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Quattro temi da Doha

La supremazia delle giovani, le qualità di Sabalenka, i delicati equilibri di Ons Jabeur e la maturazione di Zheng Saisai

Ultimo aggiornamento: 07/03/2020 15:29
Di AGF Pubblicato il 03/03/2020
26 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Ons Jabeur, Doha 2020 (via Twitter, @Ons_Jabeur)

1. La generazione 1998 sugli scudi
Il 2020 in WTA si è aperto esattamente come si è chiuso il 2019: con le giocatrici più giovani che vincono i tornei più importanti. Ripercorriamo in breve quanto era accaduto lo scorso anno. Ricordo che nel calendario WTA sono 14 gli eventi che assegnano più punti: i quattro Slam, il Masters, i quattro Premier Mandatory e i cinque Premier 5. Ecco l’elenco delle vincitrici dei principali tornei del 2019. Tra parentesi il loro anno di nascita:

Australian Open: Osaka (1997)
Dubai: Bencic (1997)
Indian Wells: Andreescu (2000)
Miami: Barty (1996)
Madrid: Bertens (1991)
Roma: Pliskova (1992)
Roland Garros: Barty (1996)
Wimbledon: Halep (1991)
Toronto: Andreescu (2000)
Cincinnati: Keys (1995)
US Open: Andreescu (2000)
Wuhan: Sabalenka (1998)
Pechino: Osaka (1997)
WTA Finals: Barty (1996)

Quindi su 14 titoli pesanti, solo tre erano andati a giocatrici con più di 25 anni (Bertens, Pliskova e Halep). Segnalo una seconda statistica che forse non è solo una curiosità. Nelle 14 finali, 13 volte aveva vinto la giocatrice più giovane, con l’avversaria più anziana sempre sconfitta. L’unica eccezione era rappresentata dal Roland Garros, con il successo della 23enne Barty sulla 19enne Vondrousova; ma Barty è “anziana” per modo di dire. Fra l’altro quella di Parigi era stata la finale con l’età media più bassa, mentre la finale con l’età media più alta era stata quella di Wimbledon tra Halep (1991) e Williams (1981).

Nella stagione 2020 le cose sono continuate esattamente allo stesso modo. Nei due eventi principali disputati (Australian Open e Premier 5 di Doha) il trend si è confermato:

Australian Open: Kenin (1998) in finale su Muguruza (1993)
Doha: Sabalenka (1998) in finale su Kvitova (1990)

Va tenuto presente che Dubai e Doha alternano il loro status, per cui negli anni dispari il torneo importante è Dubai, mentre Doha è un semplice Premier. Negli anni pari, invece, il torneo più qualificato è Doha; e infatti Sabalenka grazie al successo ha conquistato 900 punti WTA, mentre Halep, vincitrice due settimane fa, solo 470.

Come si vede, questo inizio di stagione è stato straordinario per le giocatrici nate nel 1998: due titoli su due. Ricordo che Sabalenka è nata nel mese di maggio, Kenin in novembre. Il 1998 non è una annata particolarmente ricca di nomi di vertice, visto che attualmente nelle prime 50 del ranking ci sono solo Sofia e Aryna, ma evidentemente loro due sono bastate per lasciare un segno profondo negli albi d’oro. Se non sbaglio le altre nate nel 1998 in Top 100 sono la ceca Bouzkova (numero 57), la russa Blinkova (numero 60) e la slovacca Kuzmova (numero 85).

L’affermazione delle giocatrici giovani è, a mio avviso, ancora più notevole se si tiene presente che la tennista che forse ha impressionato di più lo scorso anno, Bianca Andreescu, non è ancora scesa in campo, a causa dell’infortunio al ginocchio patito nelle Finals 2019 di Shenzhen. E viste le ultime prestazioni di Elena Rybakina (nata nel 1999) l’ultima generazione può sperare con valide ragioni di continuare la tendenza, raccogliendo i titoli più importanti.

a pagina 2: Aryna Sabalenka

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TAGGED:aryna sabalenkaOns JabeurSaisai ZhengWTA Doha 2020
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