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12/10/2011 23:24 CEST - L'opinione di Rino

Asia, c'è molta strada da fare

TENNIS - Le tribune vuote di Shanghai, Tokyo e Pechino dimostrano che il tennis fatica a trovare un pubblico di appassionati in Oriente. Non sono arrivate buone notizie dall'Italia. Non sono di buon auspicio i due game raccolti da Fognini contro Mayer, preoccupa il ritardo di Bolelli. E non basta l'illusione della vittoria contro l'inaffidabile Gulbis. Per fortuna le Finals si rigiocano in Europa. Rino Tommasi

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Mentre Novak Djokovic e Roger Federer si riposano, Andy Murray e Rafael Nadal sembrano avviati a giocare a Shanghai la rivincita della finale che la settimana scorsa ha visto lo spagnolo cedere in modo netto e sorprendente.

A Shanghai c’era un solo italiano nel tabellone principale ed è stato eliminato al primo turno dal tedesco Florian Mayer. Quest’ultimo l’ho visto giocare qualche anno fa nelle qualificazioni del Foro Italico e mi aveva fatto una eccellente impressione e pensavo che potesse diventare molto forte. Probabilmente mi ero sbagliato perché poi la carriera di questo Mayer è stata buona ma non straordinaria,

Comunque il tedesco è un giocatore dal quale si può perdere ma il fatto che il nostro miglior tennista abbia raccolto solo due games non è di buon auspicio e si aggiunge tra le note negative alla dure sconfitte subite nelle qualificazioni dagli altri italiani che vi erano impegnati. Mentre Cipolla e Galvani vanno solo elogiati per l’impegno, preoccupa il ritardo di Bolelli. Qualcuno si era illuso per la vittoria ottenuta da Bolelli sul lettone Gulbis ma quest’ultimo è un giocatore che ha già dimostrato in più occasioni di non essere affidabile,

Le immagini che ogni giorno ci giungono da Shanghai confermano purtroppo quanto sia stata sbagliata la politica dell’ATP che nel tentativo di conquistare al tennis i paesi orientali ha forzato il calendario internazionale senza ottenere i risultati sperati. Le tribune desolatamente vuote di Shanghai, Pechino e Tokyo ci dimostrano come il tennis da quelle parti debba fare ancora molta strada.

Per fortuna, dopo quattro anni di esilio, l’anno scorso il Masters è stato portato in Europa con grandi vantaggi sul piano dell’attenzione e della presenza della stampa internazionale.

Pare ormai certo che non avremo italiane nemmeno nel Masters femminile che si gioca ad Istanbul (altra scelta commerciale e quindi discutibile). Dobbiamo comunque essere grati alle mostre ragazze che anche se hanno mancato qualche buona occasione hanno mantenuto una dignitosa classifica. Basta mettere a confronto le due classifiche, maschile e femminile, per avere conferma del ritardo in cui si trova il nostro settore maschile, che non è certo guarito solo perché la buona sorte ci ha ripagato di tanti cattivi sorteggi mettendoci di fronte una squadra debole e zoppa.

Rino Tommasi

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