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18/11/2010 10:18 CEST - L'INCHIESTA (Parte 2)

Antidoping: come funziona?

TENNIS - ESCLUSIVO. Seconda parte del viaggio nei meandri giuridici delle normative antidoping. In questa puntata ci occupiamo delle sanzioni previste per chi viola le norme. Il programma antidoping della Federazione Internazionale e i documenti del CONI. Il primo caso di positività comporta due anni di squalifica (riducibili con le attenuanti), mentre la recidiva condanna a una squalifica a vita. Cesare Boccio

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LE SANZIONI (Artt. 9-10)

Con una norma di assoluta chiarezza (art.9), il Codice WADA stabilisce che ogni violazione commessa nel corso di una competizione individuale e riscontrata a mezzo test (con esclusione dei periodi di “reperibilità”), comporta l'automatico annullamento del risultato ottenuto e di tutti i risultati consequenziali, comprese le medaglie, punti e premi-partita. Il successivo art. 10 invece, riferendosi ai casi esclusi dal prcedente articolo (es. competizione a squadre e periodi di reperibilità), prevede che la violazione “possa” comportare l'annullamento del risultato, lasciando pertanto al giudizio del Tribunale competente la decisione sulla questione. Oltre alle ipotesi di annullamento del risultato di gara, la sanzione più afflittiva è chiaramente costituita dalla squalifica dell'atleta. Il periodo previsto per le violazioni di:
- presenza di una sostanza vietata, dei suoi metaboliti o “marker”;
- Uso o tentativo di uso di sostanze e/o metodi proibiti;
- possesso di sostanze e/o metodi proibiti;
è pari a due anni esclusivamente per la prima violazione
, che può essere ridotta nel caso in cui l'atleta dimostri che l'assunzione della sostanza in questione non fosse finalizzata al miglioramento delle prestazioni o a mascherare la presenza di altre sostanze. In tal caso la sanzione può oscillare da un minimo costituito da una semplice censura con diffida per il futuro, fino ad un massimo di due anni di squalifica.
Al contrario, per le violazioni rappresentate da:
- rifiuto di sottoporsi al test;
- manomissione del controllo,;
la sanzione è sempre pari a due anni.
Infine per le infrazioni di:
- traffico o tentato traffico di sostanze proibite;
- somministrazione o tentata somministrazione di sostanze vietate;
il periodo di squalifica va addirittura da un minimo di quattro anni fino ad un massimo di squalifica a vita!

Da ultimo, per l'inosservanza dell'obbligo di comunicazione degli spostamenti nei periodi al di fuori delle competizioni e per il mancato svolgimento dei test la sanzione è costituita dalla squalifica dal minimo di un anno ad un massimo di due.
Va però precisato che il codice contempla opportunamente una serie di circostanze (attenuanti), in presenza delle quali è possibile conseguire la totale eliminazione o riduzione della squalifica nei seguenti casi:
- dimostrazione di assenza di errore o negligenza (totale eliminazione della sanzione);
- errore o negligenza non significativa (riduzione dalla sanzione fino alla metà, mentre nel caso di squalifica a vita, quest'ultima può essere ridotta fino ad un periodo non inferiore a otto anni);
- collaborazione dell'atleta nell'accertamento di una violazione antidoping, che non concerne le ipotesi di confessione, bensì di ausilio in favore degli organi di giustizia sportiva nella scoperta di un'infrazione commessa da un altro atleta. Il beneficio previsto dal codice è costituito dalla possibilità di disporre la sospensione di una parte del periodo di squalifica non superiore ai tre quarti;
- ammissione di una violazione da parte dell'atleta in assenza di altre prove di colpevolezza; il periodo di squalifica può essere ridotto non oltre la metà del “quantum” altrimenti applicabile;
- coesistenza di due o più motivi di riduzione di cui sopra; all'atleta, spetterà una ulteriore riduzione fino a raggiungere un quarto della sanzione astrattamente applicabile.
Coerentemente con la previsione di circostanze “attenuanti” (termine mutuato dal diritto penale), il codice enuncia altresì le circostanze aggravanti la sanzione, ossia la cui sussistenza determina un aumento della pena irrogabile. Innanzitutto, qualora l'organo antidoping abbia accertato una violazione del codice, unitamente alle infrazioni di traffico o tentativo di traffico si sostanze, oppure alla somministrazione o tentata somministrazione, la sanzione potrà essere aumentata fino ad un massimo di quattro anni, a meno che il soggetto indagato non abbia ammesso spontaneamente la sua responsabilità prima dell'accertamento da parte degli organi competenti. L'ultima causa di incremento della pena è rappresentata dalle ipotesi di violazioni multiple che possono comportare, a seconda dei casi (i meccanismi di calcolo sono piuttosto complessi) un aumento che può giungere addirittura fino alla squalifica a vita.

