Tanti auguri Nole! Il regalo arriva a Parigi?

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Tanti auguri Nole! Il regalo arriva a Parigi?

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TENNIS – Novak Djokovic compie 27 anni. Il 2014 sarà l’anno in cui sposerà Jelena Ristic e diventerà papà. Ma potrebbe anche essere quello della definitiva consacrazione nell’Olimpo del tennis. Ripercorriamo la sua carriera attraverso le sue più belle vittorie negli Slam.

 

È un anno cruciale, il 2014, per Novak Djokovic. Qualche settimana fa il serbo ha annunciato su twitter che diventerà padre mentre a settembre 2013 aveva scritto, sempre sul suo profilo twitter, che il 2014 sarebbe stato l’anno del matrimonio con Jelena Ristic. È quindi un anno importantissimo dal punto di vista privato per il campione serbo, pronto a diventare marito e padre. Ma potrebbe anche essere anche l’anno giusto per completare il Carrer Grand Slam, quello che Novak rincorre dal 2012 e che Rafael Nadal gli ha già impedito due volte.
In occasione del suo compleanno, abbiamo scelto di festeggiare il campione serbo con le sue più belle vittorie nei Major. Sono, finora, 160 le vittorie negli Slam e molte di queste sarebbero meritevoli di stare nella lista. Le abbiamo dovuto ridurre a sei, una per anno a partire dal 2007 (2009 escluso, che probabilmente fu il peggiore anno di Djokovic negli Slam).

 

[3] N. Djokovic b. R. Stepanek 6-7(4) 7-6(5) 5-7 7-5 7-6(2), US Open 2007, secondo turno

Il 2007 è l’anno in cui Djokovic di fare sul serio. Vince i primi Master 1000 (a Miami e a Montreal) e negli Slam raggiunge le prime semifinali, perdendole entrambe contro Rafael Nadal. Agli US Open arriva finalmente la prima finale. In semifinale Nole piega in tre set David Ferrer, che gli aveva fatto il favore di eliminare Nadal nel turno precedente. Ma è un Djokovic che sul cemento sta facendo vedere tutto il suo valore e contro quel Nadal si sarebbe probabilmente preso la rivincita delle sconfitte subite a Parigi e Londra. La vittoria più bella e significativa arriva però al secondo turno. Djokovic e Radek Stepanek danno vita ad uno dei confronti di stili più spettacolari che il tennis moderno ricordi. La partita dura quattro ore e quarantaquattro minuti, ci sono di mezzo tre tie-break (uno al quinto set) e un numero impressionante di scambi spettacolari. Difficile pensare a due stili di gioco che si incastrano alla perfezione come quelli del serbo e del ceco. Il risultato è un match magnifico: nessuno dei due perde il servizio nei primi due set, poi Stepanek trova il break nel terzo set e Djokovic scarica tutto il nervosismo scagliando la racchetta a terra. Nel quarto Radek va avanti di un break e pare che la sorpresa stia per arrivare: invece Djokovic, che chiama il trainer in campo ben quattro volte a causa dei crampi, recupera il break e poi si esibisce in un balletto dopo aver recuperato un drop-shot di Stepanek. Si arriva al tie-break del quinto set. “È una lotteria” dirà Stepanek, “e io non non avevo il biglietto giusto“. Ce l’ha invece Djokovic, che prima di giocarsi il primo dei quattro match point fa rimbalzare la pallina 24 volte. Stremato, si butta a terra. E da mattatore innato qual è, si rivolge al pubblico del Louis Armstrong: “È stato indimenticabile. Spero che vi sia piaciuto“.

 

[3] N. Djokovic b. [1] R. Federer 7-5 6-3 7-6(5), Australian Open 2008, semifinale

La prima vittoria negli Slam non arriva sul cemento di New York, ma su quello di Melbourne, dove Djokovic si prende la rivincita contro il suo giustiziere nella finale degli US Open. Roger Federer si deve inchinare al serbo, che arriverà in finale senza aver ceduto un set e che contro Tsonga si laurea per la prima volta campione Slam. Federer non perdeva in tre set dal 2001 ma contro quel Djokovic c’era ben poco da fare. Il serbo ha due palle break, poi lascia scappare Federer che serve sul 5-3. Il ritorno di Nole è pauroso: vince quattro game di fila e mantiene intonso il conteggio dei set nel torneo. L’ultimo a strappargliene uno a Melbourne è stato dodici mesi prima proprio lo svizzero, che viene ripagato con la stessa moneta: nel secondo Djokovic va avanti 5-1, si fa recuperare un break ma chiude con l’ace. Nel terzo è il tie-break a decidere. Federer va avanti 3-1 ma Nole, che interrompe una striscia di dieci finali consecutive di RF (la più lunga della storia), recupera e piazza il sorpasso sul 5-5.

 

[3] N. Djokovic b. R. Federer 5-7 6-1 5-7 6-2 7-5, US Open 2010, semifinale

Il 2010 è un anno in cui Djokovic non ha combinato granché. Ai quarti del Roland Garros ha perso un match da Melzer che conduceva per due set a zero, a Wimbledon spreca la grossa chance di arrivare per la prima volta in finale nello Slam londinese mentre agli amati Australian Open ha perso ai quarti contro Tsonga. Il riscatto è affidato al cemento americano. Djokovic mette ancora i bastoni tra le ruote a Federer e gli impedisce di raggiungere la settima finale a Flushig Meadows in una finale a dir poco rocambolesca. Lo svizzero è chirurgico nel vincere primo e terzo set ma lascia andare con troppa leggerezza il secondo e il quarto, probabilmente volendo risparmiare le energie per la finale con Rafael Nadal. A giocarsi il titolo ci va invece Djokovic, che sul 5-4 annulla due match point e alla prima occasione effettua il sorpasso decisivo. In finale arriverà la seconda sconfitta in due finali newyorkesi ma le basi per scardinare la più grande rivalità degli ultimi anni sono ormai state gettate.

