18/11/2011 11:16 CEST - VERSO IL MASTERS
Masters ATP: exploit e tracolli
TENNIS – Come ogni buon torneo di tennis che si rispetti, anche il Masters ha vissuto cavalcate clamorose, con il raggiungimento di semifinali e finali (a volte addirittura con la vittoria) di giocatori che non partivano certamente con i favori del pronostico; abbiamo poi anche casi di giocatori che non sono mai riusciti a vincere una partita in tale torneo, imbroccando una sconfitta dietro l’altra…Daniele Camoni
Da sempre la Masters Cup ha premiato i grandi campioni di questo sport. Alcuni si sono consacrati definitivamente, altri hanno ricevuto quell’energica spinta vitale che li ha portati a vincere e a non fermarsi più (primo fra tutti Lendl). Eppure, già nella prima edizione il risultato finale fu abbastanza sorprendente, vedendo vittorioso Stan Smith, un giocatore a molti sconosciuto ma che merita assolutamente di essere incluso nel novero dei più grandi. Nel 1970 infatti, il 24enne americano non era ancora una figura prominente del tennis mondiale, ma si può dire con certezza che quella vittoria lo lanciò definitivamente nell’élite dei più grandi : da quel giorno sarebbero poi arrivati i trionfi allo US Open (1971), a Wimbledon (1972, contro Nastase) e un’altra finale al Masters (1972, questa volta sconfitto dal romeno), tutti risultati accompagnati da un buonissimo successo nella modalità di coppia (con Bob Lutz).
Tra le vittorie forse più inattese può inserirsi quella di Michael Stich contro Pete Sampras, nell’edizione del 1993 : Sampras, fresco #1 della stagione, veniva da due vittorie Slam consecutive (Wimbledon e US Open) ed era sicuramente il giocatore più caldo del momento ; Stich, vincitore a Wimbledon nel ’91, aveva colto un’interessante semifinale australiana e due buoni successi ad Amburgo e Stoccarda, che lo ponevano sotto attenta osservazione, specie dopo aver battuto Courier (tre volte finalista Slam quell’anno), Medvedev e Chang. In finale, forse anche sospinto dal tifo del pubblico di casa (si giocava a Francoforte), sfoderò una prestazione eccezionale, come quella che due anni prima aveva annichilito Boris Becker sui prati londinesi, portandosi a casa un trofeo di prestigio assoluto (anche se, per chi ha vinto Wimbledon, qualsiasi vittoria sarà fatalmente secondaria).
Vittoria di assoluto prestigio fu anche quella di Gustavo Kuerten nel 2000, quando il brasiliano si impose dopo aver battuto Sampras in semifinale (in una partita dagli eccellenti contenuti) e Agassi in finale, sconfessando per qualche tempo la sua univoca natura di terraiolo puro (solo tre mesi prima aveva vinto il primo titolo su cemento) ; eclatante fu quella di Corretja, testa di serie #5, nel 1998, dopo aver eliminato Sampras in semifinale (#1, per 7-6 al terzo set) e aver rimontato due set di svantaggio al connazionale Moya in finale, in un’edizione falcidiata dagli infortuni e ritiri.
Tra coloro che hanno vinto il Masters alla loro prima partecipazione ricordiamo Stan Smith (1970, prima edizione), Ilie Nastase (1971), Vilas (1974), John McEnroe (1978), Corretja (1998 ; lo spagnolo, peraltro, è stato l’unico giocatore, assieme a Stich, ad averlo vinto pur avendovi partecipato solamente due volte). Ci sono poi quelle prestazioni che, pur non essendo (purtroppo per i protagonisti) culminate in trionfo, meritano certamente di essere ricordate : ricordiamo la semifinale raggiunta nel 1980 (l’edizione del celebre “chicken” di Connors a Lendl) da Gene Mayer, un funambolico quadrumane capace di far impazzire chiunque nelle sue giornate migliori, come dimostrano gli scalpi di Borg, McEnroe e del tignoso Clerc nel girone ; le finali del 1979 e 1981 del compianto Vitas Gerulaitis (il più grande talento puro degli anni ’70, assieme a Nastase), la semifinale del 1981 del misconosciuto Eliot Teltscher (che nei gironi aveva battuto anche McEnroe) e dello svizzero Hlasek nel 1988 (capace di battere, nei gironi, Mayotte, Agassi e Lendl), o la finale di Ferrer nel recente 2007.
Al contrario, vi sono anche casi di giocatori che hanno perso tutti gli incontri che hanno disputato nella Masters Cup, avendovi peraltro partecipato una sola volta : Andrés Gimeno e Bob Hewitt (1972), Onny Parun (1974), Panatta (1975), Barazzutti (1978), Noah (1985), Mecir (1987), Mayotte (1988), Emilio Sanchez e Gomez (1990), Novacek (1991), Korda (1992), Berasategui (1994, con uno score giochi di 8-36 !!), Rios (1998) Lapentti (1999), Norman e Kucera (2000), Johansson (2002) Gaudio (2004), Puerta (2005), Stepanek (2008), Verdasco (2009). Non sono state prese in considerazione le annate 1982-1985, durante le quali vigeva il tabellone a sedici giocatori con eliminazione diretta.
Insomma, il Masters non è proprio un torneo per tutti: certo, se ci si qualifica per giocarlo significa che si è chiusa la stagione tra i primi otto del mondo (il che non è male), avendo mantenuto una costanza di rendimento abbastanza buona per tutto l'anno; per alcuni diventa un’opportunità di mettersi alla prova con i più forti (e forse anche di cogliere qualche scalpo eccellente), per altri è stato, e sarà, semplicemente un ostacolo troppo alto e impervio da superare…
Daniele Camoni
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