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01/02/2012 21:07 CEST - FOOT FAULT

Grande tennis ma lo spettacolo?

TENNIS - La finale di ieri tra Djokovic e Nadal è stata sicuramente pezzo mirabile d'intensità, agonismo e pathos, ma non si può certo annoverarla tra le grandi partite della storia quanto a inventiva e bellezza tennistica e, di fatto è stata eccessivamente elogiata: sebbene i due giochino un tennis a suo modo perfetto, il tennis non è solo sangue, sudore, arena e maratona. Luigi Ansaloni

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Bravi, epici, coraggiosi, gloriosi, favolosi, forti, gagliardi, intrepidi, leggendari, mitologici, omerici, stoici, strenui, temerari, valenti, valorosi, audaci, animosi, ardimentosi, arditi, cavallereschi, decisi, generosi, impavidi, risoluti, fieri, prodi, mitici, mitizzati, distaccato, baldi, eroici. Insomma, Nadal contro Djokovic, finale dell’Australian Open 2012. Ora, in un fuoco di estrema originalità, tutti i giornali e i siti web del mondo hanno utilizzato parole come quelle scritte sopra per battezzare i due atleti, protagonisti delle 5 ore e 53 minuti di battaglia per conquistare il primo slam della stagione. Dico originale ovviamente in maniera ironica. Già dopo le 4 ore e dopo 4 set, tutti avevamo già capito i titoli del giorno dopo o del giorno stesso, per quanto riguarda i siti. Qualcuno ha paragonato (e come ti sbagli) la partita allo scontro tra Ettore e Achille. Uomo e Semidio uno di fronte all’altro. Adesso, esattamente, mi spiegate chi dei due era Ettore e chi era Achille? Domanda stupida? Forse. Ma anche no.

Nole e Rafa sono entrambi figli di una generazione tennistica che crea straordinari atleti a scapito del vecchio stile racchettoso che a qualcuno piace tanto. E a qualcuno manca tanto. I due, però, a parte la mano di gioco, si somigliano. Tanto. Ogni qualvolta si incontrano, escono fuori delle splendide maratone, delle belle battaglie (arjdaie) che ultimamente premiano sempre RoboNole, che alla luce dei fatti sembra quello non tanto più forte ma più resistente. E’ come se a Djokovic avessero messo le Duracell, dietro la schiena, mentre in dotazione l’altro avesse una marca di pile sì buona, ma non all’altezza.

Nessuno mette in dubbio il pathos, l’emozione, il coinvolgimento, lo spettacolo dell’arena, da ring della boxe, con due meravigliosi atleti che non vogliono arrendersi. D’accordo tutto, per carità. Alla fine, ci siamo divertiti tutti. Ma certi aggettivi e certi giudizi, anche di giornalisti che ne hanno viste veramente tante di partite, fanno francamente riflettere. Si è parlato della più grande partita di tutti i tempi. Per carità, nessuno può mettere in dubbi i gusti di un altro, ma francamente: bastano 5 ore e 53 minuti di partita, seppure finale di uno Slam, per lasciarsi andare a tali iperbole? La risposta, personalmente, è proprio no. No e ancora no.

A parte il discorso degli stili simili che sembrano quasi creare un Pong, vogliamo ricordare che il tennis non è solo sangue, sudore, arena e maratona? Vogliamo ricordare che il tennis non è solo tempo, orari, statistiche e compagnia bella? Vogliamo ricordare, per una volta tanto, che il tennis è magia, imprevedibilità dei colpi, originalità?

Non vuole essere uno spot pro Federer, ma secondo il sottoscritto, la partita di ieri non vale la metà di Federer-Djokovic del Roland Garros 2011 o di Federer-Nadal di Wimbledon 2008. E nemmeno di Federer-Safin degli Ao del 2005. E non vado nemmeno indietro nel tempo dato che non ho molto tempo. Perché? Semplice: in quale caso due pianeti, due stili di gioco completamente diversi, due uomini completamente diversi, due modi di concepire lo stesso sport completamente diversi, si andavano a scontrare. Formando una miscela meravigliosa, unica, inimitabile.

Dico di più: secondo me persino la semifinale di Madrid 2009 tra Nadal e Djoko è stata più spettacolare. Perché in quel caso davvero di trattava di Achille (Rafa) contro Ettore (Nole non ancora RoboNole). E ne potrei elencare altre. E’ come dire che Roma-Inter 5-4 del campionato 98/99 è stata la partita più bella della storia perché ci sono stati nove gol. Qualcuno la pensa così?

Che poi, tra l’altro: avete visti i primi tre set e mezzo (non tre game) della finale? Non dico una noia, ma quasi. Sembrava l’Us Open 2011. O Wimbledon 2011. Con qualche variante del punteggio. Quindi, teniamoci gli eroi omerici della finale degli Australian Open, ma la bellezza, perdonatemi, è altra cosa.

Chiudo dando un consiglio a tanti tifosi di Nadal che scrivono sui social network e nei commenti “Eh ma non vi sembra un po’ strano che Djokovic dopo la semifinale contro Murray abbia giocato altre 6 ore in quel modo con un giorno di riposo in meno contro Nadal?”. Un po’ di sano silenzio, in questo caso, sarebbe non solo gradito, ma anche (soprattutto) dignitoso. Com’era possibile nel 2009 dopo la semi contro Verdasco, è perfettamente possibile anche in questo caso. E non accusare non solo è sportivo, ma è cosa buona e giusta. O qualcosa non torna?

Luigi Ansaloni

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