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25/01/2012 17:15 CEST - Australian Open

Quel maledetto peso della valigia

TENNIS - Caroline Wozniacki, all'età di sette anni, ha iniziato a riempire la sua piccola valigia di cartone, fatta di sogni e virtù, seguendo le orme dei suoi idoli di gioventù, Martina Hingis e Steffi Graf. È stata numero 1 per 67 settimane. Non le sono bastate per vincere il suo primo torneo dello Slam. Ma ora alleggeritasi di quel peso nella valigia, può puntare al bersaglio grosso sulla falsariga di quanto fatto da un'altra campionessa... Stefano Pentagallo

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Quello che non ti uccide ti fortifica. E di ragioni per essere consumata interiormente Caroline Wozniacki ne avrebbe a sufficienza. Quello nei suoi confronti, in questi due anni di regno, è stato un vero e proprio tiro al bersaglio. Per quei pochi che la ritenevano meritevole di occupare il gradino più alto del ranking, ce n'erano tanti che invece le imputavano uno scarso rendimento nei tornei dello Slam.

Si, perché ruota tutto lì intorno. Non le sono bastate, fin qui, venti partecipazioni - miglior risultato la finale degli Us Open del 2009 - per interrompere il digiuno. E non vale conteggiare il seppur ottimo trionfo ottenuto da juniores nel torneo di Wimbledon del 2006. Quando si diventa grande, tra le grandi, bisogna compiere il definitivo salto di qualità, quell'ulteriore step necessario per poter lottare ad armi pari con le migliori. Ecco, alla Wall-zniacki - così è stata simpaticamente soprannominata, ma neanche troppo, per le sue doti difensive, da "pallettara" - manca ancora la maturità per essere grande, con le grandi, nei momenti importanti.

E il copione contro la Clijsters non è mutato. Troppa più esperienza, superiorità, personalità da parte della belga che non ha bisogno di inventarsi una storiella creata ad artem - come fece nel 2011 Caroline, proprio in Australia, asserendo di essere stata morsa da un canguro - per attirare le attenzioni su di sé, perché lei è già una campionessa, Caroline no. Questo non si può non notarlo nei suoi comportamenti, così come nel suo gioco, ancora acerbi, retrogradi, rimasti ancorati a quando ancora bambina batteva avversarie di tre anni più grandi senza concedere loro un game, a quando all'età di quindici anni si aggiudicava numerosi tornei juniores, compreso l'Orange Bowl, a quando cominciava a riempire la sua piccola valigia di cartone fatta di sogni e virtù.

Nel frattempo Caroline ne ha compiuta di strada, lei predestinata, ha raggiunto il punto più alto per una tennista ancora giovane, appena ventenne, come accaduto in passato proprio a colei che l'ha estromessa e detronizzata a Melbourne. Un segno del destino: entrambe finaliste in uno Slam prima ancora di diventare numero uno, l'una vincitrice del suo primo major quando quella posizione non l'occupava più, l'altra ancora no. Ma ora quella piccola valigia di cartone, in cui si erano fatte improvvisamente spazio le pressioni dovute ad uno status ancora non suo, può tornare a riempirsi di quello che fu. Senza l'obbligo di dover dimostrare a tutti i costi di essere la migliore. Ora può ritornare a giocare leggera, come una farfalla.

Parafrasando la canzone di un noto cantautore italiano: "Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui, ma adesso forse ti puoi riposare…" Ma devi continuare a lottare Caroline, perché ora che ti sei liberata di quel grosso peso della valigia, sei libera di tornare a volare verso quel obiettivo che non sei riuscita ancora a raggiungere. Magari già al Roland Garros, magari a Wimbledon. Corsi e ricorsi storici. Come nel 2006, come Kim. Al ventiduesimo Slam in carriera. Così da tornare a far pesare quella valigia, di un peso ben diverso.

Stefano Pentagallo

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