Alla ricerca della vera grandezza: lo sci e sua maestà Tomba

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Alla ricerca della vera grandezza: lo sci e sua maestà Tomba

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TENNIS – Sesta puntata sul GOAT. Questa volta ci si concentra sullo sci e su quello straordinario esempio di campione che è stato Alberto Tomba: il terzo sciatore più vincente di sempre. Prima puntata, seconda puntata, terza puntata, quarta puntata, quinta puntata

SCI

Per anni, Alberto Tomba ha tenuto sull’attenti, la domenica durante il pranzo, milioni di italiani: li ha fatti esultare, imprecare, spesso anche ridere. Ed è rimasto, a fine carriera un personaggio di grande spessore popolare. Con le sue 50 vittorie in Coppa del Mondo è il terzo sciatore più vincente di sempre.

 

Come nel ciclismo, definire il più vincente è un po’ complicato dato che ci sono più parametri. Nel tennis tutti giocano grossomodo tutti i tornei, l’unica differenziazione fra tennisti la causa(va) la specializzazione di superficie. Nel ciclismo abbiamo visto che non tutti gli atleti concorrono per vincere tutto. Io ti faccio da gregario nelle corse a tappe, tu mi aiuti a vincere le classiche. E non è ben chiaro se un Tour de France valga più o meno di 3 Sanremo o due Mondiali. Nel tennis vige invece una gerarchia più netta: cento Master1000 non fanno uno Slam, e tutti potenzialmente concorrono per vincere tutto.

Nello sci si possono valutare le vittorie in tappe di Coppa del Mondo, il numero di Coppe Assolute (e in maniera minore le coppe di specialita) più alcune gare, Mondiali e Olimpiadi, che valgono da sole forse più di ogni altra cosa. Il palmares di uno sciatore si costruisce soprattutto facendo bene nei momenti importanti. Ne sa qualcosa la nostra Daniela Ceccarelli che in carriera ha vinto una e una sola volta, ma alle Olimpiadi. Qui ahinoi, non c’è un Eddy Merckx che abbia vinto tutto. E a seconda di cosa vogliamo considerare, abbiamo un maggior dubbio.

Se vediamo vincente come sinonimo di dominatore (la tesi che personalmente sposo) allora non bisogna sforzarsi tanto: il nostro uomo è Ingemar Stenmark. Lo svedese ha vinto 86 gare in Coppa del Mondo (il secondo, Hermann Maier, si è fermato a quota 54). In uno sport dove perdere una gara è facilissimo, basta una spigolata o un’inforcata, per non dire che spesso tutto si gioca sul filo dei centesimi, Stenmark ha ottenuto 37 podi consecutivi nell’arco di tre annate. La grandezza di Stenmark ci permette di fare un parallelo con il tennis. Un tipico discorso da forum è contestare il recente rallentamento delle superfici rimbalzandosi il fatto che abbia favorito Federer o Nadal. I fans dello svizzero sostengono una teoria del complotto per il cui il rallentamento sarebbe stato deciso ad hoc per porre un freno al dominio dell’elvetico.

Nello sci questo è successo per certo: nessuna teoria campata in aria. Tutti sanno che Stenmark avrebbe trionfato in diverse edizioni della Coppa del Mondo, probabilmente otto almeno, senza una regola introdotta ad hoc dalla FIS: per ogni singola specialità sarebbe stato possibile solo calcolare un certo numero di risultati migliori al fine di comporre lo score complessivo per la classifica assoluta. Un po’ come il best18 del tennis, ma con conseguenze molto più severe. Gli specialisti come Stenmark, che correva solo in Speciale e Gigante, vennero tagliati fuori dai giochi in favore dei polivalenti. Lo svedese si fermò quindi a 3 Coppe del Mondo.

Oggi questa regola non esiste più, il calendario è strutturato in modo da far si che sia i polivalenti che gli specialisti delle discipline tecniche o veloci possano in teoria vincere (anche se il solo Luc Alphand è stato capace di vincere la coppa da velocista puro). Va da sè che la classifica dei più vincenti in termini di Coppe totali va presa con beneficio di inventario. A guidare c’è Marc Girardelli, con 5 allori. Di origini austriache, scelse di gareggiare per il Lussemburgo. Polivalente vero, uno dei a vincere in tutte le specialità, non ha mai avuto grande interesse a far parlare di sè; è presto scomparso dalla scena pubblica una volta ritiratosi e, in confronto al suo ruolo nella storia di questo sport, non ha un grande peso nei ricordi degli appassionati.

