24/10/2011 20:42 CEST - L'opinione di Rino
Scommesse: troppe tentazioni
TENNIS - Per indirizzare le quote, soprattutto nell'ambito delle scommesse in tempo reale, basta manovrare l'andamento di qualche game o al massimo di un set. Il giocatore favorito non deve, insomma, necessariamente perdere. E le tentazioni crescono. Ma non ci sarebbe niente di male se un giocatore puntasse su partite che non lo riguardano. Rino Tommasi
Il riscontro ottenuto su Ubitennis dalla notizia che alcuni giocatori italiani erano sotto osservazione perché le loro partite avevano determinato un andamento anomalo delle scommesse mi induce ad alcune personalissime osservazioni sul delicato argomento.
E’ comprendibile la preoccupazione degli appassionati che non vorrebbero che i risultati del tennis fossero inquinati da accordi tra i giocatori anche quando questi accordi non riguardano la sostanza del risultato ma soltanto l’andamento di una partita. Purtroppo la possibilità di scommettere “on line” e durante lo svolgimento di un incontro offre opportunità di intervento agli speculatori anche perché in molto casi non si chiede di alterare un risultato ma soltanto di manovrarlo in modo da influenzare l’andamento delle quote.
In un certo senso il meccanismo è simile a quello che circa 30 anni fa ha messo a rischio la credibilità del basket americano dei college. Per rendere scommettibili tutte le partite, anche quelle meno equilibrate, i bookmaker stabilivano un handicap, per cui una squadra doveva vincere con uno scarto stabilito. Se non ci riusciva, ai fini della scommessa era come se avesse vinto la squadra sconfitta sul campo.
In altre parole per ottenere la complicità di alcuni giocatori non era necessario indurli a tradire la propria squadra, bastava raccomandare loro di accontentarsi di vincere con uno scarto inferiore a quello stabilito dai bookamkers.
Lo stesso meccanismo può funzionare nel tennis. Il giocatore favorito non deve necessariamente perdere, può limitarsi a perdere il primo set in modo da indirizzare l’andamento delle quote. Qui però è probabile che ci voglia l’accordo di entrambi i giocatori per evitare che alla fine il risultato non sia quello desiderato.
A parte la difficoltà di ogni tipo di controllo (non tutti i giocatori scommettono utilizzando la propria carta di credito) la norma che impedisce ai giocatori professionisti di scommettere è facilmente aggirabile. Sul piano morale io non vedo che ci sia nulla di male da parte di un tennista di scommettere sul risultato di una partita che non lo riguarda. Al limite sarebbe sufficiente impedire ad un giocatore di scommettere sulla propria sconfitta, nel qual caso la squalifica dovrebbe essere automatica e definitiva.
E’ vero che un giocatore ha fonti di informazione che non sono alla portata di tutti ma una protezione assoluta non è realizzabile. Scommettere è diventato troppo facile, le tentazioni sono molte. E’ un pericolo dal quale lo sport non può difendersi.
Rino Tommasi
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