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Nel segno della J: il lungo volo di Jasmine Paolini

Il 2024, un anno indimenticabile per Jasmine Paolini, l'anno che l'ha resa grande tra le grandi. L'anno che l'ha portata al trionfo olimpico e alla consapevolezza di essere campionessa

Last updated: 20/12/2024 13:47
By Carlo Galati Published 17/12/2024
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7 Min Read
Jasmine Paolini - Wimbledon 2024 (foto X @wimbledon)

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C’è qualcosa di poetico nel parlare di tennis. La palla che danza, il silenzio che si fa denso nei momenti decisivi, i chilometri macinati in campo, e quell’arte che sfida il tempo. Il 2024 è stato, senza ombra di dubbio, l’anno più bello della storia del tennis italiano. Lo si dice con rispetto per il passato, ma con un pizzico di orgoglio in più per chi è stato protagonista. Certo, Jannik Sinner ha fatto parlare di sé con imprese da copertina, ma oggi non voglio parlare di lui. C’è un altro volto, più piccolo ma altrettanto luminoso, che ha contribuito a scrivere la storia nel segno di una J che sembra essere la lettera del tennis italiano: Jasmine Paolini.

Sezioni
Un’ascesa travolgenteIl doppio d’oro con Sara ErraniUn finale d’anno da leggendaCosa ci riserverà il futuro?

Un’ascesa travolgente

Quando si racconta una storia come quella di Paolini, conviene partire dalla fine, da quell’immagine che vale più di mille parole. Jasmine, che a inizio anno era numero 30 del mondo, chiude il 2024 come numero 4 del ranking WTA. E no, non è solo una questione di numeri. È una questione di costanza, di voglia, di lotta. In un tennis che premia sempre più la potenza e l’altezza, Jasmine – con i suoi 163 centimetri – ha mostrato che la grandezza sta altrove: nella testa, nel cuore, nei piedi che non si fermano mai.

Un titolo vinto 1000 a Dubai e, soprattutto, due finali di Slam: Roland Garros e Wimbledon. Se c’è un record che vale la pena sottolineare, è questo. Mai nessuna italiana era riuscita ad accedere a due finali consecutive in tornei del Grande Slam. Non Francesca Schiavone, non Flavia Pennetta. Jasmine, sì.

È difficile isolare un momento chiave in una stagione come questa. Ogni torneo è stato una tappa di un viaggio in cui Paolini ha messo in mostra tutte le sue qualità: la rapidità negli spostamenti, la capacità di adattarsi a ogni superficie, il coraggio di affrontare le migliori del mondo senza timore reverenziale.

Il Roland Garros, innanzitutto. La terra rossa, così insidiosa, è stata teatro di un’impresa che in pochi si aspettavano. Paolini, partita come outsider, ha superato avversarie ben più quotate, fino ad arrendersi solo in finale da una certa signora Iga Swiatek, regina di Parigi. E poi Wimbledon, l’erba che sembra fatta apposta per esaltare la sua rapidità e la sua intelligenza tattica. Un altro percorso straordinario, culminato con una finale che, pur non portando il trofeo, l’ha consacrata definitivamente tra le grandi del circuito.

Il doppio d’oro con Sara Errani

Il singolare è il cuore del tennis, certo, ma il doppio è la sua anima. Jasmine lo sa bene e nel 2024 ha trovato in Sara Errani una compagna perfetta. Errani, che aveva sfiorato il sogno olimpico anni fa con Roberta Vinci, ha finalmente coronato quel desiderio insieme a Paolini, vincendo l’oro ai Giochi di Parigi.

Non è stata solo una vittoria, ma una dichiarazione di forza e di unità. Jasmine e Sara hanno mostrato un’alchimia speciale, conquistando anche Roma – davanti al pubblico di casa – Linz e Pechino, spingendosi fino alla finale del Roland Garros. Due leonesse, unite dalla voglia di dimostrare che il doppio non è solo un ripiego, ma un’arte.

Un finale d’anno da leggenda

Le WTA Finals di Riad sono state, forse, il momento più complesso. Jasmine è arrivata stanca, dopo una stagione così intensa. È normale. Le sconfitte con Qinwen Zheng e Aryna Sabalenka in singolare, e quelle in doppio, sono state un piccolo inciampo, ma niente di più.

Perché la vera apoteosi è arrivata alla Billie Jean King Cup. Qui, Paolini si è trasformata in una guerriera, trascinando l’Italia alla vittoria. Ai quarti contro il Giappone, in semifinale contro la Polonia di Iga Swiatek, e infine in finale contro la Slovacchia, Jasmine è stata semplicemente perfetta. Il match point decisivo lo ha giocato lei, regalando all’Italia un trofeo che vale tanto, forse anche più di una vittoria personale.

La forza di Jasmine Paolini sta nella sua completezza. Non c’è superficie che la spaventi, non c’è torneo in cui non si senta competitiva. Il 2024 è stato l’anno in cui ha dimostrato di essere una campionessa a 360°, capace di eccellere da sola, in coppia e in squadra.

Ecco perché, al di là dei trofei, Jasmine è un tesoro prezioso per il tennis italiano. Non solo per quello che fa in campo, ma anche per l’esempio che rappresenta: una ragazza che ha sfidato le aspettative, che ha costruito il suo successo con il lavoro e la dedizione, che non ha mai smesso di crederci, neanche nei momenti più difficili.

Cosa ci riserverà il futuro?

Non è facile dire se il 2024 sarà ricordato come l’anno più bello della carriera di Paolini. Di certo, sarà ricordato come l’anno della svolta, della consacrazione, dell’esplosione definitiva. Ma Jasmine ha ancora tanto da dare, tanto da raccontare.

Il bello del tennis è che ogni stagione è una pagina bianca, tutta da scrivere. E con Jasmine Paolini, possiamo stare certi che ogni pagina sarà piena di emozioni, di battaglie, di vittorie. Perché, alla fine, quello che conta non è solo vincere, ma farlo con stile, con cuore, con passione. E Jasmine, in questo, è una vera maestra. Difficile immaginare il 2025, ma si può sperare partendo dal concetto più difficile che esiste nello sport: la riconferma dei successi. Ecco uno dei segreti del tennis. Poi, se proprio volessimo, spinti dalla forza dell’immaginazione, non possiamo che chiudere gli occhi e vederla battagliare ancora e ancora una volta sul campo, con il sorriso per il punto vinto e lei che si asciuga la fronte dal sudore. Tutto intorno, il pubblico applaude.


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