I prize money dei tornei del Grande Slam sono sempre stati al centro dell’attenzione, con i 4 major che sempre più spesso hanno messo in atto politiche caratterizzate da vertiginosi rialzi, creando così un’esagerata differenza con i tornei minori, soprattutto se si considerano i Challenger.
Wimbledon è il torneo che da sempre è più generoso con chi viene eliminato al primo turno e dall’edizione del 2011 a quella del 2015, ha dato vita ad un incremento senza precedenti (pari al 100%) dell’intero prize money.
Correndo il rischio di compiere un’analisi anacronistica, se si confrontano le cifre attuali che vanno al vincitore dei Championship – ma il discorso si potrebbe ampliare come già detto a tutti e 4 i tornei del Grande Slam – con quelle dei vincitori del passato, ci si rende conto di quanto l’aspetto economico sia diventato sempre più predominante nel tennis moderno.
Quando nel 1980 il campione svedese Bjon Borg vinse Wimbledon per l’ultima volta, guadagnò un assegno di circa 20.000 sterline, una cifra inferiore a quella che percepisce chi viene eliminato oggi a Wimbledon al primo turno (circa 29.000 sterline).
Anche il campione australiano, Rod Laver, l’ultimo tennista capace di centrare il Grande Slam e vincitore 4 volte di Wimbledon si è espresso con ironia sull’argomento: “Quando ho vinto Wimbledon nel 1968, guadagnai 2.000 sterline, e nel 1969 3.000. Nel ’61 e nel ’62 un coupon da 10 sterline e una stretta di mano da parte del direttore del torneo”.
