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19/11/2010 21:27 CEST - Giovani

Dal 2011 Tomic
farà sul serio

TENNIS - Todd Woodbridge, nove volte campione di Wimbledon in doppio, è convinto che il giovane australiano possa puntare ai primi 50 già dall’anno prossimo. Goran Ivanisevic gli pronostica un futuro da top-10. Ma il tennis contemporaneo richiede tempi di maturazione più lunghi per competere ad alti livelli. Riuscirà Bernard a bruciare le tappe, nonostante il fisico ancora leggerino e un papà un po’ troppo invadente? Mauro Cappiello

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La sua ultima stagione non è stata certo da incorniciare, ma a Bernard Tomic, la giovane promessa del tennis australiano, non mancano tra i grandi del passato quelli pronti a scommettere su un suo futuro di primo livello. L’ultimo in ordine di tempo è Todd Woodbridge, vincitore di nove titoli di doppio a Wimbledon (sei in coppia con Mark Woodforde e tre con Jonas Bjorkman), che, in un’intervista al quotidiano “The Age”, ha pronosticato una sua esplosione a breve termine. Secondo l’ex campione, ora responsabile del settore maschile per la Federazione australiana e da quest’anno membro della Tennis Hall of Fame, «è legittimo pensare che tra dodici mesi Tomic sarà nei primi 50. Per arrivare più in alto potrebbe volerci un po’ di più, ma ci arriverà… Sul circuito non ci sono molti giocatori contro cui, in buona giornata, Bernard non possa fare bene o che non possa battere».

Pochi giorni prima, un altro ex campione di Wimbledon aveva speso parole lusinghiere nei confronti del più giovane vincitore di uno Slam junior (nel 2008 in Australia). Intervistato dal “Sun Herald” a Sydney, dove si trovava per il torneo senior “Champions Downunder”, Goran Ivanisevic non aveva nascosto la sua ammirazione per il ragazzo: «Ha del potenziale, del talento. Se lavorerà sodo potrà arrivare tra i primi dieci».

Due voci incoraggianti per il canguro classe ’92, che aveva avuto una buona partenza nel 2010, con la sconfitta al secondo turno dell’Australian Open contro il futuro semifinalista Cilic e la vittoria in un challenger a Burnie iniziato dalle qualificazioni. Risultati che l’avevano catapultato al suo best ranking di numero 209. Quasi un anno più tardi, però, Tomic è ancora lì, una decina di posti più giù, e i progressi tardano a farsi notare. Dalla sconfitta al primo turno di Wimbledon contro Mardy Fish ha partecipato a soli quattro eventi, di cui due challenger, non arrivando mai oltre il secondo turno.

«Non è probabilmente la formula che la maggior parte dei tennisti avrebbe usato, ma fino a questo momento è stata quella giusta», dice a proposito della programmazione ridotta ancora Todd Woodbridge, che lavora a stretto contatto con Tomic e con il suo coach e padre John. Ma dall’anno prossimo le cose cambieranno: ci sarà un 30 per cento di tornei in più, che dovrebbero aiutare il 18enne, sempre stando alle previsioni del suo illustre connazionale, a raccogliere risultati in grado di farlo debuttare in una top-100 a corto di giovanissimi.

Le attese di un Paese in crisi
Un’intera nazione lo spera. Ormai da qualche anno, dopo l’epopea degli Hoad, dei Laver, degli Emerson e dei Rosewall, dopo le grandi stagioni di Cash e dopo due numeri uno come Rafter e Hewitt, l’Australia è in ginocchio. Aggrappata ancora allo stesso Lleyton Hewitt, ormai precipitato al numero 55 del ranking, seguito a distanza da Marinko Matosevic (137) e Peter Luczac (142), non certo due giovanotti dal brillante futuro. Impietoso il confronto tra il 1973, quando c’erano addirittura 17 rappresentanti australiani tra i primi 100, e il 2008, anno in cui per la prima volta nell’era Open nessun “Aussie” era riuscito a vincere un torneo.

Il rischio è che tutte queste attenzioni di un Paese dalle tradizioni così forti inizino a pesare sul giovane Tomic. Forse proprio per questo Pat Cash ha cercato di recente di deviare dal ragazzo di padre croato la luce dei riflettori dei media: «Ha ancora tanta strada da fare e poi abbiamo tanti altri giovani di talento. Uno dei nostri problemi è che mettiamo molta pressione sui giovani e ci aspettiamo che vengano fuori troppo presto…».

