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19/11/2011 22:22 CEST - ATP Finals

Verso Londra: Federer e Nadal

TENNIS - La sfida tra Federer e Nadal, riedizione della finale 2010, sarà il match più atteso al primo turno del Masters. Lo svizzero, che ha vinto le ultime 12 partite in stagione, non ha conquistato nemmeno uno Slam per la prima volta dal 2003. Nadal ha alzato il suo sesto Roland Garros ma ha perso sei finali, su tutte le superfici, contro Novak Djokovic. Alessandro Mastroluca

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L’evidenza della relatività. Il più chiaro esempio che il giudizio sul mondo dipende dal punto da cui lo si guarda. Roger Federer, campione in carica al Masters, non ha vinto uno Slam per la prima volta dal 2003. Ma nei major ha conquistato una finale, due semifinali e un quarto e ha chiuso con la vittoria a Basilea e con il 18mo sigillo nei Masters 1000, a Bercy. Rafa Nadal ha vinto Montecarlo, Barcellona e il Roland Garros. Ha giocato altre sette finali: due Slam, Wimbledon e US Open; quattro Masters 1000, Indian Wells, Miami, Madrid, Roma; il 500 di Tokyo. Le prime sei le ha perse da Djokovic. Per chiunque altro sarebbero stagioni connotate in positivo, per loro rappresentano, nel giudizio di molti, l’anticamera del fallimento.

ROGER FEDERER

Il 2011 inizia al meglio per lo svizzero, reduce dal trionfo alla O2 Arena del novembre 2010. Federer si impone nel primo torneo disputato, a Doha in una finale senza storia contro Nikolay Davydenko. Roger conferma i progressi compiuti con Annacone: un servizio più solido e imprevibile, un rovescio molto più sicuro e una grande concentrazione. È il 67mo titolo in carriera.

In Australia, nel primo Slam stagionale, si ferma nella semifinale contro Novak Djokovic. È un Federer che riesce a restare vicino al serbo, ma non dà mai l’impressione di poter davvero vincere, nemmeno quando si porta avanti 5-2 nel secondo set. Sarà sempre il Djoker a fermarlo nei due tornei successivi. Dura appena 72 minuti la finale di Dubai, vinta dal serbo 6-3 6-3 contro un Federer intrappolato in una serie inusuale di errori gratuiti. A Indian Wells, Federer batte Andreev, Chela, Harrison e l’amico Wawrinka, ma in semifinale cade ancora contro Djokovic. Finisce 63 36 62 in poco più di due ore, con Federer che dal 2-2 40-15 nel terzo set ha subito la decisiva accelerazione del serbo.

Anche a Miami si ferma in semifinale, dove arriva senza perdere un set e approfittando del ritiro di Simon in quarti, in un match atteso sulla carta ma deludente sul campo, quello che gli inglesi definirebbero “anti-climatic”: Federer raccoglie appena cinque game contro Rafa Nadal.

A Montecarlo parte alla grande, lasciando solo dieci giochi nei primi due match contro Kohlschreiber e Cilic, ma si ferma contro Jurgen Melzer, con cui non aveva mai perso e non aveva mai ceduto un set nei tre precedenti confronti diretti. Sulla terra, Federer gioca alcune delle partite più belle della stagione. Si comincia a Madrid, contro Feliciano Lopez. È il 205mo match dell’era Open, il quinto giocato dallo svizzero, che si conclude in tre tiebreak (76 67 76). Feliciano si ferma a due punti dalla prima vittoria in carriera contro Federer, arriva sul 5-2 nel tiebreak del terzo, ma sbaglia uno smash e Roger vince sei degli ultimi sette punti chiudendo con 25 ace e 65 vincenti. La sua corsa si fermerà in semifinale, contro Nadal. Federer vince il primo set 7-5 ma vince solo quattro game nei due set successivi.

