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03/10/2011 13:34 CEST - PROFILI

Florian Mayer fantasia teutonica

Un breve ritratto di Florian Mayer, uno dei tennisti più atipici e curiosi del circuito. Il giocatore tedesco è professionista ad alti livelli già da diversi anni, ma soltanto domenica scorsa è riuscito a vincere il primo torneo Atp della sua carriera, in quel di Bucarest, dopo ben quattro finali perse. Quest'anno ha ottenuto anche il suo best ranking, al numero 18. Stefano Broccoli

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Non è bastata la superficie lenta di Bucarest e una concorrenza di terraioli incalliti per fermare Florian Mayer. Il tedesco con il suo gioco piatto infarcito di tagli, smorzate e discese a rete, ha fatto impazzire tutti i suoi avversari e si è guadagnato il primo successo in un torneo del circuito maggiore. Pablo Andujar, dopo il 3 pari del primo set, sta ancora cercando la palla. Lo stesso vale per Filippo Volandri, che al termine di un primo set giocato alla pari, è stato letteralmente surclassato dal tedesco. Una vittoria piacevole e meritata per un giocatore che è stato( e probabilmente continuerà ad essere) lontano dalle luci della ribalta, nonostante abbia talento e giochi un bel tennis.

Florian nasce il 5 ottobre del 1983 a Bayreuth, città della Baviera settentrionale che ha dato i natali anche a Philipp Petzschner e in cui ha vissuto per lungo tempo Richard Wagner. Al concittadino Philipp, lo accomuna il tennis vario e strampalato, una grande discontinuità nel corso dei match, il non essere un personaggio fuori dai campi di gioco, ma anche un certo talento tennistico. Quello di Mayer si intravede già in tenera età: comincia a giocare già a 5 anni e non ci vuole molto affinché la federazione tedesca lo prenda sotto la sua ala protettiva. Buoni risultati arrivano già da Junior ma è con il passaggio al professionismo che si intravedono meglio le sue doti . Il 2004 è l’anno della svolta: tre anni dopo esser divenuto “pro”, si assicura un posto nella top 100 del ranking mondiale e accede per la prima volta ai tornei del circuito maggiore. Il colpaccio, però, avviene a Wimbledon: è solo il terzo torneo dello slam giocato da Florian in carriera ma il suo gioco vario e imprevedibile si adatta perfettamente all’erba e lo conduce fino ai quarti di finale, dopo aver battuto buoni giocatori da terreni rapidi come Wayne Ferreira e Joachim Johansson. Sembra a questo punto, che la stella di Mayer possa farsi strada nel panorama tennistico e anche l’Atp gli regala il premio di miglior emergente dell’anno. Ma succede qualcosa, o meglio non succede nient’altro. Il tedesco, dopo l’exploit di Church road, si stabilizza tra la trentesima e la quarantesima posizione del ranking, ma non riesce più in quell’anno ad ottenere risultati di rilievo.

Gli anni seguenti conserva una classifica  accettabile (seppur più bassa del best ranking del 2004 al n.33) e trova qualche buona settimana(quasi sempre in tornei minori) ma la sua carriera è caratterizzata sempre più da un “aurea mediocritas”, almeno viste le premesse e le aspettative che qualcuno in patria aveva riposto su di lui. Il ragazzo ha qualità, non vi è dubbio, ma anche degli evidenti limiti mentali e tecnici (il diritto continua oggi ad essere un colpo ad handicap) che non gli consentono di stare più in alto. Inoltre anche la fortuna non è dalla sua parte: nell’inizio di 2008 il fisico comincia a tormentarlo con problemi di vario tipo fino all’infortunio all’indice della mano sinistra che lo costringe a saltare più della metà della stagione. Una brutta botta per Florian che precipita in classifica oltre la posizione n.400.

Ma forse proprio tali difficoltà lo stimolano a riprendere in mano la propria carriera, partendo dal gradino più basso: nel 2009 il ragazzo di Bayreuth conquista tanti punti nei challenger, che gli permettono di recuperare una classifica dignitosa e di tornare a giocare con continuità i tornei Atp. E nel 2010 ritrova un posto tra i primi 50 giocatori del mondo e la finale Atp nel torneo di Stoccolma, in cui perde da Roger Federer senza rimpianti. Mayer è tornato a competere a buoni livelli e, grazie ad una maggiore continuità di rendimento, vive in questo 2011, la stagione migliore della sua carriera: tanti buoni tornei fin dall’inizio di stagione(semifinali a Sydney e Zagabria, quarti a Dubai e al Foro Italico, dove per un set si è preso il lusso di scherzare Andy Murray),una finale persa a Monaco di Baviera, nuovamente da Davydenko( che lo aveva sconfitto nella finale del 2006 a Varsavia) e l’ingresso per la prima volta nella top 20(n.18). E la scorsa settimana è arrivata finalmente la prima affermazione in un torneo Atp.

Florian Mayer sembra finalmente aver completato la sua evoluzione: il suo tennis è sempre fatto di alti e bassi ma questi ultimi sono decisamente meno frequenti. Inoltre anche dal punto di vista fisico ha  compiuto dei passi avanti. Tutta una serie di progressi il cui merito è anche di Tobias Summerer, suo coach dall’estate del 2009. Il prossimo obiettivo per lui è ripetere un acuto nei tornei dello slam, traguardo tutt’altro che impossibile vista la sua crescita. Intanto continuerà a divertirci col suo tennis fantasioso, fatto di diritti in chop e smorzate di rovescio in salto. Il suo tennis e quell’aria stralunata, lo rendono un personaggio, pur non essendolo. Un giocatore che sa offrire qualcosa di diverso nel microcosmo grigio  e monotono dell’ Atp.

Stefano Broccoli

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