19/08/2012 16:53 CEST - LA RIFLESSIONE

Nel regno dell'incertezza

TENNIS - Per la prima volta dal 2005, quest'anno i primi tre Slam hanno avuto tre vincitori diversi. Non c'è più mono o duopolio al vertice. Riccardo Nuziale

 


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Roger Federer (Photo by Matthew Stockman/Getty Images)
Roger Federer (Photo by Matthew Stockman/Getty Images)

Il 18 agosto 2008 si chiudeva ufficiamente la più lunga tirannia della storia del tennis, le 237 settimane consecutive - nemmeno a Steffi Graf, regina delle settimane tout court con 377, riuscì tanto - che hanno visto Roger Federer al vertice della classifica mondiale.

Ieri, 18 agosto 2012, lo svizzero ha confermato la sua leadership respingendo l'attacco di quel Novak Djokovic che oggi proverà a superarlo quantomeno sul campo. Quattro anni dal sapore amarcord, contrassegnati da due interregni e da una seconda dinastia federeriana.

Eppure, nel suo eterno ritorno all'1 più competente, questo 2012 è ben diverso dalle scorse stagioni. Stiamo riassaporando una sensazione quasi archiviata nei meandri della memoria, quella dell'incertezza. Infinitamente lontano da una iconoclastica considerazione di leadership illeggittime, è però indubbio che ora il numero 1 è instabile come non capitava da diverso tempo. E' sparita la certezza, la stabilità di avere un punto di riferimento da superare.

Un'incertezza che arriva anche nei risultati: non succedeva dal 2005 che i primi tre Slam della stagione avessero altrettanti vincitori (Safin, Nadal, Federer) e, se si considera anche l'oro olimpico, i nomi diversi diventano quattro. Nel 2005, poi, non vi era alcun dubbio su chi fosse l'uomo da battere: si era ben consci dell'inaffidabilità di Safin ad un livello costante, mentre la stella di Nadal era appena nata. Quest'anno, invece, i tre major sono stati vinti dai primi tre del mondo, coloro che si sono spartiti pressoché tutti gli Slam degli ultimi anni. Le "Wimby-limpiadi" dal numero 4 del mondo.

E se finora le annate avevano visto un nome di riferimento con la sua nemesi (2006-07 Federer-Nadal, 2008 Nadal-Federer, 2009 Federer-Nadal, 2010 Nadal-Federer, 2011 Djokovic-Nadal), la stagione in scorso sta scivolando più a "strappi", a momenti, a exploit, senza un vero re (i tifosi di Federer risparmino la vita a questa povera penna). Per la prima volta da molto tempo non c'è una vera e propria dittatura all'interno del tour, sebbene i nomi siano i soliti noti. La maturità di Murray - ingenerose le critiche per la banalissima sconfitta con Chardy - sta inoltre aprendo la questione verso nuovi orizzonti, dando ancora più instabilità. I continui calcoli a cui siamo costretti per vedere chi sarà il numero 1 nell'arco di qualche settimana la dice lunga: sono lontani i tempi dell'abissale divario di 3900 punti (con ancora il sistema di punteggio vecchio) tra Federer e Nadal a fine 2006.

Nel corso degli ultimi anni si è spesso evidenziato la netta differenza tra il tour ATP e quello WTA, pieno di Verità intoccabili il primo, preda del caos il secondo (con la postilla-salvagente "lasciate ogni speranza voi che vedete Serena"). Ora - per quanto il divario sia ancora evidente - tale differenza si è assottigliata: ci sono voluti un Federer non più del triennio d'oro (2004-06, of course), un Nadal vittima dell'onomatopeico Hoffa, un Djokovic con qualche sbavatura di troppo rispetto al 2011 e un Murray che, pian piano, sta arrivando.

Che regno dell'incertezza sia, dunque. O si preferiva avere il nome intoccabile?

Riccardo Nuziale

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