 

[1] N. Djokovic b. [2] R. Nadal 6-2 6-4 6-7(3) 6-1, US Open 2011, finale

Per l’anno dei record, quello delle quarantadue (o quarantaquattro, se consideriamo le due in Coppa Davis di fine 2010, forse il clic decisivo per un anno indimenticabile) vittorie consecutive, dei tre quarti di Slam e del numero 1 del mondo conquistato a Wimbledon potremmo addirittura scegliere una sua sconfitta, tanto è stato alto il livello di Djokovic durante l’anno. Verrebbe in mente, quindi, la spettacolare semifinale del Roland Garros dove Djokovic e Federer alzano il livello in una maniera irripetibile. Ma per non fare un torto al festeggiato, scegliamo la dimostrazione di potenza fatta dal serbo a Flushing Meadows, dove diventa il sesto giocatore a vincere tre Slam su quattro in una sola stagione e l’ottavo a mettere a segno la doppietta Wimbledon-US Open. Sembra che non ci sia storia per due set e Nadal pare velocemente avviato alla sesta sconfitta in altrettante finali giocate quell’anno contro la sua bestia nera. Sarà effettivamente così ma Nadal non cede mai senza mollare. Vince il tie-break del terzo set di pura classe e puro orgoglio e alla fine deve cedere stremato nell’ultimo set. Sintetizzava così Ubaldo Scanagatta: “La differenza, come dicevo sopra, è che Djokovic gioca più sciolto, meno di forza, e può chiudere il punto tanto con il dritto (più spesso) che con il rovescio, mentre Nadal lo fa spesso di dritto e quasi mai di rovescio“.

 

[1] N. Djokovic b. [2] R. Nadal 5-7 6-4 6-2 6-7(5) 7-5, Australian Open 2012, finale

Non poteva che essere la finale dei record l’highlight del 2012 di Djokovic, che a Melbourne conferma il titolo e pare avviato ad un altro anno da dominatore. In realtà Nadal dimostrerà che le gerarchie stanno cambiando e la battaglia durata cinque ore e cinquantatré minuti è un segnale. Il numero uno e due del mondo se le suonano per quasi sei ore, sono costretti a sedersi durante la premiazione e danno vita ad uno dei match più intensi che la storia degli Slam ricordi. Come agli US Open pare che Djokovic possa vincere il match senza troppi patemi invece Nadal, che ha vinto il primo set di un soffio, annulla tre palle break sul 4-3 del quarto set e nel tie-break infila quattro punti consecutivi e la porta al quinto. Ed è proprio il maiorchino a partire meglio dai blocchi: sale 4-2, Rafa, ma sul 30-15 sbaglia un rigore a porta vuota e Novak non perdona. Controbreak del numero 1 del mondo e finale ri-aperta. L’ultimo game è il solito concentrato di emozioni ma il dritto di Djokovic chiude i conti: è campione a Melbourne per la terza volta.

 

[1] N. Djokovic b. [15] S. Wawrinka 1-6 7-5 6-4 6-7(5) 12-10, Australian Open 2013, ottavi di finale

È una partita di una qualità davvero difficile da descrivere e ci abbiamo provato in vari modi. Ad aumentare l’epicità della partita più bella del 2013 è il fatto che l’avversario di Djokovic non è uno dei Fab Four, ma uno svizzero col complesso di inferiorità, Stanislas Wawrinka. Stan gioca un tennis celestiale per almeno un’ora. Si porta a casa il primo set per 6-1 e vola 5-3 30-0 nel secondo. Il numero 1 del mondo, però, ha una capacità di restare aggrappato al match davvero rara, strappa il servizio e rimonta fino al 7-5. Sotto due set a uno, sul 5-4 del quarto set Stan deve farsi massaggiare la coscia destra. Sembra finita. Invece lo svizzero si arrampica fino al tie-break e allunga la partita al quinto set. Sarà un quinto set da sogno, all’insegna dell’equilibrio totale. Wawrinka ha quattro pesantissime palle break nel nono game ma Djokovic le annulla tutte. C’è di mezzo anche un challenge non chiamato su una risposta sulla riga. Wawrinka, in lacrime a fine match, non recrimina: “È stato un gran match. Se giochi per 5 ore hai delle occasioni e non è una chiamata sbagliata o un challenge che possono cambiare il risultato”. La partita dell’anno si chiude al ventiduesimo game. Il numero 1 del mondo si procura due match point ma una prima di servizio a 200 all’ora e l’ennesimo, magnifico rovescio lungolinea li annullano entrambi. Djokovic se ne procura un terzo, quello buono. È uno scambio mozzafiato, con Wawrinka che disegna almeno due traiettorie imprendibili per chiunque. Non per Djokovic, che alla fine col passante di rovescio si guadagna una sudatissima qualificazione ai quarti, viatico per il quarto titolo australiano. È il suo ultimo trionfo Slam in ordine di tempo: a Parigi Novak contra di interrompere il digiuno nel migliore dei modi.

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