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22/11/2011 01:18 CEST - L'opinione di Rino

Andy a rischio, benino Nole

TENNIS - In una sfida che ha avuto poco di divertente, David Ferrer ha fatto valere una diversa condizione psicologica e atletica. Lo spagnolo ha realizzato più aces e messo in campo più prime rispetto a Andy Murray. Domani sapremo se il suo infortunio è tanto grave da impedirgli di continuare a giocare. Nel match serale, di buon livello, Djokovic gioca meglio i punti importanti e fa la differenza contro Berdych. Da Londra, Rino Tommasi

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TENNIS-MEN/ATP David Ferrer
TENNIS-MEN/ATP David Ferrer

LONDRA - L’incontro tra lo spagnolo David Ferrer e lo scozzese Andy Murray, che ha aperto il programma della seconda giornata di questo Masters, era probabilmente il maggiore indiziato per provocare, dopo le faticose ma prevedibili vittorie dei favoriti il primo giorno, la prima sorpresa del torneo.

Il successo di Murray era suggerito non tanto dal fattore campo, che a Londra – per la tradizionale correttezza del pubblico inglese - è minima, quanto dalla superficie piuttosto rapida, sicuramente favorevole a Murray. Infatti lo studio dei precedenti confronti tra i due segnalava come Murray avesse vinto le cinque partite disputate sul veloce lasciando invece allo spagnolo le tre partite disputate sulla terra.

In realtà più di queste indicazioni abbastanza ovvie è apparsa decisiva una diversa condizione psicologica e soprattutto atletica. Murray aveva speso molto per realizzare una eccellente serie di vittorie, interrotta solo da Berdych a Parigi Bercy. Inoltre Murray non può permettersi di farsi superare da Ferrer nel numero degli aces e nella percentuale delle prime di servizio che alla fine hanno deciso il risultato in una partita abbastanza equilibrata e purtroppo poco divertente.

Infine per capire la diversa attitudine dei due giocatori non si può escludere che a favore di Ferrer abbia giocato il desiderio del giocatore di confermare il suo buon diritto a far parte della squadra spagnola che giocherà tra pochi giorni contro l’Argentina la finale di Coppa Davis. Dico questo anche se le note qualità agonistiche di Ferrer non hanno bisogno di motivazioni supplementari.

La vittoria in due set dopo che Federer e Nadal ne avevano ceduto uno si loro avversari il giorno prima garantisce a Ferrer un buon margine di vantaggio. Perché il computo dei set, nella speciale e discutibile formula del torneo, può essere decisivo per stabilire la classifica del girone e l’ammissione alle semifinali.
I prossimi avversari di Rafael Nadal avrebbero fatto bene a ritardare la cena della domenica sera per dare un’occhiata all’incontro d’esordio di Rafael Nadal. Avrebbero capito, qualora già non lo sapessero, che il modo migliore per mettere in difficoltà il giovanotto spagnolo era quello di farlo giocare il meno possibile, in altre parole di ridurre al minimo la durata degli scambi anche a costo di prendere molti rischi.

In questo modo Mardy Fish, dopo aver lasciato in primo set perdendo due volte il servizio ha trovato la misura dei colpi e la profondità degli attacchi che gli hanno permesso di conquistare, all’inizio del secondo set, un break e di difenderlo allungando la partita al terzo set. Il miglior Nadal non avrebbe mai consentito a Fish di risalire dallo 0 a 2 nel terzo set e di tenere in equilibrio l’incontro fino al tie-break decisivo ma qui le differenze che Fish era brillantemente riuscito a mascherare sono venute fuori e Nadal è riuscito a confermare il pronostico senza però spiegare come mai lo spagnolo non sia mai riuscito a vincere questo torneo, che arriva alla fine della stagione e che si gioca su una superficie che Nadal non avrebbe mai scelto.

Può sembrare una definizione ingenerosa e sbrigativa ma la differenza tra il numero uno della classifica mondiale vincitore quest’anno di tre dei quattro titoli del Grande Slam ed il numero 7 che in carriera ha giocato –perdendola nettamente – solo una finale di Wimbledon si può ridurre ad una diversa capacità di giocare i punti importanti. Così è successo che Novak Djokovic, dopo essere stato per due volte a due punti dalla sconfitta, è riuscito a battere Tomas Berdych che aveva vinto il primo set ed era stato in vantaggio di un break nel set decisivo.

Forse non si è visto il miglior Djokovic ma è stata ugualmente una buona partita giocata inevitabilmente da fondo campo ma ugualmente ricca di soluzioni balistiche di grande qualità. Penso che ci dovremo abituare a questo tipo di tennis ma è quello che passa il convento, peraltro qui rappresentato dai suoi prelati migliori.

Dalla conferenza stampa di Andy Murray è venuta fuori una brutta notizia per il futuro di questo Masters. Durante la partita, a parte l’apparizione del fisioterapista presso la panchina dello scozzese non si è avuta l’impressione che le condizioni dello scozzese fossero tali da impedirgli di difendere al meglio le sua possibilità.

Difficile dire se dopo la sconfitta Murray abbia semplicemente voluto trovare una giustificazione. Ne sapremo di più domani se Murray continterà a giocare oppure abbandonerà il torneo come per tre volte nella sua carriera ha fatto Andre Agassi dopo aver perso la prima partita.

Nei tornei tradizionali se un giocatore si infortuna perde la sua partita ed il torneo continua, la formula del Masters è invece a rischio per il ritiro di un giocatore.

Rino Tommasi

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