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US Open: debutto vincente di Gauff, Kvitova e Osaka. Stephens perde ancora

La scena se la prende ancora Cori Gauff, che parte bene anche a New York dopo la cavalcata di Wimbledon. Osaka e Halep in tre set, Stephens ancora male

Last updated: 28/08/2019 22:41
By Emmanuel Marian Published 28/08/2019
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8 Min Read
Naomi Osaka - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)

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Alla fine l’ha sfangata, ma, forse per dare un pizzico di sostanza alla copertina di giornata, la numero uno del mondo e campionessa in carica Naomi Osaka ha inteso spaventare un po’ tutti, almeno a tratti. Così così la giapponese nel primo abitino Nike da lei completamente disegnato, al cospetto della ventenne moscovita Anna Blinkova, una che già al Rolando ultimo aveva fatto capire a suon di rimonte di essere ottimo avvoltoio, rapace sulle paure di vincere altrui: poi ce lo si può aspettare, forse è persino scontato, ma quando entra in gioco la cilindrata, ci si perdoni il termine odiosetto, gli equilibri in campo di solito si ristabiliscono, e così è stato oggi. Osaka ha saltato il primo ostacolo dopo aver passato un lasso di tempo non necessario sul campo da gioco; court che ha assorbito inoltre una notevole quantità di energie perlopiù psichiche, sperando non si sia svuotato troppo il serbatoio in vista dei momenti pesanti all’orizzonte.

“Non credo di essere mai stata tanto nervosa in tutta la mia vita”, ha sentenziato Osaka. “La tensione incredibile mi ha impedito di esprimermi ai miei massimi livelli, per fortuna ho giocato meglio quando è stato necessario”. Vera l’una e vera l’altra considerazione: all’esordio nella corsa alla difesa del primo Major della carriera, la prima favorita ha cominciato sbagliando troppo, a causa di un braccino troppo rigido, e ha rattoppato per miracolo la prima frazione recuperando dall’1-4 15-30, esibendo lampi di tennis che non si scorgevano dai tempi del trionfo australiano. Tornata all’improvviso superstar, Osaka ha vinto cinque giochi di fila, lasciando presagire una rapida conclusione delle ostilità.

Così non è stato, perché ai momenti sfavillanti, invero molti, oggi sono sempre seguite cadute nel pantano: i quarantaquattro vincenti e i cinquanta errori non forzati che si conteranno alla fine dipingono un quadro abbastanza chiaro della prestazione andata in archivio poco fa. Blinkova, tenace, ha capito per tempo che si sarebbe potuto fare un tentativo, e nonostante i tre set point sprecati nel decimo game della seconda partita è riuscita a resistere al ritorno della famosa rivale, la quale ha da par suo sciupato, con un dritto largo, una palla per il match nel dodicesimo per poi cedere il tie break.

Quando un po’ di panico sarebbe stato persino comprensibile, anche viste le due consecutive palle break affrontate nel terzo gioco del set decisivo, Osaka è tornata a sciorinare il potente tennis da mesi desaparecido, e ha controllato la volata fino a staccare il biglietto per il terzo turno: i passi avanti sono evidenti, anche se si partiva da molto indietro, ma il prossimo test, contro la campionessa del Bronx Magda Linette (per lei buon primo turno contro Astra Sharma e nona vittoria consecutiva in cascina) sarà molto impegnativo.

Per il resto della prima porzione quotidiana, considerate le comodissime vittorie ottenute da Petra Kvitova, Kiki Bertens, Bianca Andreescu e Belinda Bencic, non sembra necessario sottolineare alcun evento con la matita rossa, visto che il KO subito da Garbine Muguruza, nonostante la grancassa mediatica sempre stimolata da una giocatrice provvista di un’ottima agenzia di pubbliche relazioni, si sarebbe potuta prevedere anche piuttosto tranquillamente. In molti presumiamo storceranno il naso, ma Alison Riske, sul duro, partiva con i fatidici favori del pronostico.

TRA SERATA E NOTTE – La scena se l’è presa ancora lei, Cori Gauff, battendo la ‘vecchissima‘ Potapova (anni 18, ma ben tre piĂą di lei) al termine di quello che è stato correttamente ribattezzato teenage thriller. L’esordio di Gauff nello Slam di casa è durato poco piĂą di due ore e si è concluso con una stretta di mano molto calorosa: 33 anni in due, l’etĂ  di Nadal per capirci, si sono scambiate reciproci complimenti per la prestazione. Il match lo aveva iniziato parecchio meglio la russa, sfruttando anche un avvio incerto di Gauff a cui non è riuscito il tentativo di rimonta dal proibitivo svantaggio di 5-1. Perso il primo set, il rovescio della quindicenne – ovvero il suo colpo principale – è salito di tono e ha guidato la riscossa valida a pareggiare il conto dei set.

Il parziale decisivo si è rivelato il vero thriller, con Potapova subito avanti di un break ma costretta a subire la furente reazione di Gauff; dal 4-1 Stati Uniti, però, ulteriore contrattacco russo – in un terreno di scambi ormai lunghi ed estenuanti – e punteggio che passa a recitare 4-4. Qui l’incontro si è deciso essenzialmente sui nervi, e Coco ha dimostrato di averne di clamorosamente saldi. Raggiunti due match point in risposta, ha incassato il gratuito di dritto di una Potapova ben stremata per volare al secondo turno dove affronterĂ  Babos. “I just wanted to win so bad“, ha genuinamente confessato Coco in conferenza, e non ci prendiamo la briga di tradurre perchĂ© in lingua madre rende il doppio. Se dovesse venirvi in mente un modo migliore di esordire a New York, davanti al proprio pubblico, fateci un fischio.

“No matter where I was on the court, I could always hear someone supporting me.”

Coco & the New York crowd = 🤗@CocoGauff | #USOpen pic.twitter.com/vUX30ZhTB8

— US Open Tennis (@usopen) August 28, 2019

Fateci un fischio anche se dovesse capitarvi di vedere Simona Halep mollare un centimetro, anche in giornate non brillantissime. La rumena ha avuto bisogno di tanta corsa e di tre set per superare Nicole Gibbs, rispetto alla quale è giĂ  splendida notizia rivederla su buoni livelli dopo la battaglia vinta contro il cancro alla bocca. Una prestazione un po’ così dell’ex numero uno, che certo punta a ritrovare le magiche vibrazioni di Wimbledon dopo un’estate nordamericana un po’ incerta. Incerta invece è un clamoroso eufemismo per definire la condizione psicofisica di Sloane Stephens, che ha perso anche contro la ventenne Kalinskaya, ancora mai capace di entrare in top 100. Per la veritĂ  la russa ha giocato una bella partita, condita di 18 vincenti e soli 15 errori, ma non avrebbe potuto nĂ© dovuto spaventare una Stephens mediamente concentrata. Un dato: la vittoria contro Putintseva a Cincinnati ha ‘macchiato’ un curriculum che altrimenti avrebbe raccontato di sole sconfitte al primo turno da Washington a New York, passando per Toronto.

Per chiudere invece con tenniste che palesano tutt’altra voglia di combattere, il derby bielorusso tra Sabalenka e Azarenka non ha deluso le aspettative e ha premiato la notevole rimonte dell’allieva, Aryna, capace di risalire da un 6-3 2-0 che pareva quasi definitivo. Sabalenka proverĂ  a continuare la difesa degli ottavi raggiunti lo scorso anno conto Yulia Putintseva al secondo turno.

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