare la tennista di Saginaw. Se ciò potrebbe sembrare una conferma della tesi di Douglas, va detto che, sebbene la società americana sia fondamentalmente ancora razzista (nonostante Obama) ed abbastanza “ignorante” in questo ambito, uno dei suoi pregi più evidenti è il modo di approcciare lo sport (gli statunitensi hanno uno spirito sportivo che per la maggior parte qui in Europa è sconosciuto), quindi è da valutare quanto quello sia stato un episodio isolato, sia pure assolutamente deprecabile. Altra obiezione alla tesi di Douglas è che lo sport è sicuramente l’ambito in cui il colore conta meno negli Stati Uniti.  Basti pensare al Basket (adesso praticamente monopolizzato da giocatori afroamericani) nel quale l’apertura ai cestisti di colore si cominciò ad avere, a livello professionistico, con la leggendaria cavalcata vincente dei Miners di Don Haskins.  Quest’ultimo decise nella finale del campionato universitario (NCAA) di schierare solo giocatori afroamericani in opposizione ai Kentucky Wildcats di Adolph Rupp (convinto sostenitore della supremazia bianca) e di Pat Riley. Dopo la vittoria di Texas Western i giocatori di colore cominciarono ad essere considerati quasi come i bianchi, fino ad arrivare alla completa uguaglianza.

Altri esempi sono quelli di football e baseball (lo sport nazionale) nei quali bianco o nero non fa differenza.
Lo sport che invece forse è tutt’ora meno praticato dagli afroamericani è l’hockey, per il quale il pioniere è stato Willie O’Ree, primo nero a giocare in una squadra professionistica, i Boston Bruins. Volendo però fare un parallelo tra due carriere per capire cosa può spingere gli americani a non amare Serena, si deve per forza di cose prendere in oggetto la carriera del golfista Tiger Woods. Essendo il golf uno sport decisamente “bianco”, il californiano è riuscito a dominare grazie ad un talento incredibile ed a un’applicazione mostruosa. Woods è amato e molto seguito da tutti i fan statunitensi e non, ed anche adesso, a seguito dello scandalo che lo ha coinvolto, l’affetto che gli appassionati gli dimostrano non è calato. Ciò secondo le tesi di Douglas non dovrebbe accadere (nonostante lui faccia anche una distinzione parlando delle atlete al femminile).

Un’altra contraddizione risiede nel fatto che prima definisce Serena “Così superiore alle altre che può permettersi di giocare part-time e vincere comunque due tornei del Grande Slam.” Poche righe più in basso però afferma: “Un’atleta, sembra, non è rispettata per il suo duro lavoro e per il suo impegno; deve comunque essere un prodotto da vendere ai clienti eterosessuali e, un’afroamericana di colore che pensa con la sua testa non è il modello preferito.”  Pare ovvio che se una giocatrice gioca part-time e vince grazie ad una smisurata superiorità, non possa essere elogiata per il duro lavoro e per essere totalmente devota al tennis, come per altro anche Douglas afferma: “Una ragione per la quale l’establishment tennistico americano non ama Serena è che lei non fa del Tennis una ragione di vita.” Altra cosa spesso criticata di Serena (e di Venus) è la mancanza nei match di Fed Cup, però è anche comprensibile il poco attaccamento delle Williams ad una maglia ed a un paese (tennisticamente parlando) che non le ha mai trattate come meritano.

Sia per il razzismo o no, sia per il fatto che non rispecchia lo stereotipo della bellezza occidentale, sia perché ci sono dei pregiudizi o no, ciò che resta è che Serena non è particolarmente apprezzata in America. Difficile comprenderne il motivo, visto che più di una volta in carriera ha dimostrato di essere una campionessa di classe, cuore e coraggio. Se in Italia ci fosse stata una campionessa del genere si sarebbero sprecati proclami trionfalistici, per cui gli americani farebbero bene a godersi questa straordinaria giocatrice finchè gioca contando che il futuro, e maschile e femminile, non si preannuncia così roseo, anzi.

Karim Nafea

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker