2019, il tennis a gennaio: conferme e colpi di scena all'Australian Open

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2019, il tennis a gennaio: conferme e colpi di scena all’Australian Open

Gennaio significa soprattutto Australian Open. Djokovic e Osaka mattatori e n.1. Murray si ritira, forse. Musetti dà la carica per un 2019 tricolore

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Roger Federer e Stefanos Tsitsipas - Australian Open 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

Questo articolo inaugura una serie di undici racconti, uno per ogni mese da gennaio a novembre, grazie ai quali ripercorreremo la stagione da poco conclusa. Un intero torneo, un giocatore, una singola partita o anche un semplice accadimento, dentro o fuori dal campo: la scelta di gennaio è ricaduta sull’Australian Open.

Gennaio nella stagione del tennis è soprattutto sinonimo di un torneo, il primo Slam in ordine cronologico, quello più caldo di tutti, dal punto di vista delle temperature e del tifo del pubblico, l’Australian Open. A giudicare dai vincitori dei due singolari, quella del 2019, potrebbe sembrare un’edizione banale e prevedibile. Il successo di Novak Djokovic era ampiamente pronosticabile. Quello di Naomi Osaka tutt’altro che impensabile. Tuttavia, per come sono arrivati e per il loro significato, sono stati comunque da ricordare. Inoltre, in quelle due settimane sono iniziate delle storie interessanti che poi si sarebbero sviluppate meglio nel corso dell’anno. Insomma, l’Australian Open è stato veramente un incipit perfetto del romanzo del tennis 2019.

SETTE VOLTE DJOKOVICCome lui nessuno a Melbourne. Sette titoli in carriera. Superati Roy Emerson e, soprattutto, Roger Federer, fermi a 6. Per sempre. Il primo di sicuro. Il secondo pure con tutta probabilità. Calcolando che aveva già conquistato Wimbledon e US Open nel 2018 era un altro quasi calendar slam, il terzo in carriera. 15esimo titolo Slam complessivamente. In quel momento le lunghezze di distacco da Rafa erano due e quelle da Roger cinque. La missione aggancio e sorpasso sembrava alla portata, soprattutto per come è arrivato il trionfo agli Australian Open: due soli set persi, il penultimo del terzo turno contro Shapovalov e il secondo degli ottavi di finale contro un russo in grande ascesa, Daniil Medvedev (ne riparleremo più tardi). Quattro giochi in tre set concessi al povero Lucas Pouille in semifinale.

Novak Djokovic – Australian Open 2019 (via Twitter, @AustralianOpen)

Ma, a fare ancora più rumore, oppure silenzio attorno al mai troppo amato campione serbo, sono stati i sette lasciati a Nadal nell’atto conclusivo. Dopo i problemi fisici che gli avevano impedito di concludere la stagione precedente, in pochi pensavano di poter vedere il fenomeno iberico già così competitivo a Melbourne. Nadal però come al solito ha stupito tutti. Tranne Nole. Certamente il serbo partiva nettamente favorito. Ma l’affermazione è stata roboante. Un messaggio, al mondo del tennis, per iniziare la stagione mettendo le cose in chiaro: il più forte sono di nuovo io.

OSAKA È UNA N.1 – Se a 20 anni vinci i tuoi primi US Open, battendo in finale Serena Williams, il tuo idolo di sempre e la favorita del pubblico, non facendoti condizionare da una delle litigate giocatore-giudice di sedia più memorabili di sempre, sei una predestinata. Se giusto qualche mese dopo vinci anche gli Australian Open sei già una campionessa. A certificarlo, dopo la splendida ed emozionante finale portata a casa contro Petra Kvitova dopo tre set e due ore e mezza di gioco, è arrivata anche la prima posizione mondiale. A Melbourne, Naomi Osaka ha fatto intendere di avere le carte in regola per poter prendersi il traballante trono della WTA, una volta per tutte: colpi potentissimo, grande atletismo, killer instinct. Sascha Bajin aveva trasformato un diamante grezzo in un gioiello di primissimo valore, con un valore di mercato inestimabile, ad ogni latitudine del pianeta. Il limite sembrava solo il cielo per la nipponica. Ma sotto le luci dei riflettori qualcosa si stava incrinando nel rapporto con l’allenatore tedesco, e, di conseguenza, nella mente di Naomi.