A Roma si ferma al secondo turno di fronte al miglior Gasquet degli ultimi anni. Dal passante di rovescio che aveva firmato la vittoria del teenager Gasquet ai quarti di Montecarlo 2005, si arriva alla stecca di rovescio di Federer che vale a “Riccardo Cuor di Leone” i quarti di Roma. Non bastano allo svizzero l’82% di punti con la prima e un bilancio di 47 vincenti e 30 errori per evitare il 46 76 76 finale in un match di livello altissimo in cui si dispiega l’intero repertorio tecnico dei due.

E siamo a Parigi, al più bel Federer che mai si sia visto sulla terra battuta. È la semifinale del Roland Garros, la prima sconfitta stagionale di Novak Djokovic. Un match durato 3 ore e 39, finito alle 21,39. Primi due set di intensità e qualità straordinari di Federer, Djokovic risale nel terzo, e nel quarto si ritrova avanti 5-4 e servizio. Il finale lo lascio al racconto di Alberto Giorni, nostro inviato a Parigi: “Set deciso? Neanche per sogno. Nole va sotto 0-30, lo svizzero inventa un altro spettacolare lungolinea di rovescio che provoca il sorriso ironico del serbo: 0-40. Un ace e un dritto non bastano: è Federer a esplodere il suo colpo preferito e a riportare il set in parità: 5-5. Emozioni a non finire: lo svizzero va 30-40, ma si salva con un servizio vincente. Vantaggio Djokovic? Ecco un altro ace. E il conseguente 6-5. Nole sul 30-30 inventa una palla corta tanto rischiosa quanto efficace, poi si complica la vita ma raggiunge con classe il tiebreak. Roger va sul 2-0, viene raggiunto sul 2-2, poi un dritto affossato in rete dal serbo gli consegna il 4-3. Sul 6-3, Djokovic gli cancella i primi due matchpoint, ma al terzo spara un ace che fa tremare il Philppe Chatrier, che si scioglie in una standing ovation”.

Ma dopo la lezione al serbo, che smette di essere “invictus”, Federer dimostra che la sua “guarigione” non è del tutto completata. Spreca un set point con una palla corta larga e lascia strada a Rafa Nadal. Roger cede in quattro set, si arrende mentalmente e tecnicamente rimanendo troppo passivo a partire dal secondo set.

Non gioca tornei preparatori verso Wimbledon. Nel suo “giardino” arriva ai quarti cedendo solo un set, il primo in ottavi contro Youzhny. Quando si porta avanti due set a zero sul Centre Court contro Tsonga, nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua sconfitta. E invece alla fine è stato Jo-Wilfried Tsonga a inginocchiarsi esultante sull’erba, per festeggiare un 3-6 6-7 6-4 6-4 6-4 che rimarrà una delle più grandi imprese della sua carriera. Il francese ha perso il servizio nel secondo game del match e poi non ha più concesso neanche una palla break al sei volte vincitore di Wimbledon. E’ solo la terza volta in carriera che Federer finisce sconfitto dopo essersi aggiudicato i primi due set e non era mai successo in uno Slam: i precedenti con Hewitt in Coppa Davis e con Nalbandian in finale al Masters.

Dopo la vittoria su Machado in Davis, Federer ritrova Tsonga a Montreal, da cui aveva perso in un ottavo incredibile nel 2009 facendosi rimontare da 5-1 nel terzo. E’ un incontro di secondo turno, ma non tradisce le attese del pubblico rimasto all’Uniprix Stadium per la sessione serale. Nonostante un set point per Federer ed altre due palle break si arriva al tie-break, dove il francese riesce a prendere subito il vantaggio di cui ha bisogno per chiudere 7-3. Federer non ci sta, e con alcuni colpi strappa-applausi ottiene subito il break in apertura di set e lo conserva fino alla fine. Gli scambi sono di alto livello, Tsonga cerca il punto soprattutto con il diritto mentre Federer si affievolisce dal punto di vista atletico in avvio di terzo set con il francese che vola 5-0 e chiude il match.

