dal nostro inviato a Dallas, Marco Lorenzoni
Jenson Brooksby ha superato Andreas Seppi nel secondo turno dell’ATP di Dallas. Sfiderà nei quarti di finale Jordan Thompson. Ecco l’intervista esclusiva che abbiamo realizzato con lui dopo il match con l’azzurro.
Lorenzoni: Ciao Jenson. Complimenti per la vittoria. Qual’è stata la chiave per te per far sì che l’inerzia del match tornasse dalla tua parte dopo aver perso il secondo set?
Brooksby: “Penso di aver giocato una partita solida. Non è mai facile esordire in un torneo e dopo il secondo set mi sono detto di non pensare troppo ma cercare di combattere su ogni punto. È un qualcosa su cui abbiamo lavorato tanto anche in allenamento e penso che oggi l’aspetto mentale ha fatto la differenza nel terzo set”.
Lorenzoni: Hai dovuto rinunciare all’Australia a causa del coronavirus. Com’è stata la tua off season e su che aspetti del tuo gioco hai lavorato particolarmente?
Brooksby: “Ero molto eccitato di giocare in Australia ma purtroppo non sono potuto andare. In off season mi sarebbe piaciuto avere più tempo per lavorare su certi aspetti del mio gioco. Abbiamo cercato di concentrarci sul mio servizio cambiando un pochino il movimento per stressare di meno il mio braccio. Mentalmente ho avuto tempo per staccare e prepararmi per la nuova stagione”.
Lorenzoni: A livello di classifica, a oggi, sei l’ottavo miglior giocatore americano ma il più giovane. Come gestisci la pressione da parte di un paese che non vede l’ora di vedere un nuovo top 10?
Brooksby: “Una delle novità di questa stagione è che sicuramente i giocatori che affronterò giocheranno a braccio sciolto perché non hanno nulla da perdere. Per me comunque nell’approccio all’allenamento il ranking cambia poco”.
Lorenzoni: Hai uno stile di gioco diverso rispetto a tanti altri giocatori moderni. Il tuo rovescio slice a due mani mi ricorda quello di Florian Mayer. C’è un giocatore in particolare a cui ti sei ispirato?
Brooksby: “Djokovic è il giocatore da cui ho cercato di trarre più spunto. La sua solidità da fondo campo e la sua forza mentale sono le basi del gioco. Ma alla fine quando ci allenavamo non abbiamo mai parlato di copiare particolarmente un giocatore anche se sicuramente lui è un’ispirazione”.