Ciò ci conferma quanto abbiamo visto nei capitoli precedenti: è più facilmente considerato un Grande chi è capace di picchi (o eventi singoli) notevoli piuttosto di chi fa della regolarità la propria arma. Anche fra tennisti non troppo vincenti vige questa regola: ben più appassionati seguono Gulbis e Dolgopolov, dai quali ti puoi aspettare un’ora di pure illuminazione, rispetto agli onesti lavoratori quali Ferrer o Robredo, o i bombardieri alla John Isner. Senza contare gli sfottò a quelle numeri uno come Safina e Jankovic divenute leader di classifica senza mai vincere uno Slam. Grandezza va a braccetto con imprevedibilità.

Ecco perché, nello sci soprattutto, conta vincere Olimpiadi e Mondiali. E qui allora abbiamo non uno ma due “gemelli” capaci di trasformarsi nelle occasioni che contano: Lasse Kjus e Kjetil Andre Aamodt. I due norvegesi hanno avuto, a livello di coppa del mondo, una carriera di grande ma non eccelso livello. Polivalenti veri, temibili (e vincenti) in ogni specialità (tranne lo Speciale per Kjus), hanno però colto pochi allori in Coppa in confronto agli altri sciatori del Gotha. Eppure, quando contava, sono sempre stati lì: specialmente a fine carriera, quando barcollavano nelle retrovie e parevano troppo vecchi, sono sempre stati capaci di piazzare la zampata. Per non essere troppo prolissi non ci dilunghiamo sui palmares e i record, che potete trovare online. Ma il pubblico li ha amati, e considerati grandi, anche e soprattutto per il loro non mollare mai, e ottenere risultati contropronostico sul viale del tramonto, come Connors e Sampras agli Us Open, e come molti tifosi si aspettano ancora da Federer.

Insomma alla fine, fra tutti questi vincenti, chi è il più grande? Fra Stenmark, Tomba, Girardelli, Aamodt e Kjus, io personalmente sceglierei… Hermann Maier. Se c’è qualcuno in tempi moderni in ogni sport che abbia saputo lottare contro ogni avversità, morire e risuscitare sportivamente più volte, e come i due norvegesi riuscire ancora a imporsi quando tutti lo consideravano cotto, quello è l’Herminator austriaco. All’apice della sua carriera fu investito mentre guidava una moto, perse anni di competizioni e secondo i medici non sarebbe più tornato a camminare correttamente. Al suo ritorno trionfò in Coppa correndo una stagione intera con un chiodo di 36 centimetri nel femore.

Pochi anni prima, nelle sue prime Olimpiadi di Nagano (1998) scendendo da favorito nella discesa libera, combinò questo. Si rialzò e nei giorni successivi vinse due medaglie d’oro in SuperG e Slalom Gigante. Un altro grande esempio di come la grandezza non possa prescindere dal fronteggiare e travolgere le avversità che lo sportivo di trova di fronte, nella carriera sportiva ma anche nella vita di tutti i giorni.

Aminoacidi di Grandezza individuati:

  1. Aver avuto dei picchi in carriera piuttosto che una progressione regolare

  2. Saper centrare il gran risultato nel momento giusto

  3. Longevità dell’atleta ed aver ottenuto risultati sul viale del tramonto

  4. Sapersi assumere dei rischi, anche fisici, per ottenere un obiettivo

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ATP

ATP Miami: Sinner express, avanza senza problemi su Rublev

Jannik Sinner batte per la terza volta in carriera Andrey Rublev con una prestazione superlativa. Sesta vttoria su un top10 e quarti di finale in grande stile

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Jannik Sinner (sinistra) e Andrey Rublev (destra) - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Da Miami, il nostro inviato

[10] J. Sinner b. [6] A. Rublev 6-2 6-4

Continua senza sosta la marcia di Jannik Sinner verso i piani altissimi della classifica. In un percorso a tappe forzate verso il traguardo finale delle Nitto ATP Finals di Torino, Jannik Sinner è arrivato senza perdere un set ai quarti di finale del Miami Open presented by Itaù, e lo ha fatto sconfiggendo nel suo ultimo incontro Andrey Rublev, numero 6 del seeding e numero 7 del ranking mondiale, che veniva da 10 vittorie negli ultimi 12 incontri sul cemento, compresa la finale nell’ATP 500 di Dubai.