Cede poi a Berdych, nei quarti di Cincinnati, e alla risposta di dritto di Djokovic sul match-point della semifinale degli Us Open, in quello che con ogni probabilità è il match della stagione. Per la seconda volta Federer non riesce a sfruttare un vantaggio di due set. Da qui in poi, Federer vince le ultime 12 partite stagionali. Supera Hewitt e Tomic nel playoff di Davis, vince Basilea dominando Roddick in quarti, Wawrinka in semifinale e Nishikori in finale, perdendo un solo set contro Nieminen al secondo turno. Chiude la stagione con il 18mo sigillo nei Masters 1000 a Bercy, dove gioca “in casa” anche contro Tsonga, piegato 6-1 7-6 in finale.

Federer è, con Lendl e Sampras, il giocatore con più titoli di “Maestro” in carriera: ha vinto il Masters cinque volte. Nel 2002, alla prima partecipazione, si ferma in semifinale con Hewitt. Trionfa nel 2003, 63 60 64 in finale su Agassi, e nel 2004, firmando la rivincita su Rusty in una finale ridotta sulla distanza breve a causa della pioggia: si giocava infatti all’aperto, a Houston. Perde una sola finale, al Masters, nel 2005 contro Nalbandian (che gli rimonta due set), domina Blake e Ferrer nelle finali del 2006 e 2007.

Nel 2008 perde da Murray e Simon e non passa il round robin. Nel 2009 incappa nel Davydenko versione “Playstation” in semifinale ma quell’edizione si ricorda anche per i lunghi minuti di incertezza dopo l’ultimo match del round robin contro Del Potro: nessuno sembrava capire chi avrebbe passato il turno, nessuno sembrava sapere i criteri e il coefficiente game. L’anno scorso Federer domina Nadal sulla diagonale sinistra e conquista il quinto titolo: 63 36 61.

RAFA NADAL

Non sta benissimo, Rafa, nel torneo che apre il suo 2011. A Doha, nella riedizione della finale 2010, lascia scappare Davydenko sul 5-0 nel secondo set della semifinale prima di cedere 63 62. È l’unico torneo di preparazione agli Australian Open. A Melbourne l’inizio è morbido: approfitta del ritiro di Daniel (sotto 60 50), batte facile Sweeting, certifica la crescita di Tomic, supera Cilic ma nei quarti si arrende a un problema muscolare alla coscia sinistra. Lascia così strada a Ferrer, che vince 64 62 63 in 2 ore e 39, ed esce per il secondo anno di fila ai quarti degli Australian Open.

Porta a casa due punti contro il Belgio in Davis, poi inizia la serie di finali perse contro Djokovic. A Indian Wells, Rafa doma Del Potro in semifinale ma si ferma contro il serbo nonostante un parziale di 18 punti a cavallo tra primo e secondo set. Il suo ultimo acuto è il controbreak sul 4-3 nel secondo set. Finisce 46 63 62. Si replica immediatamente, a Miami. Dopo la lezione, breve ma intensa, a Federer in semifinale (78 minuti), Rafa ritrova Djoko in finale. La battaglia è elettrizzante, 3 ore e 21 di tennis di livello altissimo, che rasenta la perfezione. Rafa sale 5-1, restituisce solo uno dei due break di vantaggio ma chiude il primo set. Nel secondo Djoko salva una palla break sul 2-0, sale 4-1 con chance per il 5-1 (maturata con un lob millimetrico). Il set finisce comunque 6-3 per il serbo che tiene a zero l’ultimo game del parziale. Sull’1-1 nel terzo Nadal va sotto 15-30 ma si salva col servizio (2 punti diretti) e uno smash. Djoko, sotto 0-30 nel game successivo, estrae due jolly di rovescio e impatta sul 2-2. Un altro punto strepitoso permette a Rafa di tenere il game successivo. E’ il momento migliore del match, che inevitabilmente si conclude al tiebreak. Djoko parte meglio, si gira sul 4-2 in suo favore. Nole ha bisogno comunque di tre match point per entrare nella storia.

