25/11/2012 16:04 CEST - Approfondimenti

ATP: le rivelazioni del 2012

TENNIS - Le cinque scoperte del circuito ATP. La favola di Brian Baker è la storia dell'anno. Restano la cavalcata di Goffin al Roland Garros e di Janowicz a Bercy. La storia di Klizan e del nuovo n.1 d'Australia, Matosevic. Alessandro Mastroluca

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David Goffin (Photo by Paul Gilham/Getty Images)
David Goffin (Photo by Paul Gilham/Getty Images)

Brian Baker
Quando aveva 4 o 5 anni, suo fratello maggiore, Art, e sua sorella Kathryn, lo facevano giocare con i pantaloni lunghi e le magliette a manica lunga. “Mi tuffavo un sacco di volte e tornavo spesso a casa con le ginocchia e i gomiti sbucciati”. È Art, più grande di tre anni, che porta Brian sul campo. Ma all'inizio fa fatica a tenerlo in campo a lungo. Ma quando giocano, nessuno dei due vuole perdere. E spesso le partite nel giardino dietro casa finiscono con i due fratelli che si picchiano.

Credo che mio fratello sia una delle ragioni del mio successo” ha spiegato a Alison Kim di Deuce, il magazine dell'ATP. “Ho amato il tennis per tutta la vita, ma lui di più. E buona parte del mio spirito competitivo lo devo a lui”.

Quello spirito che gli ha fatto superare cinque interventi chirurgici in sei anni. Lui che da ragazzo batteva Murray e Djokovic, che si allenava con Roddick, che giocava bene sulla terra rossa tanto da arrivare in finale al Roland Garros, viene tradito dal fisico nel 2005: infortunio al legamento mediale collaterale in un incontro di qualificazione a Wimbledon contro Novak Djokovic. A gennaio aveva lasciato appena sei giochi all’attuale numero 1 del mondo.

Pochi mesi e tutto sembra messo alle spalle. A Flushing Meadows domina il campione in carica del Roland Garros, Gaston Gaudio, 76 62 64. Non sapeva che quella sarebbe rimasta la più grande partita della sua carriera.

“Mi piacciono gli aspetti individuali del tennis” ha detto in un intervista sul sito dell’ADNA, l’azienda che lo sponsorizza. “Mi piace sapere di avere il mio destino nelle mani ogni giorno”. Seguono altri interventi. Prima all’anca sinistra. Poi un ernia. Poi il gomito e la cosiddetta “procedura Tommy John”: in pratica si sostituisce il legamento ulnare collaterale con un tendine preso dall’avambraccio, dal polso o dal piede. Prende il nome dal pitcher dei Los Angeles Dodgers che per primo si è sottoposto a questo tipo di intervento nel 1974. È molto comune tra i giocatori di baseball, molto meno fra i tennisti. Il dottor Andrews, che ha operato Baker, ha completato oltre 1300 interventi di questo tipo, ma solo 5 o 6 casi riguardavano tennisti. Poi ancora altri due interventi all’anca.

La sua è la favola del 2012. Artefice della sua rinascita è Jim Madrigal, il coach di Nashville che ha iniziato a lavorare con Baker quando Brian aveva 15 anni. È lui, diventato head coach della Belmont University, a chiamarlo come assistente e dare l'inizio alla nuova scalata del Comeback Kid. Baker arriva a giocarsi a Nizza la prima finale ATP dal 2005, ma la perde da Almagro. E firma il suo capolavoro a Wimbledon: si qualifica (http://www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/06/22/733290-wimbledon_siamo_anche.shtml) e arriva fino agli ottavi dopo aver battuto Machado, Nieminen e Paire prima di perdere da Kohlschreiber.

David Goffin
Da bambino, David e suo fratello giocavano nel giardino dietro casa. Disegnavano le linee col gesso e stendevano una corda per fare la rete. Quando la sera il padre usciva per richiamarli perché ormai si era fatto buio, si sentiva spesso rispondere: “Ma papà, siamo 5-5 al quarto, non possiamo smettere adesso!”.

Goffin si allena al centro federale, tocca la posizione di n.10 under-10 a giugno 2008 e nel 2009 vince il Bonfiglio. Quest'anno la svolta. Inizia con i primi quarti in carriera a livello ATP, a Chennai. Vince il suo primo match in un Masters 1000, a Miami, e vince il suo primo Challenger, a Le Gosier, comune francese facente parte del dipartimento d'oltre mare di Guadalupa, confermando il grande feeling fra i tennisti belgi e questa manifestazione, che lo scorso anno vide trionfare il suo connazionale Olivier Rochus. Vincerà anche quello di Orleans, ma l'impresa che marca la sua stagione restano gli ottavi al Roland Garros e la sfida al suo idolo di sempre, Roger Federer. A Parigi, come ricorda Ubaldo Scanagatta, è entrato da lucky loser.

