Seppi e Bolelli, l'italia va. Murray, che spavento(Martucci), Halep a New York per sfatare due tabù (Zanni), Seppi se ne infischia dello show di Kyrgios(Azzolini), Int. A Barazzutti: “A New York prove di Davis”(Mancuso)

Rassegna stampa

Seppi e Bolelli, l’italia va. Murray, che spavento(Martucci), Halep a New York per sfatare due tabù (Zanni), Seppi se ne infischia dello show di Kyrgios(Azzolini), Int. A Barazzutti: “A New York prove di Davis”(Mancuso)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Seppi e Bolelli, l’italia va. Murray, che spavento

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 26.08.2014

 

Riecco il Grande Nick. Potente, passionale, veemente, chiassoso, Nick Kyrgios, il castigatore di Rafa Nadal a Wimbledon, qui nella gran polveriera degli US Open ci sta ancora meglio. Il ragazzone australiano si esalta mentre sparacchia a «o la va o la spacca», esulta spesso per i propri colpi e carica la folla americana, già eccitata dalle bevande e dal palcoscenico. Con la forza dei 19 anni resiste ai palleggi al curaro del veterano Michael Youzhny sin dal primo game di 8 minuti, gli strappa i due set iniziali, lo rimonta al quarto, chiudendo la contesa al tie-break e qualificandosi al secondo turno contro Andreas Seppi, l’altoatesino che è un po’ all’antitesi per quanto è controllato nei modi. O meglio, era controllato, visto che da quando è fidanzato con Michela, molto più giovane di lui, l’allievo di Massimo Sartori si lascia andare molto di più. Esempio: «So che Kyrgios è aggressivo, ho visto anche come incitava il pubblico, è un emergente, a Wimbledon ha vinto partite importanti, serve molto bene, spinge di dritto, non è un avversario facile. Personaggi come lui mi danno zero fastidio. Davvero. Per me può fare quello che vuole, io nemmeno lo guardo. L’importante è essere dentro il match e dargli fastidio facendogli giocare tante palle e rispondendo, senza lasciargli punti facili col servizio». L’importante è avere fiducia: «E questo è il momento, ho giocato tre tornei di fila sul cemento americano e nemmeno mi ricordo più quando dicevo che non mi piaceva. Infatti, ho cominciato subito bene contro Stakhovsky e ho vinto in tre set che è sempre un bel modo per risparmiare energie in uno Slam: è la seconda volta appena che mi succede qui a New York, dopo Devvarman l’anno scorso». Contro Kyrgios potrà mettere in campo la sua esperienza e stuzzicare il talento australiano, che sta facendo balzi da canguro, dal numero 840 del mondo un anno fa al 60 dei professionisti. Davis. Momento sì anche per Simone Bolelli che adora i bimbum-bam con giocatori monocordi come Vasek Pospisil col quale rovescia i rapporti di classifica (numero 85 contro 46) e, dopo quasi 3 ore, la spunta al quinto set con l’ace numero 8, promuovendosi al secondo turno contro il vincente di Robredo-Roger Vasselin. «E’ stato importante variargli il ritmo, col rovescio back sul suo dritto». Dal Roland Garros 2012, il bolognese talento rilanciato da Umberto Rianna non entrava direttamente in un tabellone Slam e si candida perentoriamente, sotto gli occhi di capitan Corrado Barazzutti, almeno a un singolare sul veloce indoor di Ginevra nelle semifinali di coppa Davis del 1214 settembre. La Davis che fa arrabbiare Stakhovsky per il cambio di sede di Ucraina-Belgio da Kiev a Tallin per motivi di sicurezza: «La prossima settimana la nostra nazionale di calcio giocherà in casa con Portogallo e Slovacchia, con 80mila persone, e li non ci sarà minaccia. Per 5000, indoor, sì?»….