Il primo titolo della stagione arriva a Montecarlo, in finale contro David Ferrer (64 75). Nadal ha conquistato per la settima volta consecutiva lo scettro del Principato, il 30° torneo sulla terra in carriera, eguagliando Bjorn Borg. Non vinceva dall'ottobre 2010, a Tokyo. La serie di vittorie continua a Barcellona, che vince ancora in finale contro Ferrer, 62 64. Il secondo set della finale è l’unico in tutto il torneo in cui cede più di tre game.

Dopo 13 vittorie di fila (non conta il walkover di Del Potro negli ottavi di Madrid), è ancora Djokovic a fermare la corsa del maiorchino che sulla terra non perdeva sulla terra da 37 partite, dagli ottavi del Roland Garros 2009 contro Soderling. In nove precedenti, Nadal aveva sempre battuto Nole sul rosso. Djoko è riuscito a comandare anche sulla diagonale sinistra, togliendo il tempo a Rafa sul suo colpo migliore: il rovescio di Nole ha più angolo e più profondità del dritto di Nadal, che si inchina 75 64.

A Roma debutta contro Paolo Lorenzi, che vince il primo set al tiebreak e fa entusiasmare il Centrale in cui risuona un “Pa-ooo-looo” che a tanti rimanda l’”A-dri-a-nooo” dei tempi di Panatta. In finale c’è ancora lui, Djokovic: cambia la forma, non la sostanza. Su un campo lento, spruzzato dalla pioggia, lo spettacolo non è all’altezza delle sfide precedenti. Djoko vince 64 64 e diventa il secondo giocatore in grado di battere Nadal quattro volte di fila dopo Davydenko. A Parigi, Nadal raggiunge Borg vincendo il Roland Garros per la sesta volta. Dopo le 3 ore e 39 di finale su Federer, il 25enne di Manacor entra nella stretta cerchia dei vincitori a due cifre di Slam, raggiungendo Tilden a quota 10. Davanti, solo Federer (16), Sampras (14), Emerson (12), Borg e Laver (11).

Si ferma ai quarti al Queen’s, contro Tsonga, e a Wimbledon deve passare più di un ostacolo fino alla finale. Due tiebreak contro Gilles Muller, in un match rimandato per la pioggia, deve affrontare le polemiche per l’MTO e le perdite di tempo nell’ottavo contro Del Potro, cede un set a Fish nei quarti e Murray in semi, ma in finale non fa ombra all’inizio del regno di Djokovic nel ranking ATP. Un regno iniziato il 4 luglio. Rafa raccoglie 5 game nei primi due set e si illude solo per poco di poter firmare la prima rimonta da sotto due set a zero in finale ai Championships dal 1927 (Cochet b. Tilden).

Al suo rientro in campo, a Montreal, accade l’incredibile. Si porta avanti di un set (61 in 33’) e di un break contro Dodig, che però mette a referto 19 ace, brekka Rafa che serve per il match sul 5-3 nel terzo e piazza un ace a 217 kmh sul 5-5 nel tiebreak decisivo. Dodig vince 16 76 76.

Sul duro americano raccoglie un quarto a Cincinnati (perde da Fish) e la sesta finale persa su altrettante giocate, su tutte le superfici, contro Nole Djokovic che completa i suoi tre quarti di Grande Slam.
Il resto è storia recente. Due vittorie agevoli nella semifinale di Davis con la Francia, la finale persa a Tokyo, 60 al terzo da Murray, la resa morbida contro Florian Mayer a Shanghai.

La prima partecipazione al Masters risale al 2006: si ferma in semifinale contro Roger Federer, così come nel 2007. Non c’è nel 2008 per un problema al ginocchio che lo terrà fuori anche dalla finale di Davis. Arriva in condizioni precarie nel 2009, in cui aveva saltato Wimbledon per la tendinite: perde tutti gli incontri del round robin. L’anno scorso ritrova ancora Federer, che lo domina sulla diagonale sinistra. Il Masters è l’unico grande torneo che ancora manca a Rafa Nadal.

Alessandro Mastroluca

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