"Al primo turno ha quel brutto pesce di Stepanek, è sotto due set a uno, ma vince al quinto, cedendo sei games negli ultimi due set 64 62. Al secondo turno Goffin trova il “vecchio” Clement e di nuovo si trova sotto 2 set a uno, dopo aver perso il terzo set addirittura 6-0. Ma Clement, 34 anni e al quindicesimo Roland Garros, aveva già fatto cinque set anche contro Bogomolov jr e non ne ha più. Goffin perde solo 3 games negli ultimi due set ed è al terzo turno.

Qui trova il polacco Kubot, n.49 Atp, in una giornata triste per il tennis polacco che ha visto uscir malamente di scena un’irriconoscibile Agniezska Radwanska (battuta seccamente dalla Kuznetsova, 61 62) e Goffin comincia male: è sotto 5-2 nel primo set, ma rimonta e vince il tiebreak. Nel secondo set è sotto 3-5, ma era sotto 2-4 e 15-40 e deve salvare tre palle break dopo che sul 2-3 era rovinosamente caduto ferendosi al mignolo della mano destra, al gomito e pure al ginocchio che sanguinano tutti piuttosto copiosamente. Per ben tre volte scende in campo un fisioterapista a curarlo: subito al momento della caduta, poi al primo cambio di campo e al successivo. Una volta il dito e il gomito, un’altra il ginocchio. Ciononostante è lui a vincere anche il secondo set, 7-5, dopo di che il polacco si arrende, 6-1 nel terzo.

Goffin è il primo lucky loser negli ottavi al Roland Garros dai tempi di un altro belga Bernard Mignot che c’era arrivato nel ’76, l’anno del trionfo di Adriano Panatta. Mignot perse dal messicano Raul Ramirez (di cui fui per brevissimo tempo una sorta di…coach clandestino, forse sarebbe meglio dire consigliori!). Sul media guide del Roland Garros non c’è ricordo di Mignot, ma rimedia Ubitennis con le sue statistiche.

E’ curioso notare come l’ultimo lucky loser negli ottavi in uno Slam era stato, ma a Wimbledon, un altro belga nel ’95, Dick Norman che era stato battuto all’ultimo turno delle quali da Stolle, ma poi “ripescato” conquistò scalpi illustri come Cash, Edberg e Woodbridge prima di arrendersi a Boris Becker in ottavi”

Jerzy Janowicz
Ha iniziato la stagione da numero 221, ha finito da numero 26. Jerzy è alto 2.03 per 91 kg, e ha una faccia che ricorda un po' il Lurch della prima Famiglia Addams, scrive Francesca Sarzetto, mitigata comunque dagli occhi azzurri e un bel sorriso. Ha iniziato a giocare a cinque anni con la famiglia, "tradendo" la tradizione che vede i genitori entrambi giocatori professionisti di pallavolo, e tra le altre cose è un mago dei computer. Gli inizi della sua carriera sono stati duri, soprattutto per la mancanza di soldi: i suoi genitori hanno deciso di scommettere tutto su di lui per supportarlo, vendendo negozi e appartamenti. Tuttora fatica a trovare sponsor, ma questo sicuramente da oggi non sarà più un problema.

Non sarà un problema soprattutto dopo la cavalcata trionfale di Bercy. “Stavo già trovando fiducia on qualche successo minore, come l'ingresso nella top-100 o i quarti di Mosca” ha detto il polacco, che a gennaio non è andato a giocare gli Australian Open perché non aveva abbastanza soldi. “La pazienza ha avuto un ruolo importante.In conferenza stampa dopo il match di Davis contro il Madagascar mi hanno chiesto cosa mi mancava per entrare nei primi 100. Ho risposto '140 posizioni'. Volevo mostrare che credevo di potercela fare”.

Seguito da Kim Tiilikainen, ha cambiato preparatore. Prima ha lavorato con Mieczyslaw Boguslawski: “Per molto tempo è stato il mio secondo padre, poi è dovuto andare in Kazakhstan e sono rimasto senza nessuno per due anni e mezzo”. Ora lo segue Piotr Grabia.

A Bercy ha vinto la sua prima partita contro un top-10, salvando un match point a Murray. Poi apoprofitta del ritiro di Tipsarevic e in semifinale piega Simon. E' il primo giocatore che arriva in finale al primo Masters 1000 in carriera dal 2000 (Levy). Ha dormito e mangiato pochissimo per tre giorni, e in finale la stanchezza si fa sentire. Ferrer vince, ma è un gran giorno per tutti e due.

Martin Klizan
A febbraio, Martin Kližan perdeva il singolare decisivo in Coppa Davis contro il britannico Dan Evans. Sei mesi dopo, Evans è in semifinale al Futures di Chiswick mentre Kližan manda a casa Tsonga e Chardy agli Us Open e diventa il primo slovacco negli ottavi di uno Slam dopo Hrbaty (2006).

