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28/11/2011 16:34 CEST - ATP Finals

Tsonga possibile “Fab Five”?

TENNIS - Quali sono le reali prospettive per la prossima stagione del numero 1 transalpino? L’ottimo finale di stagione (coronata con la finale a Londra), la recuperata condizione fisica ed una maggiore costanza nei risultati proiettano l’attuale n°6 del ranking ad un ruolo di possibile outsider al dominio dei Fab Four, tuttavia resta ancora qualche dubbio a causa della tenuta mentale ancora non perfetta e la cronica propensione agli infortuni. Jacopo Pastore

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Se Roger Federer è stato l’indiscusso protagonista di questo finale di stagione, Jo-Wilfred Tsonga è stato sicuramente uno degli attori principali. Gli eccellenti risultati colti dal tennista francese di origini congolesi (vittorie a Metz e Vienna, quarti agli Us Open e Basilea, semfinale a Pechino, finale a Bercy e Londra) e la qualità del gioco espresso sembrano designare Tsonga come l’unica credibile alternativa allo stapotere dei primi quattro, ammesso ovviamente che Del Potro non torni quello del 2009 e dei mesi precedenti all’infortunio al polso.

Sicuramente il grande interrogativo è se Tsonga riuscirà nel 2012 a confermarsi ai livelli mostrati negli ultimi tre mesi, ed in particolare nella settimana londinese: sebbene il tennista di Le Mans non abbia certamente mai brillato per continuità, sicuramente ha dimostrato una maggiore costanza nei risultati dopo l’ottima semifinale colta a Wimbledon (l’unico vero passo falso da allora l’eliminazione al secondo turno a Cincinnati ad opera di Alex Bogomolov Jr.) data soprattutto da una condizione fisica finalmente accettabile, dopo aver avuto a che fare prima con i cronici problemi al ginocchio destro, che lo hanno costretto costretto a saltare quasi tutto il finale di stagione 2010, e poi con un’ernia inguinale che ha fortemente influenzato il suo rendimento nella prima parte della stagione appena conclusa.

Andando infatti ad analizzare la carriera di Tsonga fino ad oggi, risulta infatti evidente come proprio la frequenza e l’importanza degli infortuni siano state tra i principali fattori che ne hanno impedito fino ad adesso la completa affermazione come top player (ormai ha 26 anni): sempre un infortunio al ginocchio destro (rottura del menisco laterale) lo costrinse ad un intervento chirurgico e ad uno stop di quattro mesi nel 2008 dopo la finale sorprendentemente raggiunta agli Australian Open di quell’anno e un’altra ernia lo fermò dal Novembre 2004 al Marzo 2005.

Lo Tsonga visto da Wimbledon in poi sembra invece un giocatore finalmente recuperato sul piano atletico e libero da dolori e vari impedimenti di tipo fisico, di conseguenza il suo gioco ne ha indubbiamente beneficiato: più concreto che mai al servizio (quasi ingiocabile con la prima), solido da fondocampo sia con il diritto, il suo colpo naturale, ma anche con il rovescio bimane, incisivo a rete e persino la fase difensiva (non certo il miglior fondamentale di Tsonga) sembra migliorata rispetto al passato. Sicuramente è doveroso però sottolineare che buona parte degli ottimi risultati raggiunti in questi ultimi mesi sono stati ottenuti in tornei indoor, la superficie che indubbiamente esalta maggiormente il suo gioco offensivo.

Tuttavia, l’aspetto nel quale il francese deve ancora lavorare molto per avvicinarsi ai primi quattro è sicuramente la tenuta mentale: sebbene con il suo tennis aggressivo dia sempre l’impressione di dominare i match, spesso ha passaggi a vuoto o cali di concentrazione, che se sono recuperabili contro giocatori “normali” spesso non lo sono contro i top players.

E’ esattamente ciò che è accaduto anche nella finale di ieri, quando dopo aver controllato senza alcun problema i suoi primi tre turni di battuta (concedendo addirittura un solo 15 in tre games), ha incredibilmente ceduto a zero il quarto con diritto ed una volée affossati a rete, e lo stesso è accaduto nel break decisivo del terzo set sul 4-3 che di fatto ha conseganto il match nelle mani di Federer. In definitiva, si ha sempre l’impressione che Tsonga prima o poi conceda l’occasione all’avversario, e questo inevitabilmente si paga contro giocatori del calibro di Federer: non a caso, uno dei pochi match di quest'anno nel quale non ha avuto cali di questo genere è stato proprio il clamoroso quarto di finale a Wimbledon vinto proprio sullo svizzero, probabilmente la miglior partita della carriera del transalpino.

Nonostante queste sue lacune sul piano della concentrazione, lo Tsonga visto durante queste ATP Finals sembra comunque l’unico che, se in giornata, può spuntarla con chiunque in un match secco, come dimostrano gli head to head con i primi quattro che lo vedono addirittura in vantaggio 5-4 su Djokovic, sotto 6-3 con Nadal e 8-3 con Federer; con Murray ha un passivo di 5-1. Quindi se nella prossima stagione manterrà questo livello di forma e non incapperà in infortuni vari, potrebbe rappresentare anche qualcosa di più che una semplice mina vagante almeno in tre slam su quattro (eccetto al Roland Garros poiché sulla terra rossa non è mai stato molto competitivo: il suo miglior risultato nello slam di casa è il terzo turno di questa stagione), anche se ovviamente nella griglia dei favoriti si collocherebbe comunque alle spalle dei Fab Four.

In ogni caso, un Jo-Wilfred “Alì” Tsonga così competitivo per tutta la stagione rappresenterebbe sicuramente una novità positiva per il circuito, in quanto andrebbe ad aggiungere un po’ di imprevedibilità negli slam e nei masters 1000 più importanti, ormai da troppo tempo ad esclusivo appannaggio dei primi tre (considerando che l’altro Fab Four, Murray, ha finora sempre deluso nelle grandi occasioni) e lo spettacolo ne beneficerebbe sicuramente.

Jacopo Pastore

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