 

Sinner aveva già battuto Rublev in precedenza, ed era in controllo del punteggio lo scorso anno al Roland Garros quando fu costretto a ritirarsi, ma non l’aveva mai sconfitto in una maniera così dominante e perentoria.

Un match giocato splendidamente dal ragazzo di Sesto Val Pusteria, che ha lasciato solamente sei game al suo avversario senza mai concedere una palla break. E soprattutto ha dimostrato una superiorità quasi schiacciante dalla parte del rovescio, con il quale ha quasi sempre dominato gli scambi mettendo in enorme difficoltà il russo.

PRIMO SET – Inizio della partita con cielo velato e sole che faceva capolino tra le nubi, lascito dei temporali della sera prima che hanno fatto sensibilmente aumentare l’umidità. La partenza di Sinner è a razzo, quella di Rublev un po’ meno travolgente, e il break arriva subito al terzo gioco quando dopo due accelerazioni di rovescio di Sinner il russo si trova 15-40. La prima palla break viene annullata con un diritto vincente, ma sulla seconda un diritto di palleggio finisce in rete.

Sul suo servizio Sinner è una sentenza (saranno solo quattro i punti persi in questo set sulla sua battuta, e due soli in più nel set successivo), e in risposta aggredisce le seconde come lo abbiamo visto fare solo molto di recente. Rublev cancella una palla del doppio break con uno schema servizio-diritto, ma il 4-1 pesante arriva poco dopo: se Sinner riesce a tenere il diritto di Rublev fuori dallo scambio non c’è gara.

Sull’1-5 Rublev muove il punteggio nella sua casella a forza di prime di servizio, ma il set ormai è andato e Sinner perfeziona il 6-2 in 32 minuti.

SECONDO SET – La breve durata del primo set fa si che il consueto esodo di spettatori che vanno a rinfrescarsi alla fine di ogni parziale sia molto meno consistente de solito, anche se la giornata è decisamente calda e l’orologio segna quasi mezzogiorno. Rublev resiste meglio a Sinner di quanto aveva fatto nel primo set, ma sulla battuta dell’altoatesino è sempre traffico a senso unico. Sul 2-2 Andrey recupera da 15-30 con il servizio e con un po’ di fortuna quando un suo recupero di rovescio finisce per diventare una palla corta incrociata sulla riga. Il break arriva due game più tardi, quando Sinner carica in risposta sulla seconda di servizio e Rublev cede la battuta con un altro errore di diritto.

Prima che Sinner serva per il match sul 5-4 il deejay prova a mettere un po’ di pepe nella sfida scegliendo “Hit Me With Your Best Shot” di Pat Benatar come canzone per il cambio di campo, ma Jannik è inscalfibile e chiude il match in un’ora e 12 minuti raggiungendo i quarti di finale a Miami per la terza volta in carriera.

VICINO ALLA TOP 10 – Con questa vittoria Sinner diventa virtualmente n. 10 del ranking mondiale e potrebbe essere superato solamente da Khachanov o Paul nel caso in cui si aggiudicassero il torneo. Per consolidare il suo ritorno nei Top 10 Sinner dovrebbe vincere anche il prossimo match contro chi si qualificherà tra Botic Van de Zandschulp ed Emil Ruusuvuori. Con Ruusuvuori ci sono stati quattro precedenti confronti diretti (più uno a livello Challenger), tutti vinti da Sinner (che invece aveva perso il primo scontro in un Challenger in Australia), ma alcuni con punteggi molto equilibrati come il 10-8 al tie-break del terzo set dello scorso anno qui a Miami. Contro Van de Zandschulp invece sarebbe uno scontro inedito.

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ATP

ATP Miami: Sinner e Sonego entrambi agli ottavi come nel 2021

E’ la quinta volta che due italiani raggiungono il quarto turno in un Master 1000 sul veloce. Gli ultimi Sinner e Berrettini ad Indian Wells

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Lorenzo Sonego - ATP Miami 2023 (Twitter @Federtennis)

Per Sonego è stata una delle migliori partite della sua carriera. Quella contro l’americano Tiafoe non era per l’italiano una partita con i favori del pronostico. Ma un’ora e due set dopo Lorenzo riesce nell’impresa di vincere una partita forse inattesa per noi, ma assolutamente alla portata per lui. A fine match il nostro Gibertini lo incalza: la migliore partita di sempre? La migliore qui a Miami, e tra le tre migliori di sempre. Conoscevo l’avversario, sono entrato in campo molto determinato. Si è trattato di una partita quasi perfetta, senza sbavature, ho fatto pochi errori e sono stato molto aggressivo come l’avevamo preparata”.

Nel dettaglio quella contro il semifinalista dello US Open 2022 è stata per Sonego una partita da record. Innanzitutto la percentuale di punti con la prima palla (91%) è la migliore della carriera. Così come i punti vinti con la seconda palla (82%, non era mai andato oltre il 78%). Infine è stata il il 13° match chiuso senza concedere palle break. Considerando il fatto che ha ottenuto tutto questo contro il n.14 del ranking si può affermare che questa rappresenti senza ombra di dubbio una delle vittorie più prestigiose ottenute dal piemontese nel circuito maggiore.

 

A suggello di questa vittoria abbiamo due italiani negli ottavi di finale di un Master 1000, Sinner e Sonego, come nel 2021. Si tratta della quinta volta in assoluto che questo succede (sul veloce). Prima di loro ci sono stati: Shanghai 2019 (Berrettini/Fognini) ; Miami 21 (Sinner/Sonego); Cincinnati 21 (Berrettini/Sonego) e Indian Wells 22 (Sinner/Berrettini). Sperando di poter spingerci ancora un po’ più in là, possibilmente con gli sfavori del pronostico.

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Flash

WTA Miami, Pegula pronta alla sfida con Potapova: “Gioca senza paura”

La statunitense chiude in due set la pratica Linette dopo aver annullato un setpoint. Ai quarti sfida con Potapova

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Jessica Pegula si esalta sul cemento di Miami. Arriva ai quarti di finale dopo aver chiuso in due set la pratica Magda Linette. Primo set vinto in scioltezza, secondo portato a casa dopo aver recuperato due break di svantaggio. La polacca va a servire due volte per il match, ma spreca un setpoint e poi va a casa a mani vuote. L’americana, invece, trova l’adrenalina giusta per chiudere in due parziali la contesa senza sprecare ulteriori energie: “E’ stato un match strano in cui ho giocato davvero bene, poi un po’ meno, ma nel complesso sono soddisfatta e credo sia un buon segnale ricevuto”.

A differenza di quanto espresso a Indian Wells, Pegula non è mai stata costretto a dover recuperare partenze ad handicap: “A Miami ho vissuto e mi sono allenato qui per molto tempo. Ho giocato molto bene ed è piacevole il clima che si respira. Fa più caldo, anche se ho giocato in un campo coperto da ombra”.

Poi spiega cosa sia successo sul 5-2: “Era un momento in cui percepivo che stava per cambiare qualcosa. Ho cambiato racchetta perché pensavo che la palla mi arrivasse addosso. Non ero a mio agio. Sono tornata alla racchetta che avevo già usato e ho vinto cinque game di fila. Ho vinto questa piccola battaglia mentale: ero arrabbiata con me stessa perché non riuscivo a giocare meglio. Rispetto al primo set, lei ha alzato il suo livello, io ho fatto un paio di errori e non stavo servendo ottime prime palle. Linette si era abituata al mio ritmo. Sono contenta di averla ribaltata“.

 

Sfida con Anastasia Potapova ai quarti di finale. La russa appare molto in forma e ha affermato di aver cambiato qualcosa nel suo tennis: “Non mi fa piacere sentirlo, perché l’ultima volta ho vinto a malapena. L’ho vista giocare un po’ questa settimana e sta giocando piuttosto senza paura. I campi qui sono molto più veloci e non so chi ne trarrà un vantaggio. Sarà un’altra dura battaglia in una fase di piena fiducia per lei. Le cose cambiano rapidamente da un giorno all’altro, per cui davvero è impossibile fare pronostici“.  

Ci potrà mai essere un WTA a Buffalo? “Mi piacerebbe averne uno lì. Non so dove perché Buffalo non è proprio un paradiso del tennis. Penso che sia sempre stato qualcosa a cui ho pensato, anche dopo la mia carriera, è avere un torneo in quella zona”.

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