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18/10/2011 13:59 CEST - NON SOLO TENNIS

Scherma d'oro. Calcio: che bella Serie A

NON SOLO TENNIS - I mondiali di scherma hanno confermato la grande qualità della scuola italiana. Non è un caso che sia la disciplina ad averci regalato più soddisfazioni (ed emozioni) nella storia delle Olimpiadi. Abbismo vinto 114 medaglie, di cui 45 d'oro. Il campionato di calcio "minaccia" di essere il più interessante degli ultimi anni: dopo sei giornate si sta vivendo un equilibrio mai visto. Rino Tommasi

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La scherma si è confermata il salvadanaio (o la cassaforte) dello sport italiano, tanto utile alle Olimpiadi per far quadrare il bilancio del medagliere azzurro. E’ possibile che il fattore campo e la sede di Catania abbiano aiutato i nostri schermidori ma rimane la conferma di quanto conti nello sport la tradizione e quella della nostra scherma non ha uguali.. Il contributo della scherma in chiave olimpica si riassume in 114 medaglie (45 d’oro, 38 d’argento e 31 di bronzo) un numero che pone questo sport al vertice delle discipline che hanno meglio onorato lo sport italiano. A Catania l’Italia ha conquistato 11 medaglie (4 d’oro, 3 d’argento e 4 di bronzo) e come sempre accanto alla soddisfazione complessiva c’è anche il rimpianto per quei piazzamenti che ci sono sfuggiti, in particolare nel fioretto maschile dove al “triplete” nella prova individuale ha fatto riscontro un settimo posto difficile da spiegare nella prova a squadre. E’ importante osservare che, anche se la scherma rimane uno sport non completamente universale come l’atletica leggera, la base di partecipazione e di diffusione si è enormemente allargata dai tempi in cui la scherma era un affare riservato ad Italia, Francia e (almeno nella sciabola) e all’Ungheria. Personalmente ho modesta sconoscenze specifiche in uno sport che richiede, anche a livello giornalistico, una specializzazione raffinata ma durante le undici olimpiadi che ho vissuto da giornalista i ricordi più belli me li ha regalati proprio la scherma.

IL MIGLIOR CAMPIONATO DI SEMPRE
Sfido l’indignazione di coloro che non vorrebbero che il calcio inquinasse queste note per osservare come questo campionato di calcio minacci di essere tra i più interessanti della sua storia. Mentre si può discutere all’infinito sulla qualità, i numeri hanno un linguaggio più preciso ed inequivocabile ed affermano che dopo sei giornate non c’era mai stato tanto equilibrio nella classifica del campionato della serie A.  Nelle 17 edizioni disputate da quando il campionato ha adottato la formula dei tre punti a vittoria, dopo sei giornate la prima in classifica aveva sempre avuto più dei 12 punti che costituiscono al momento il bottino di Juventus e Udinese.
A parte l’edizione anomala ed inquinata da calciopoli del 2005-06 quando la Juventus aveva fatto bottino pieno (18 punti) la capolista dopo 6 turni ha avuto da un minimo di 13 punti (3 volte) ad un massimo di 16 (anche qui tre volte). Nove volte su 17 la squadra prima in classifica dopo sei giornate ha vinto lo scudetto ma la squadra campione è sempre stata tra le prime cinque dopo sei turni. Fanno sensazione e poco spettacolo i cinque 0 a 0 su 10 partite. Non è certo il numero dei gol a garantire la qualità del gioco (il grande Gianni Brera affermava con un paradosso che la partita perfetta doveva finire senza reti) ma è altrettanto vero che i gol rendono le partite più divertenti.

LA RISPOSTA DI RINO AI COMMENTI

Ho troppa esperienza (è l’unico vantaggio che si ottiene invecchiando) per non sapere che toccando il calcio mettevo il piede su un terreno minato.
Al lettore Rox (ma perché non ti firmi ?) faccio notare che il record dei 18 punti in sei giornate è stato realizzato dalla Juventus che poi a fine stagione (2005-06) è stata retrocessa all’ultimo posto. Mi sono dunque informato, raccogliendo il tuo invito. Lo scudetto revocato è quello del 2004-05, quando dopo sei giornate la prima in classifica aveva 16 punti e non 18.
A te una prima in classifica con 12 punti fa cadere le braccia, a me piace, perché ritengo che l’equilibrio sia più importante della qualità. Non è una questione calcistica ma solo aritmetica.

Rino Tommasi

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