Kližan è un mancino abbastanza atipico, che prima di questa settimana ha ottenuto i suoi migliori risultati sulla terra rossa e che gioca bene in spinta dalla parte destra. Colpisce pulito, la palla esce veloce dalla racchetta, e il rovescio bimane, giocato prevalentemente piatto, è un’arma efficace sia in diagonale che nelle accelerazioni lungolinea. A volte però rischia troppo con questo colpo e ne perde il controllo. Tende a giocare con i piedi sulla riga, e a mantenere l’iniziativa nello scambio, anche se può migliorare nel gioco di volo.

Vinto il titolo di Campione d'Europa juniores nel 2005 (in singolo e doppio), Kližan approda al National Tennis Centre di Bratislava. Lo allena Ladislav Simon, che lo segue al Roland Garros junior 2006. Martin inizia contro l'argentino Emiliano Massa, che nel 2005 aveva vinto il titolo in doppio. Sotto di un set, vince il secondo al tie-break, nel terzo allunga 5-3, spreca due match point e nonostante qualche problema fisico e chiude 7-5 al terzo. Non perderà più nemmeno un set fino al trionfo finale, 63 61 sul canadese Philip Bester.

Vince il suo primo titolo nel 2009, in un Future in Slovacchia. Nel 2010 si qualifica per la prima volta in uno Slam, ma perde 61 63 60 da Ferrero agli Us Open. Arriva anche la prima vittoria in un Challenger, nella sua Bratislava, sul cemento: 76 62 in finale su Stefan Koubek. Nel 2011 si fa conoscere soprattutto in Italia. Finale al Rai Open di Roma (persa da Thomas Schoorel), finale a San Marino, battuto da Starace, vittoria al Challenger di Genova: perde solo un set nel torneo, contro Gil in semifinale, e lascia appena quattro game in finale a Leonardo Mayer. Devolve il prize money (12.250€ lordi) alla famiglia del giocatore di hockey su ghiaccio Pavol Demitra, suo concittadino, rimasto coinvolto in tragico indicente aereo qualche giorno prima, in cui sono morti tutti i giocatori e lo staff della squadra di hockey su ghiaccio della Lokomotiv Jaroslavl', che partecipa alla Kontinental Hockey League (KHL).

Quest'anno, dopo gli Us Open, ha completato una grande stagione vincendo il suo primo titolo ATP, a San Pietroburgo, contro uno spento Fognini.

Marinko Matosevic
Prima della guerra, Jajce era una città multietnica. La sua fortezza, che oggi spicca nel cuore della Bosnia, sulla statale che collega Sarajevo e Zagabria, fu l’ultima a cadere sotto il dominio ottomano nel 1527. Per secoli qui hanno convissuto pacificamente serbi (a nord), croati (nella parte sud-occidentale) e bosniaci (a sud est). Dal 1992 al 1995 Jajce viene attaccata delle forze serbe da una parte e dall’esercito croato e bosniaco dall'altra. Nel 1995, in base all’accordo di Dayton, diventa parte della Federazione di Bosnia-Erzegovina. Quello stesso anno, da Jajce parte Marinko Matosevic. Ha dieci anni, e la sua famiglia abbandona la guerra per cercare una seconda opportunità dall’altra parte del mondo, a Melbourne.

Sono loro i suoi sponsor per anni, mentre Marinko cresce in altezza e spirito ribelle inseguendo un futuro nel tennis.Guadagna 34 centimetri tra i 16 e i 21 anni. Sviluppa servizio e rovescio bimane sui campi del circuito Future e Challenger, ma l’Istituto Australiano dello Sport (AIS) lo ignora.

Nel 2010 debutta in uno Slam (perde al primo turno agli Australian Open), batte Llodra a Indian Wells e vince il suo primo challenger, il Comerica Bank Challenger di Aptos, il torneo più longevo della sua categoria tra quelli organizzati negli Stati Uniti. Al primo turno lascia due game alla prima testa di serie, Rajeev Ram e in finale supera Young in una finale piena di contestazioni e di proteste.

Nel 2009, era lui l'avversario di Tomic a Perth quando papà Ivica invita Bernard a lasciare il campo per protestare contro i giudici di linea che non vedono i continui falli di piede di Matosevic. Ora è sempre lui a certificare la crisi di Tomic, di “Bernard la locomotiva a vapore”www.ubitennis.com/sport/tennis/2012/10/30/794787-matosevic_supera_tomic.shtml. Ha iniziato la stagione da numero 203 del mondo, ha chiuso da numero 47 ed è il nuovo numero 1 d'Australia.

 

Alessandro Mastroluca

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