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21/01/2012 15:17 CEST - Australian Open

"Rusty" e le ragioni del cuore

TENNIS - Hewitt sconfigge l'anagrafe e la logica, elimina Raonic e torna nella seconda settimana di uno Slam dopo un anno e mezzo. Gioca una partita di cuore e intelligenza, di spirito e strategia. Toglie al canadese le sue armi migliori e porta il match sui suoi binari. Adesso sfida Djokovic. Le chance di stravolgere i pronostici sono quasi nulle. Ma "Rusty" il suo torneo l'ha già vinto. Alessandro Mastroluca

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australian open: lleyton hewitt
australian open: lleyton hewitt

I numeri raccontano una storia. Prima della partita, tra Raonic e Hewitt c’erano 9 anni, 16 centimetri e 156 posizioni in classifica. Dopo 185 minuti, tra Hewitt e Raonic restano soprattutto due set, cinque game, sette punti (129 a 122), 29 errori gratuiti di differenza. Sono i margini che passano tra la vittoria e la sconfitta, la matematica che va contro la logica. Perché il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. E il cuore di Hewitt batte più forte, nel cuore di Melbourne.

È il cuore di un campione che non arrivava alla seconda settimana di uno Slam da un anno e mezzo (Wimbledon 2010). Del campione che tutti chiamano “Arrugginito”. Ma quel soprannome, “Rusty” (che vuol dire soprattutto tignoso, difficile da battere) è oggi più che mai un omaggio al contrappasso. Perché di rugginoso ha solo il colore della maglietta, che ricorda quella della Roma di una decina d’anni fa.

Oltre allo spirito, per citare il Motezemolo versione Crozza, Hewitt ha anche il foglio del come. Mette la partita sui suoi binari: la corsa, la costruzione dello scambio, la strategia. Raonic suona una musica di tre accordi: servizio, diritto, istinto. Con i primi due chiude il punto che gli dà il primo set, dopo che un doppio fallo sulla palla break gli aveva regalato il primo vantaggio al settimo game.

Ma l’arte della guerra (tennistica) e della pazienza deve ancora impararle a fondo, anche se con Galo Blanco qualche miglioramento si vede. Prova a reggere da fondo, ma lentamente Hewitt lo depotenzia. Il canadese si mette sempre esterno a rispondere, e “Rusty” gli serve slice, soprattutto da destra, o centrale: Raonic non può attaccare, deve colpire in allungo e con la sua altezza non è facile.

Gli gioca basso, lavora sugli angoli, lo costringe ad abbassarsi e manovrare col rovescio, dove i suoi limiti sono più evidenti, soprattutto sul lungolinea: un colpo di cui spesso perde il controllo, come in occasione del set point che chiude il secondo parziale.

I 23 ace messi a referto a fine partita non possono spaventare Hewitt, che era “sopravvissuto” ai 55 di Karlovic al Roland Garros 2009 (era il record assoluto, poi sono arrivati Isner e Mahut) rimontando da sotto 2 set a zero.

Uno scambio di break segna l’avvio del terzo, e il tiebrek marca una conclusione che è l’epifania della partita. Hewitt trova un ace centrale a 197 kmh (il più veloce della serata), Raonic risponde con un doppio fallo e una volée di dritto in cui c’è tutto quello che non bisognerebbe fare.

Il quarto è un trionfo. Dopo 2 ore e 37, a suon di pugnetti e “com’on”, Hewitt dimostra di avere ancora la forza di giocare un passante lungolinea in corsa di rovescio che fa ringiovanire Roche al suo angolo e fa impazzire la Rod Laver Arena. Da qui è una discesa, con appena qualche intoppo sul finale: due palle break concesse e salvate, due match point annullati da un Raonic che almeno in termini di combattività dimostra di esserci. Ma quando Rusty recupera una volée stoppata e riesce a scavalcarlo con un pallonetto da sotto la rete, Raonic può solo andare a stringergli la mano.

Hewitt si prende l’ovazione e inizia a pensare a Djokovic. Tra i due ci sono 180 posizioni e 4 vittorie a 1 per RoboNole. Basteranno a non cambiare il finale della storia?

Alessandro Mastroluca

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