THE ITF “TENNIS ANTIDOPING PROGRAMME”

A questo punto dell'analisi, è possibile entrare ancor più nello specifico del controllo antidoping nel mondo del tennis, a cominciare dalla disamina delle regole più importanti emanate in materia dall'ITF, a cui spetta la competenza a conoscere dei casi di doping verificatisi nell'ambito delle manifestazioni organizzate o riconosciute dalla federazione internazionale. In particolare, si rileva che le norme del Codice Wada già esaminate, oltre alla lista delle sostanze proibite, costituiscono uno standard di livello internazionale sostanzialmente identico per tutti gli sport, pertanto sia sui controlli, sulle tipologie di infrazioni, nonché sulle sanzioni, non c'è nulla di importante da aggiungere rispetto a quanto già illustrato. Al contrario, è doveroso contestualizzare il discorso delle procedure e degli organi competenti disciplinati dalla federazione internazionale e, come vedremo, anche dal CONI. Il primo punto da chiarire è l'ambito oggettivo di competenza degli organi antidoping dell'ITF, ebbene il documento in esame stabilisce che gli eventi sono: le prove del Grande Slam, la Coppa Davis e la Fed Cup, i tornei olimpici e paralimpici, i tornei WTA e ATP, gli ATP challenger, gli ITF Pro circuit, ITF Junior, ITF Senior, ITF Wheelchair e gli ITF Beach Tennis tour. Con esclusione, pertanto, dei tornei organizzati dalle federazioni nazionali quali, riferendoci esamplificativamente all'Italia, i campionati a squadre di serie A oppure i tornei giovanili federali. Riguardo alla procedura di contestazione (complicatissima, che in questa sede deve essere necessariamente sintetizzata) essa si articola in:
- una prima fase di competenza del “Review Board”, organo collegiale con il compito di accertare se, sulla base della documentazione disponibile, sia configurabile una violazione antidoping a carico di un tesserato;
- viene contemplata la possibilità di disporre a carico dell'atleta un provvedimento cautelativo di sospensione dalle competizioni;
- in caso di esito positivo della deliberazione del Review Board, l' “ITF Anti-doping Manager”, si potrebbe dire, cita in giudizio le parti interessate davanti all'”Anti-Doping Tribunal” attraverso la notifica di copia di un atto contenente l'articolo specifico violato, la sommaria esposizione dei fatti commessi e le sanzioni applicabili nel caso concreto;
- nel corso della procedura, sia il codice WADA che le regole ITF assicurano al tennista il diritto di essere ascoltato dagli organi competenti a scopi difensivi ma anche al fine di consentirgli di ammettere gli addebiti;
- è prevista una sorta di udienza preliminare tra le parti (compreso l'atleta e il suo legale) davanti al “Chairman” del Tribunale Anti-doping prima dell'inizio del processo;
- in particolare, l'audizione dell'atleta viene disposta anche dopo l'analisi del primo campione; quindi, se esso ammette la sua colpevolezza può anche rinunciare all'analisi del campione B, con i conseguenti sconti di pena sopra menzionati, in caso contrario la procedura prosegue con l'analisi del secondo campione;
- L'Anti-doping Tribunal emette la sua decisione al termine del processo, tenendo presente che la condanna del tennista deve essere necessariamente deliberata all'unanimità dei componenti il collegio (senza astensioni) e deve contenere le sanzioni irrogate sia principali (periodo di squalifica) che accessorie (annullamento risultati, premi ecc..); un provvedimento in relazione al quale sussiste ovviamente l'obbligo di motivazione.
La sentenza può essere appellata al CAS (Court of Arbitration of Sports, in francese TAS: Tribunal arbitral du Sports), la cui decisione non è ulteriormente ricorribile (nel linguaggio giuridico italiano si utilizza l'espressione, passa in giudicato). Ad esempio, gli appassionati ricorderanno il caso di Filippo Volandri il quale venne condannato in primo grado per l'assunzione di salbutamolo in quantità superiore a 1,000 ng/ml ad un periodo di squalifica di tre mesi (Decision in case of Mr. Filippo Volandri del 15 gennaio 2009); venne proposto appello davanti al CAS e la sentenza fu riformata nel senso di confermare l'accertamento dell'illecito sportivo ma annullando la sanzione della squalifica (peraltro già interamente scontata), sostituendola con un semplice “warning”, vista la richiesta di esenzione per uso terapeutico della sostanza riscontrata fino a 1.000 microgrammi (pronuncia del Cas del 19 maggio 2009).