 

Halep a New York per sfatare due tabù

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 26.08.2014

 

Se conquista il suo primo Slam può diventare la n.1 del mondo Nessuna romena c’è riuscita. Sin qui un 2014 superlativo ma ieri ha sofferto con un’universitaria. Prima del 2014 in uno Slam non era mai andata oltre il quarto turno: a New York, dodici mesi fa. Quest’anno ha infilato, uno dietro l’altro, quarti, finale e semifinali, Australia, Parigi e Wimbledon. Ecco Simona Halep, la numero 2 del mondo, la piccola romena (168 centimetri) che si sta mettendo dietro, una dopo l’altra, tutte le grandi del tennis mondiale. Davanti c’è rimasta solo la più grande, Serena Williams, ma se per caso la regina del tennis dovesse avere una amnesia e uscire dagli US Open prima dei quarti e contemporaneamente la Halep riuscisse a conquistare il suo primo Slam in carriera, ecco che la romena (ma lo stesso discorso vale per Petra Kvitova) diventerebbe anche la numero 1 del ranking mondiale. E sarebbe una conquista storica: non c’è mai stata finora una tennista di Bucarest e dintorni sul gradino più alto della Wta. Per trovare un altro “number one” si deve andare in campo maschile, ma tomare indietro fino al 1973, quando Ilie Nastase fece storia: primo numero 1 dell’Atp. PERCORSO. La Halep da giovanissima – compirà 23 anni il 27 settembre – era conosciuta per le grandi dimensioni del seno, ma una volta ridotto quell’ingombrante (per il tennis) surplus, ha scalato quasi tutti i gradini e l’anno scorso ha ricevuto anche il premio della Wta destinato all’atleta che maggiormente è migliorato. Qui a Flushing Meadows si è presentata con il suo miglior ranking di sempre. Ieri, primo giorno degli US Open, ha sofferto nel set inaugurale contro l’americana Danielle Rose Collins (583 al mondo, wild card per aver vinto il titolo Ncaa, quello dei college), ma poi ha chiuso con un successo (6-7, 6-1, 6-2) e ora avrà di fronte nel secondo turno la Cepelova. «Ero nervosa nel primo set – ha detto dopo la vittoria – L’ Arthur Ashe è un campo grande ed è difficile essere la numero 2, avverti una pressione enorme. Ma sono qui con il mio miglior ranking di sempre, sono fiduciosa, non ho nulla da perdere La gente dice che dovrei vincere e io posso vincere. Ma voglio pensare solo partita per partita e vedere dove possono arrivare. Dovrò migliorare nel prossimo incontro, soprattutto il dritto»…..

 

Seppi se ne infischia dello show di Kyrgios

 

Daniele Azzolini, Tuttosport del 26.08.2014

 

I numeri uno che verranno, annunciano già oggi un futuro di 360 gradi capovolto rispetto all’attuale, sempre che sia esatta l’equazione secondo cui Belinda Bencic sta a Serena Williams, come Nick Kyrgios a Novak Djokovic. La stirpe dei molto forti non dà frutti sempre uguali, ed è un bene che nel dna dei dominanti vi siano codici in grado di garantire alternative. Fosse per certi maestri i prodotti finali sarebbero tutti la fotocopia del prototipo prescelto, ma per fortuna Madre Natura lavora secondo prospettive ben più ampie e multiformi Così, la giovane Belinda, 17 anni di puro talento, si ascrive a una cordata antitetica, per natura tecnica e comportamentale, a quella tuttora presieduta da Serena. E non è difficile prevedere un futuro vertice femminile di molti e duri colpi ma di gesti più trattenuti, per non dire decisamente meno detonanti. Anche Nick, che si dedica al pubblico con la stessa passione con cui impone il corpo a corpo agli avversari, appare differente da ognuno degli ultimi n.1. Ogni colpo vincente è motivo di celebrazione, la richiesta di sostegno è esibita quasi che in tribuna non vi fossero i tifosi del suo oppositore. Diciannove anni e una fisicità deflagrante e un bel po’ di faccia tosta che lo porta a giocare sulla riga di fondo. Diverso da Federer, ma l’unico che si permetta di fare altrettanto. Superato Youzhny con 2 set colti in progressione e uno, il 4 del match, recuperato da un break sotto, con un ritorno di grande carattere che lo ha portato a trangugiare il tie-break con famelica avidità, Kyrgios sarà il prossimo avversario di Andreas Seppi. Due opposti che si incontrano. Un ragazzo australiano di famiglia metà greca e metà malese, un veterano nato sulle nevi del Friuli che per gli ultimi anni della carriera ha sentito forte l’impulso di allenarsi in riva al mare. Ma la natura montanara di Seppi prevale, nella visione che il nostro ha del tennis. E se provate a chiedergli quanto sia disposto a sopportare, delle scontate smanie auto celebrative di Kyrgios durante il match che li vedrà opposti, non vi sorprenderà la sua risposta.