Naomi Osaka – Australian Open 2019 (via Twitter, @AustralianOpen)

MURRAY È FINITA (?)La grande storia dei primi giorni di Australian Open è stato il (presunto) ritiro di Andy Murray, due volte campione di Wimbledon ed ex n.1 al mondo. Il britannico, reduce da un 2018 in cui ha giocato giusto 12 partite ed è conseguentemente sceso oltre la 200esima posizione in classifica, convoca una conferenza stampa ad inizio torneo. Tra le lacrime annuncia che il suo incontro di primo turno contro Roberto Bautista Agut dovrebbe essere l’ultimo match in carriera. Nonostante l’uso della chirurgia, l’anca fa male, anzi malissimo. Non solo non gli permette di giocare a tennis ai suoi livelli ma nemmeno di allacciarsi le scarpe da solo. Troppo anche per un fighter nato come lui. L’attesa per l’incontro diventa così inevitabilmente altissima.

Murray, come probabilmente fa da quando ha preso una racchetta in mano per la prima volta, combatte con il coltello tra i denti. Va sotto di due set, poi rimonta fino al quinto dove, stanchissimo, lascia strada a Bautista Agut che solo qualche settimana prima si era permesso di battere Djokovic a Doha andando anche a vincere anche il torneo. Gli applausi del pubblico per Murray sono comunque scroscianti. Sul video della Rod Laver Arena passano messaggi di commiato da parte di tutti i colleghi. Quando il finale della storia sembra già scritto, arriva l’annuncio a sorpresa da parte del campione di Dunblane, improvviso e insperato come uno dei suoi recuperi: non è finita! Forse un ultimo match a Wimbledon, nel suo giardino, per ritirarsi dove vuole lui e come vuole lui. O forse un’altra operazione, rischiosa ma eventualmente salvifica. Per la sua qualità di vita, ma chissà anche per la sua carriera. Che per Murray probabilmente coincidono in gran parte. Stay tuned

Andy Murray in conferenza stampa prima del match

IL VENTO DEL CAMBIAMENTO – Che dietro ai big three le acque cominciassero a muoversi lo si era intuito dalla vittoria di Alexander Zverev alle Finals del 2018. A Melbourne Sascha conferma di avere un pessimo feeling con gli Slam facendosi sorprendere da un Milos Raonic miracolosamente sano. In compenso, altre facce nuove si stanno facendo notare. Una ha i tratti gentili e affascinanti di Stefanos Tsitsipas, che pure aveva vinto le Finals alla fine della stagione precedente, ma quelle dei ragazzini. Il greco, classe 1998, inaugura la sua campagna con una vittoria sul nostro Berrettini (a proposito di facce nuove), poi supera Troicki, e al terzo turno l’ostico Basilashvili. Agli ottavi si regala il primo faccia a faccia con Federer. Ma quella che doveva essere una passerella per il suo gioco spumeggiante si tramuta in un ipotetico passaggio di consegne.

La Grecia ha ufficialmente trovato una divinità del tennis. La consacrazione è arrivata inesorabile nel corso dei mesi successivi. Poco importa che in semifinale abbia rimediato sei giochi con Nadal. L’altra faccia del nuovo che avanza nel circuito maschile è invece quella un po’ smunta di Daniil Medvedev, già protagonista di un ottimo finale di 2018. Tre set a Goffin al terzo turno poi appunto un set strappato a Nole. In maniera strana, giocando un tennis strano. Tanto che in molti lo bollarono come nient’altro che un incidente sul luminoso percorso del campione serbo. Ma in quella maniera strana di set ne avrebbe vinti tanti altri nei mesi a venire, dimostrando che nulla era casuale. Era solo un caos premeditato. 

LA GIOVINE ITALIA – Se il buongiorno si vede dal mattino, il 2019 del tennis azzurro partiva alla grande. Il buongiorno di Melbourne ha preso il nome di Lorenzo Musetti, classe 2002 da Massa Carrara. Talento purissimo di abbacinante bellezza. Dopo aver sfiorato il successo a New York, Musetti si prende lo slam Junior in Australia, battendo al fotofinish in finale lo statunitense Emilio Nava. Primo italiano di sempre. È segno che è già arrivato il momento di fare il salto. Anche se c’è un ragazzino altoatesino, rossiccio di capelli, che nel frattempo ha deciso che non aveva proprio senso gareggiare con i suoi coetanei e sta bruciando le tappe. Il futuro è roseo. Anzi azzurro.

Lorenzo Musetti – Australian Open Junior 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)
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