IL CONI

Al termine dell'esposizione concernente la normativa sportiva, è opportuno accennare brevemente anche al ruolo svolto dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano, che ha dato attuazione al codice Wada approvando il Documento tecnico attuativo del Programma mondiale antidoping). In sintesi, al CONI spetta la predisposizione delle strutture accreditate (dalla WADA) per l'esecuzione dei controlli antidoping sul territorio nazionale. Una volta effettuate le analisi, la documentazione viene trasmessa agli organi di giustizia competenti. Stando alla lettera delle norme esaminate, per una infrazione commessa in Italia, ma concernente un torneo ATP (si pensi agli Internazionali d'Italia) essendo vigente la competenza dell'ITF, saranno gli organi facenti capo alla federazione internazionale ad istruire la procedura di contestazione ed il successivo eventuale processo davanti al Tribunale Anti-doping. Al contrario, qualora l'evento in occasione del quale viene effettuato il controllo sia organizzato dalla Federazione Italiana Tennis (serie A, tornei giovanili nazionali), la pratica verrà trasmessa all'Ufficio di Procura Antidoping italiano (UPA) ed il processo si celebrerà davanti al Tribunale Nazionale Antidoping (TNA). Analogamente a quanto previsto per le sentenze emesse dal Tribunale Antidoping ITF, anche i provvedimenti disciplinari emanati dal TNA sono soggetti all'appello al CAS (o TAS come si è visto sopra).

CONCLUSIONI SULLE NORME SPORTIVE

E' un sistema sanzionatorio estremamente afflittivo quello delineato dal Codice WADA, poiché anche una sola violazione può determinare un arresto significativo della carriera di uno sportivo professionista. Allo stesso tempo, oltre al proverbiale “bastone”, sono riscontrabili una serie di agevolazioni e sconti sanzionatori per chi assume un atteggiamento collaborativo con gli organi accertatori. Ma la realtà normativa (completa e di ottimo livello nella sua formulazione) non è di per se sufficiente ad assicurare l'efficacia della lotta al doping. I dati statistici del 2009 suggeriscono che il numero dei controlli effettuati è ancora molto basso; un totale di 2.126 analisi per tutti i tornei coperti dall'ITF (ATP, WTA, Grande Slam, Davis Fed Cup ecc..), di cui solamente 157 analisi di campioni ematici, prelevati nelle sole prove del Grande Slam. I numeri sono ancor più impietosi se si prendono in considerazione le statistiche del CONI. Nel 2007 (gli ultimi pubblicati sul sito internet) si è proceduto ad effettuare nel settore tennis, solamente 77 analisi con un unico caso di positività, il che può essere allarmante per il settore giovanile dove le pratiche dopanti possono avere esiti psico-fisici devastanti per i ragazzi. Perciò, nonostante si debbano tenere presenti gli enormi costi umani e finanziari della predisposizione delle strutture antidoping e gli sforzi che il CONI e le federazioni internazionali stanno profondendo per la soluzione del problema, si impone un graduale aumento dei controlli affinchè si riduca il margine di rischio per la salute degli atleti e per la regolarità delle competizioni.

FINE PARTE 2 - CONTINUA

ANTIDOPING: COME FUNZIONA? (Parte 1)

Cesare Boccio

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    19 Novembre 2000

Nel 22esimo e ultimo palcoscenico stagionale del tour WTA, Il Master femminile giocatosi al Madison Square Garden, Martina Hingis batte Monica Seles 6-7 6-4 6-4 in una maratona durata 2 ore e 21 minuti, impedendo alla Seles di vincere il titolo per la quarta volta.

 

Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker