Fognini, sempre show nel bene e nel male non vince se non litiga (Clerici), Una donna per amico Murray e l'ultimo tabù (Piccardi), Fognini delirio e grande rimonta (Semeraro), Wimbledon: avanti Pennetta e Fognini (Giorni)

Rassegna stampa

Fognini, sempre show nel bene e nel male non vince se non litiga (Clerici), Una donna per amico Murray e l’ultimo tabù (Piccardi), Fognini delirio e grande rimonta (Semeraro), Wimbledon: avanti Pennetta e Fognini (Giorni)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Fognini, sempre show nel bene e nel male non vince se non litiga

 

Gianni Clerici, la repubblica del 23.06.2014

 

Rieccomi qui, nella qualità di scriba, sessant’anni dopo il mio memorabile esordio, perduto contro un altro fallito, e una presenza annuale. Rieccomi qui, seduto vicino ad un esordiente, che trova l’umiltà e la cortesia di chiedermi cosa farei al posto suo. Rispondo. Per prima cosa andrei al Museo, il migliore dei tre esistenti al mondo, e obietterei che il tennis non l’hanno inventato loro che se ne vantano. Da noi, a ottobre, verrà infatti celebrato a Jesi il ritrovamento di quindici balette cinquecentesche, mentre i britanni non ne hanno mezza. Hanno tuttavia portato avanti l’antico Giuoco di Rachetta come meglio non si poteva, l’hanno denominato Tennis dal francese Tenez mal pronunciato, e organizzano il maggior torneo mondiale, sin che i campi in erba – insieme alla monarchia – non scompariranno. Dal Museo, ci si dovrebbe trasferire al Center Court, insieme agli spettatori che hanno avuto la fortuna di acquistare lo scorso febbraio uno dei 15mila biglietti in vendita al prezzo di 28 sterline. Un’occhiata al Palco Reale, per constatare che la vecchia Regina ancora preferisce i quadrupedi, che c’è il Duca di Kent insieme ad altri di sangue bl u e addirittura a 9 ex vincitori del torneo. E, già che ci siamo, possiamo assistere all’esordio del cocco del paese, il trionfatore dell’anno passato, Andy Murray, sempre seguito da lontano dalla mamma Elettra, e più da presso dalla sua inattesa sostituta Amelie Mauresmo. Allenato dal belga Goffin, che due anni addietro fu capace di qualificarsi al Roland Garros giungendo ad importunare S. M. Federer, Murray ha vinto da giocatore terrestre, andando giusto a rete per stringere la mano all’avversario. In seguito ad un simile esempio di riluttanza alla rete, altri tempi riservata alle triglie, il giovane collega mi ha seguito sul court n. 4, popolato da gruppi di appassionati italiani che per fortuna non seguono l’esempio di quanti si camuffano da maschere carnevalizie, nella speranza di essere inquadrati in Brasile, mimando grotteschi minus habens. Andreas Seppi, per solito a suo agio sui prati quanto sulle nevi del Sud Tirolo, avrebbe avuto la sorpresa di vedersi anticipato e spesso trafitto da un inatteso giardiniere argentino di ascendenza tedesca, Leo Mayer, tipo addirittura capace di seguire a rete le seconde di servizio. Sullo stesso n. 4, a rincuorare un gruppo di patrioti che erano giunti all’esborso di ben nove volte il costo del biglietto, giungeva Piccola Penna, come sempre capace non soltanto di un gioco affascinante, ma di una pulizia di palla tale da avvantaggiare qualche avversaria. Non era certo il caso di Jana Cepalova, un prodotto della grande scuola slovacca, capace di affermare che Wimbledon rappresenta il suo torneo favorito. Masochista o altruista? Dopo una simile passeggiata, avrei suggerito al mio giovane collega di assistere al match di Fabio Fognini, come sempre squilibrato e non meno interessante, capace di una partenza negativa, di una rimonta brillante e infine dell’abituale attrito con il supervisor, dopo un punto di penalizzazione per lancio di racchetta. Capace, il fenomeno, di giungere a 2 punti dal match, con un 5.4 30-0, farsi riprendere, attribuire nuove colpe all’innocente racchetta, vanamente ritornare a 2 punti dal match a 7-6, e infine chiudere 9-7. Vicenda davvero degna del Mundial.

 

Una donna per amico Murray e l’ultimo tabù

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 24.06.2014

 

Debutto a Wimbledon con coach Amélie La strana coppia «È facile parlare, allenarsi e andare d’accordo con lei. Soprattutto, sa ascoltarmi» In principio fu Judith. Madre divorziata, ruvida e volitiva, perfettamente in scia con la tradizione delle mamme-coach del tennis (vedi alla voce Connors, Lendl, Safin), chioma bicolore alla Crudelia De Mon ma con più cuore, immolato al suo Andy. Dal 2006 c’è Kim, figlia dell’ex pro Nigel Sears, ritrattista (a olio) di cuccioli d’animale, girlfriend devota, tranne quella volta in cui diede a Andy l’aut-aut: «O me o la Playstation». Lo sventurato rispose: «La seconda che hai detto». Da ieri, dopo il riscaldamento sfortunato al Queens, dell’Edipo irrisolto di Andy Murray è entrata a far parte una giovane donna francese, mascolina come mamma e sensibile come Kim, omosessuale dichiarata, grande esperta di vini (l’allievo è astemio), per la prima volta immortalata sul centrale di Wimbledon nel presepe di femmine grazie a cui il tennista britannico più forte dai tempi di Fred Perry sta cercando il suo posto nel mondo. Amélie Simone Mauresmo, 34 anni, due Slam in carriera, numero 1 del ranking nel 2004, è l’allenatrice pagata per insegnare a Andy la coazione a ripetere: rivincere Wimbledon, per la seconda volta consecutiva. La missione, ieri, è partita con il braccio (destro) giusto. Davanti al suo gineceo, da campione in carica Murray ha inaugurato il centre court a mezzogiorno spaccato — come tradizione vuole: siamo inglesi che diamine —, triturando il belga David Goffin, un tipetto scattante e imprevedibile noto fin qui per aver strappato un set a Federer al Roland Garros 2012. Tutti gli occhi erano per Amélie, seduta nel player box accanto a Dani Vallverdu, il migliore amico spagnolo conosciuto a 15 anni all’accademia di Barcellona dove Andy era volato dalla Scozia per mettere alla prova il suo talento. Considerato che Mauresmo sostituisce Ivan Lendl nell’angolo del numero 5 del mondo, in un ambiente in cui persino le prime venti tenniste del mondo hanno un coach uomo e non donna, la scelta di Andy fa riflettere, anche se sia Amélie che lui stesso sono stati ben attenti a non contaminarla di significati sessisti. «Mi ha chiesto di allenarlo e ho detto sì. Sto facendo un lavoro da coach, non da donna» ha specificato lei. «Amélie ha lottato con i suoi nervi e ha imparato a dominarli nel corso della sua fantastica carriera. Se alleni qualcuno, penso sia meglio aver imparato a risolvere i tuoi problemi: avrà più cose da trasmettermi e insegnarmi. Inoltre, grazie alla sua sensibilità, capisce gli aspetti psicologici del tennis meglio di molti altri» ha spiegato lui. A Mauresmo è piaciuto che Andy abbia preso la scorciatoia: «Tra i tornei di Roma e Parigi mi ha mandato un sms chiedermi se poteva contattarmi, quando invece questo lavoro in genere è affidato agli agenti o ad intermediari. Era sera tardi: che maleducato, mi sono detta (ride). Amo ponderare bene le mie scelte: ho aspettato il giorno dopo per rispondergli». Oui, bien sûr. Poi Amélie ha intervistato a lungo Judith, che di suo figlio, avendolo forgiato dall’utero alla vetta della classifica, conosce anche la catena del Dna. «Le ho chiesto di tutto, non solo del tennis. Più conosci nel profondo chi alleni, meglio è». Abituato alle piccole rivoluzioni (Murray è stato il primo a richiamare un grande ex, Lendl, dalla pensione e, 77 anni dopo Fred Perry, a spezzare il tabù di un britannico a Wimbledon), assumendo una donna, Andy è andato oltre. Senza mai fame un caso di genere: «Amélie aveva semplicemente il profilo giusto: la migliore personalità, unita all’esperienza nel tennis, per aiutarmi a migliorare il mio gioco. Non so come finirà Wimbledon, ma i dieci giorni di allenamento sull’erba prima dei Championships sono stati fantastici. Con lei è facile andare d’accordo e parlare. E, soprattutto, un’ottima ascoltatrice». Curioso che la critica più feroce, di fronte alla nuova coppia, sia arrivata proprio da una donna: Virginia Wade, regina di Wimbledon ’77: «Quando l’ho saputo, ho pensato a uno scherzo». Tutta invidia, Amelia.

 

Fognini delirio e grande rimonta

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 24.06.2014

 

 

«…. non mi è mai piaciuto». E giù un sorriso alla Fognini, guascone e impunito, ma dannatamente difficile da non perdonare. Anche perché stavolta il Fogna l’ha scampata bella, ma l’ha scampata. «Sono sopravvissuto. E’ quello che conta, no?». Perla terza volta in carriera in uno Slam è riemerso da uno svantaggio di due set a zero per battere 2-61-6 6-4 6-1 9-7 in 3 ore e 9 minuti il russo-americano Alex Kuznetsov, n.148 del mondo, e guadagnarsi il 2 turno dei Championships. Un dramma in cinque atti, una piece delle sue, condita di lazzi e genialate, di discese e di risalite. E dell’immancabile rissa verbale con arbitri e supervisor. La trama: due set giocati come peggio non si può, senza mettere tre colpi in campo. Poi l’innesco all’inizio del terzo, la rimonta travolgente nel quarto, il teatro nel teatro al quinto set Sul 2-2 e servizio Fabio è andato sotto 0-15, Kuznetsov lo ha fulminato e lui ha tirato (molto innocentemente) la racchetta sulla delicata erbetta del campo n.18. Ma Fognini si era già beccato un warning nel secondo set e poco prima aveva scherzosamente mostrato le coma all’avversario, così il giudice di sedia, James Keothavong, gli ha rifilato un penalty point: 0-40, altro vincente di Kuznetsov e break. Fognini ha chiesto l’intervento del supervisorWayne McKewen e ha ingaggiato con lui un duetto prolungatosi nel cambio di campo, condito da qualche frase borderline in italiano («n spaccherei la racchetta in faccia…») e dal classico lancio della bottiglietta. «11 penalty point era veramente ridicolo – ha raccontato Fogna – ma la colpa è mia: ormai ho l’etichetta, come le mucche che vanno al macello. Non me ne fanno passare più una. Cli ho chiesto di spiegarmi il motivo del penalty poin4 mi ha risposto che l’erba dei campi è di cristallo. Allora gli ho detto se alla fine del torneo potevamo fumarmela, l’erba, così si rilassavano un pa..». Per fortuna Fabio il break è riuscito a recuperarlo subito, ha salvato una pericolosissima palla-break sl 6-6, poi ha chiuso al primo matchpoint sul 9-7 urlando «Vai Fogna!» e stendendosi sul praticello ormai al crepuscolo. «Nel quinto credo di aver meritato», ha spiegato, «mentre all’inizio proprio non riuscivo a entrare in partita. Lui per carità giocava molto bene per carità, ma io molto mali’ Del resto sono fatto così, quando non ho scuse lo ammetto sempre Anche nella discussione con il supervisor: io credevo di aver ragione ma è il modo in cui lo dico che mi fa passare dalla parte del torta loro in fondo fanno solo il loro mestiere Giocar e sull’erba mi piace meno le regole che hanno qui, come quella di dover vestire in bianca Ogni tanto però le regole bisogna rispettarle anche se ammetterlo un po’ mi costa». Anche sprecare energie all’inizio di uno Slam può costare caro («Però vincere così dà più gusto, dai»), anche se al prossimo turno Fabio avrà davanti un qualificato tedesco, il n.248 del mondo Tim Puez «Lo confess , non so neppure che faccia abbia. Però se ha passato le qualificazioni e vinto un turno (battendo Gabashvili; ndr) vuol dire che è in forma. Om ho un giorno per riposarmi e recuperare».

PENNETTA. Ieri l’unica della pattuglia a passare il turno insieme a lui (vista l’interruzione del match della Errani) è stata la sua fidanzata Flavia Pennetta, tornata di recente numero 1 d’Italia. «Quando mio padre Oronzo me l’ha detto – ha scherzato Flavia, che ha superato la slovacca Cepelova – gli ho risposto: quasi quasi mi ritira..». A32 anni però non è ancora venuto il momento di appendere la racchetta al chiodo. «Voglio essere io a decidere quando sani ora, non mi va che sia il tennis ad abbandonare me». Per ora per ora non se ne parla, visto che, da n.12 Wta (anche se ci sono gli ottavi dello scorso anno da difendere) può tornare fra le Top 10, come nel 2009. «Ne parlavo proprio ieri con il mio coach Navarro: non sono tanti i tennisti che hanno vinto in un periodi sono poi tornati più forti di prima». Questione di fibra, direbbero quelli della pubblicità.

 

Wimbledon: avanti Pennetta e Fognini

 

Alberto Giorni, il Giorno del 24.06.2014

 

Tradizionale a Wimbledon come le fragole con panna, la pioggia ha fatto capolino al termine di una giornata di sole interrompendo il match di Sara Errani con la francese Caroline Garcia sul punteggio di un set pari. La romagnola ha vinto il primo 6-2, ha mancato un matchpoint sul 6-5 del secondo prima di cedere al tiebreak: si riprenderà oggi. Ottimo il debutto di Flavia Pennet-ta, che si è sbarazzata 6-2, 6-3 della slovacca Cepelova. L’anno scorso proprio a Wimbledon, sfiduciata, la brindisina meditava il ritiro, prima di tornare ad alti livelli: ora è numero 12 del ranking. «A ripensarci mi viene la pelle d’oca — ha detto con un sorriso —, sono contenta, sto lavorando bene». Ora affronterà l’americana Lauren Davis: «Lei è piccola di statura, ma forse è un vantaggio sull’erba; sarà una partita basata sulla potenza». Festa doppia per Flavia, visto che il fidanzato Fabio Fognini è uscito vincitore da una maratona di oltre tre ore con l’americano Kuznetsov. Indietro di due set, il ligure si è imposto 2-6, 1-6, 6-4, 6-1, 9-7 e al secondo turno partirà favorito sul tedesco Puetz. Delusione invece per Andreas Seppi, eliminato 6-3, 2-6, 4-6, 7-6, 6-4 dall’argentino Leonardo Mayer. NIENTE DA FARE per Filippo Volandri, battuto 7-6, 6-2, 6-4 dal francese Roger-Vasselin. Tra i big, nessun problema per Andy Murray, campione in carica, che ha avuto l’onore di inaugurare il Centre Court superando 6-1 6-4 7-5 il belga Goffin. Tutto facile anche per Novak Djokovic: 6-0, 6-1, 6-4 al kazako Golubev. Oggi debuttano i sei italiani rimasti (diretta su Sky dalle 12.30). Paolo Lorenzi avrà una missione impossibile contro Federer; in programma anche Bolelli contro il giapponese Ito, poi Schiavone-Ivanovic, Vinci-Vekic, Giorgi-Cadantu e Knapp-Pliskova.

 

 

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