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Editoriali del DirettoreItaliani

L’Italia che batte… la Francia è una sorpresa

PARIGI - Due movimenti tennistici di ben diversa caratura, due federazioni ben diversamente funzionanti, ma questo Roland Garros premia Fognini e Cecchinato

Ultimo aggiornamento: 04/06/2018 11:57
Di Ubaldo Scanagatta Pubblicato il 03/06/2018
8 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Fabio Fognini - Roland Garros 2018 (foto Roberto Dell'Olivo)

[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 21 – Fabio sì, Camila no

da Parigi, il Direttore 

Peccato davvero che pur giocando una bella partita abbia perso Camila Giorgi contro Sloane Stephens, pur avendo servito due volte per il match, sul 5-4 e sul 6-5. Male la prima volta, bene la seconda quando è arrivata a due punti dal match ed è stata anche un tantino sfortunata perché Stephens ha preso almeno una riga quasi miracolosa. Peccato perché con la vittoria di Fognini che ci consente di celebrare un evento che per il nostro tennis è storico – due italiani per la prima volta negli ottavi dal 1976, 42 anni dopo Panatta e Barazzutti come abbiamo già scritto sul sito in tutte le salse – questa avrebbe potuto essere una giornata ancor più memorabile. Inoltre, constatati gli indubbi progressi di Camila – è diventata più continua, non sparacchia più palla su palla – era abbastanza ragionevole ritenere che con Kontaveit vittoriosa su Kvitova, Giorgi avrebbe avuto le sue belle chances di vincere. Direi tutto sommato più che Fognini con Cilic e Cecchinato con Goffin.

Cecchinato potrebbe trarre vantaggio dalla stanchezza di Goffin che mi ha detto di non sentirsi stanco fisicamente, ma semmai mentalmente. “Ho giocato contro Monfils e tutto il pubblico, è stato stressante… spero di recuperare”. Con Cecchinato ha vinto recentemente a Roma 5-7 6-2 6-2, e non stava neppure tanto bene. Ma Cecchinato ora gioca con ben altra fiducia. Anche Fognini non è chiuso da Cilic. Ciò detto onestamente non penso abbia chance di ripetere l’exploit di Panatta. Intanto dovrebbe aver raggiunto la quindicesima posizione. Se battesse Cilic ecco, allora migliorerebbe il suo best ranking: passerebbe a n.12.

La cronaca della vittoria di Fabio l’avrete già letta. Non sto a ripeterla. Però forse potrebbe esservi sfuggito il fatto che su 17 sue vittorie al quinto set, ben 14 sono avvenute in rimonta: in sette occasioni addirittura da due set a zero, in altre sette da due set a uno. Come oggi con Edmund. Fabio maratoneta? Beh, lo ha spiegato un po’ lui stesso: “Edmund gioca un tennis di grande potenza, alla fine l’ho visto più stanco, e credo che sia normale che uno che gioca così si stanchi di più…”. Mi ha fatto venire in mente il match di pugilato fra Cassius Clay-Muhammad Alì e Joe Frazier. Frazier tirava un sacco di pugni, attaccava incessantemente, ma alla fine era stanco, mentre Alì era più lucido e alla fine ha trionfato. In termini di pura tecnica di tennis fra Fabio e il sosia del Courier anni ’90 non c’è gara. Fabio ha molto più varietà di schemi, è capace di fare molte più cose. Però il monocorde Edmund è più continuo. Gioca sempre con lo stesso schema, gran servizio ma tutto sommato percentuali non trascendentali (58%) e mi ha stupito che anche come numero di aces ne abbia fatti meno di Fabio: solo 2 contro 7. Chi l’avrebbe previsto?

Il grande out sul campo Lenglen consentiva il recupero delle battute più forti. Fabio ha tenuto il pallino del gioco quando non si è distratto, come gli è successo per cinque game del terzo set. 41 vincenti contro 27 dicono questo. E anche i 60 errori, per la verità, contro i 48, confermano quel che ha detto lui: “Dovevo prendere più rischi”, ma dicono anche che non è stato un match di grandissimo livello tecnico. Se su 284 punti giocati in totale – 143 vinti da Fabio e 141 da Kyle a testimonianza di un grandissimo equilibrio – ci sono 108 errori gratuiti, beh il match non può essere stato troppo bello. Ma l’importante era vincerlo e Fognini l’ha fatto. Giocando il game più decisivo, l’ultimo, alla grande. Gli inglesi erano delusi dalla mancanza di personalità mostrata nell’occasione dal loro ultimo rappresentante in gara. Già non ci sono più svizzeri né più inglesi e… se non fosse stato per Caroline Garcia nemmeno più francesi. Addio grandeur… a meno che Garcia batta al prossimo turno Kerber – ci sta – e poi la vincente di Halep-Mertens.

Almeno in campo maschile i supporters francesi si ritrovano, piuttosto accorati a rievocare l’idolo Yannick Noah dopo 35 anni, perché i loro quattro ultimi superstiti sono stati ieri tutti eliminati (il n.1 Pouille, Monfils a dispetto di 4 matchpoints, Gasquet per la sedicesima volta con un coetaneo irrispettoso, Herbert, rispettivamente da Khachanov, Goffin, Nadal e Isner) e nessun francese ha più vinto il Roland Garros da quel 1983. Il che, se vogliamo, è abbastanza strano se si pensa che in questi anni loro che hanno la federazione meglio organizzata e una base molto ampia di giocatori, hanno avuto nell’era open 12 top-ten (e noi italiani neppure uno). Hanno poi sempre avuto come minimo 10 tennisti (anche in questo momento) fra i primi 100. Insomma il loro tennis è sempre stato in salute, il nostro molto meno. Vero che non hanno mai avuto un n.1 e un n.2 del mondo, però hanno avuto n.3 Noah, n.4 Forget e Grosjean, n.5 Leconte, Pioline e Tsonga, n.6 Simon e Monfils, n.7 Gasquet… Insomma, poteva anche capitare che uno di loro trovasse un pertugio giusto e invece dopo Noah soltanto Leconte nell’88 riuscì a raggiungere una finale (da cui uscì sonoramente fischiato perché arresosi un po’ troppo presto alla superiore regolarità di Mats Wilander).

Comunque, per concludere, che ci siano due italiani ancora in gara (con Cecchinato 72, Marterer 70 e Kachanov 38 soli veri outsider) quando non c’è più né un francese, né uno svizzero, né un inglese, è abbastanza inconsueto. A me non dispiace davvero. In ottavi ci sono due spagnoli, Nadal e Verdasco, due italiani, Fognini e Cecchinato, due argentini del Potro e Schwartzman, due tedeschi Zverev e Marterer, un croato Cilic, un sudafricano Anderson, un americano Isner, un giapponese Nishikori, un austriaco Thiem, un russo Khachanov, un belga Goffin ed un serbo Djokovic. Per una volta non sfiguriamo. In campo femminile agli ottavi troviamo tre americane Serena Williams, Stephens e Keys, due rumene Halep e Buzarnescu, due russe Sharapova e Kasatkina, un’estone Kontaveit, una danese Wozniacki, la kazaka Putintseva, un’ucraina Tsurenko, una francese Garcia, una spagnola Muguruza, una tedesca Kerber, una belga Mertens, una ceca Strykova. E chiudo allora come ho cominciato: peccato per la sconfitta di Giorgi. Ma perdere 8-6 al terzo con la campionessa dell’US Open e n.10 mondiale non può essere certo un disonore.


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TAGGED:Roland Garros 2018
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