Quando Cash parla di “altri giovani di talento”, non specifica a chi si riferisca. Forse a Carsten Ball, che ha comunque già 23 anni, o a John Millman e Brydan Klein, due nomi che hanno fatto piuttosto bene soprattutto a livello “future” quest’anno. Ma questi ultimi due gravitano entrambi dalle parti di Tomic in classifica e sono tre anni più grandi di lui, appartenendo a quella classe ’89 che ha finora prodotto solo il fumo di Donald Young. La verità è che all’orizzonte non si vede seriamente qualcuno in grado di prendere sulle spalle le sorti dell’Australia tennistica che non sia il 18enne del Queensland.

Dovrà crescere sotto l’aspetto fisico
Del resto, quando doveva ancora diventare maggiorenne, Bernard aveva già incassato i complimenti di Marin Cilic, dopo averlo impegnato per quasi quattro ore su un palcoscenico importante come la Rod Laver Arena: «È un giocatore molto scomodo, serve forte e tira molte palle piatte. Credo che sarà dura giocarci contro in futuro». Anche Jim Courier, che commentava per Channel 7, rimase impressionato: «Tomic ha giocato una partita da tennista top 20, e secondo molti esperti lo sarà presto. Ha mostrato grande calma e tenuta nervosa, e in più dei colpi da fondo che fanno male e un servizio solido»

Ma per fare il salto di qualità, non basta un gioco che, nei momenti di picco, può impensierire i più forti. Se guardiamo la prima schermata della classifica ATP troviamo sei giocatori classe ’88 (Cilic, Gulbis, de Bakker, Dolgopolov, Riba e Mannarino) e poi il vuoto. Tra i teen-ager l’unico pronto a entrarvi sembra il 19enne bulgaro Grigor Dimitrov (numero 114), segno di come il tennis sia diventato uno sport più fisico che richiede tempi di maturazione lunghi. Dal punto di vista muscolare, Bernard, com’è naturale, deve ancora crescere: il suo metro e 93 per 77 chili ne fa un giocatore gracile e non ancora attrezzato per il top-tennis. Cinque o sei chili di massa aumenterebbero la sua potenza, ma è anche da verificare come lo sviluppo fisico influirà sulla sua mobilità in campo, che è già uno dei suoi punti deboli.

Yutaka Nakamura, suo ex “conditioning expert”, stava lavorando proprio per migliorare il mix di forza, flessibilità e velocità, un processo che, secondo il tecnico americano, avrebbe richiesto almeno due o tre anni per essere completato. Ma, a luglio, è stato licenziato, seguendo a meno di un anno di distanza il suo predecessore, l’australiano Rudolph Sopko.

Un carattere (e un padre) difficile
Scelta davvero strana quella di lasciar andar via Nakamura, che per sei anni aveva lavorato all’accademia di Bollettieri. Ma è solamente l’ultima delle vicende discusse e discutibili che, in una carriera ancora sul punto di sbocciare, hanno già coinvolto Tomic e il suo team. Forse ricorderete che la celebre partita con Cilic in Australia non era ancora finita quando Bernard, allora diciassettenne, già tuonava contro gli organizzatori del torneo, rei a suo avviso di averlo messo in campo a ora troppo tarda. Suo padre, invece, minacciava di fargli cambiare nazionalità, passando da quella australiana a quella croata.

Già a 16 anni, Bernard si era reso protagonista di un clamoroso episodio, quando fu invitato dal padre a lasciare il campo durante un incontro, per protesta contro il giudice di sedia, colpevole secondo Tomic senior di ignorare i ripetuti falli di piede del connazionale Matosevic. Tomic fu poi multato e sospeso per un mese dall’ITF. Per non dimenticare l’evento più controverso della giovane carriera di Bernard, la famosa lite con Lleyton Hewitt a Wimbledon dello scorso anno per aver rifiutato di partecipare a una seduta di allenamento con l’ex numero 1 del mondo. «Non è abbastanza forte per scambiare con me», avrebbe detto il ragazzo (o comunque il suo entourage) del veterano. E nonostante le smentite, i chiarimenti da entrambe le parti, la vicenda non è ancora superata, se è vero che il nuovo capitano di Davis Pat Rafter ha messo la soluzione a questo diverbio tra le sue priorità.

Per un ragazzo dalle potenzialità di Tomic un tale clima di instabilità nelle scelte sue e del suo staff potrebbe essere deleterio. È sufficiente essere capaci di innalzare il proprio livello di gioco e, in giornata sì, mettere in difficoltà i più forti, per poter sfondare tra i top 50? Difficilmente Bernard Tomic, pur con l’investitura dei campioni, potrà farlo, se non riuscirà anche prima a limare le sue difficoltà caratteriali e a emanciparsi dall’irruenza e dall’invadenza del padre.

Mauro Cappiello

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Tratto da: On This Day in Tennis History di Randy Walker