 

Int. A Barazzutti: “A New York prove di Davis”

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 26.08.2014

 

Pronti via: dagli US Open cominciati ieri parte la rincorsa a un appuntamento che all’Italia mancava da 16 anni: le semifinali di Coppa Davis. Dal 12 a1 14 settembre Fognini e compagni sfideranno la Svizzera di Federer e Wawrinka a Ginevra. E allora a New York, accanto ai suoi ragazzi, non poteva mancare Corrado Barazzutti, capitano azzurro di lungo corso di Davis e Fed Cup. Cosa chiede ai nostri tennisti? «Che si impegnino al massimo per arrivare pronti alla sfida con la Svizzera, che ci provino fino in fondo come del resto già fanno e che questa volta ci mettano qualcosa in più. Fognini, Seppi, Bolelli e gli altri che hanno fatto parte della squadra negli ultimi anni hanno avuto il merito di mostrare un grande attaccamento alla maglia azzurra, di dare l’immagine di un gruppo vero, compatto, che sa esaltarsi in Davis. Altrimenti non si batte in trasferta l’Argentina in condizioni ambientali difficilissime, oppure la Gran Bretagna di Murray». L’alfiere di questa nazionale è Fabio Fognini. Dopo l’esaltante successo con lo scozzese a Napoli il 27enne ligure ha un po’ frenato. Qualche sconfitta amara, più di una intemperanza comportamentale. A New York lo attende l’esordio con il kazako Golubev. «Fabio è stato protagonista di una prima parte di stagione eccezionale, che lo ha portato a ridosso dei primi 10 del ranking. Fognini ha pagato un po’ la pressione che si è creata intorno a lui. Ora è tornato a giocare a buoni livelli, come dimostrano i quarti a Cincinnati alla vigilia degli US Open, i primi per lui in un Masters 1000 sul cemento. Segno che è cresciuto sul veloce, oltre ad essere tra i primi 4 – 5 giocatori sulla terra rossa. E a Flushing Meadows è testa di serie n.15, preziosa per evitare primi turni insidiosi». La sfida contro la Svizzera di Federer e Wawrinka sulla carta ci vede nettamente sfavoriti. Dovessero andare molto avanti a New York, magari saranno un po’ scarichi a Ginevra. «Non cambierebbe nulla. Ricordo che nel 2009 Federer perse in finale con Del Potro, poi arrivò a Genova il mercoledì mattina e giocò benissimo contro di noi cambiando superficie e fuso orario. Trascinò la sua squadra al successo. Sono due grandi tennisti, di fronte avremo il vincitore di 17 Slam, che magari qui fa 18, e il campione in carica degli Australian Open. Dobbiamo pensare solo noi stessi e presentarci a Ginevra al top. La Davis è diversa dai tornei, a volte la classifiche possono passare in secondo piano». Dagli uomini alle donne. Le nostre giocatrici di punta non attraversano un periodo brillante, ma a New York sono sempre state protagoniste negli ultimi anni. «Di recente hanno incontrato avversarie molto forti e perso match in cui la differenza l’hanno fatta pochi punti. Non è obbligatorio vincere tutte le settimane. Si tratta di ragazze che hanno dato tanto e continueranno a farlo. La Errani e la Vinci quest’anno hanno centrato uno storico titolo di doppio a Wimbledon e la Pennetta si è imposta a Indian Wells. E per restare agli US Open Sara e Flavia sono state semifinaliste rispettivamente nel 2012 e nel 2013, Roberta ha raggiunto i quarti nelle ultime due edizioni. Sono ai vertici da anni e ci resteranno ancora». E poi c’è la mina vagante Camila Giorgi, reduce dalle semifinali a New Haven. Un anno fa agli US Open mise ko l’ex n.1 Wozniacki con il suo tennis elettrico, un Agassi in gonnella. «E’ arrivata a New York con il suo best ranking, n.31. Ha solo 22 anni e un grande futuro davanti. Le manca ancora un po’ di continuità. Quando la troverà, e sono certo che lo farà, potrà entrare tra le top ten»….

 

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