Federer campione felice. Roger raccontato da Mezzadri (Semeraro), «Fognini non può cambiare», parola di Riccardo Piatti (Valesio), Cipolla torna in stile Davis e l'Aniene vede lo scudetto

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Federer campione felice. Roger raccontato da Mezzadri (Semeraro), «Fognini non può cambiare», parola di Riccardo Piatti (Valesio), Cipolla torna in stile Davis e l’Aniene vede lo scudetto

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Federer campione felice. Roger raccontato da Mezzadri

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 25.11.2014

 

«Come era Roger quindici anni fa? Lo stesso di oggi». Claudio Mezzadri è uno che Federer lo conosce bene. Da vicino. Ex tennista di ottimo livello – n.26Atp nel 1987 -, oggi apprezzato commentatore per RSI e Sky, ha giocato 4 anni in Coppa Davis per la Svizzera Per un anno dei “rossi” Mezzadri è stato anche capitano, e in quel fatidico 1999 fece debuttare il genio diciottenne contro l’Italia, a Neuchatel «Aveva 17 anni e mezzo – ricorda Mezzadri – era alla sua prima partita in Davis, la prima al meglio di 5 set La prima indoor davanti ad un pubblico importante che faceva un baccano d’infemo. Eppure entrò in campo tranquillissimo, rilassato. Era come se registrasse tutto quello che gli stava accadendo. Molti in Davis si fanno prendere dal panico, lui era già consapevole di essere il più forte. A 16 anni tanti dicono di voler spaccare le montagne, poi alla prima difficoltà se la fanno sotto. Lui in quelle situazioni si carica». Qual è il suo segreto? «Il mix fra un Dna straordinario e un’educazione che gli ha permesso di mescere in libertà. Papà Robert e mamma I ‘nette sono bravissimi, gli hanno fatto fare tutti i passi giusti. E lui insieme alla moglie Mirka ha imparato a circondarsi delle persone più adatte». Come è l’uomo Federer; al di là del personaggio? «Un ragazzo straordinariamente alla mano. Quando capisce che può fidarsi, si apre. Uno che fa tante domande e apprezza chi gli dice la verità, anche se è sgradevole. Non ha paura di mostrare le emozioni Ricordo ancora quando morto il suo coach Peter Carter: mi telefonò per dirmelo e scoppiò in un pianto dirotto». Da bambino però non aveva un carattere facilissimo. «Vero. Era impaziente, irascibile, a volte anche poco educato con l’avversario. Buttava le partite, fra i 17 e i 20 anni è maturato. Fu Peter Lundgren a trasformarlo, sia mentalmente sia dal punto di vista tecnico, registrandogli il back di rovescio, il lancio di palla». Hingis, Federer e Wawiinka, ora la giovanissima Benda perché tanti fuoriclasse in Svizzera? «Perché è un piccolo Paese ma sa accoglierti. I mezzi non sono tanti, ma usati bene. Ti dicono: le regole sono queste, se le rispetti poi fare come ti pare. Senza tante fumosità». Quanto è importante per Roger questa vittoria in Davis? «Ci teneva molto, ma per la squadra. Dicono che non ami la Coppa, ma nessuno svizzero ha mai vinto tanto (50 match, ndr): La gente si dimentica che un anno per giocare in Davis passò in due giorni passò dai 40 di Melbourne, dove aveva vinto gli Australian Open, al gelo di un palazzetto indoor in Romania. Oppure da New York a Genova, nel 2009. Per anni però la squadra non era forte. Quando Wawrinka è cresciuto e Roger ha capito che poteva farcela, si è impegnato per vincerla. Sarebbe stato sciocco non farlo». E ci è riuscito, malgrado la schiena. Una guarigione miracolosa? «Domenica sono andato a festeggiare negli spogliatoi e mi ha spiegato che avverte come degli spasmi improvvisi In doppio ha sentito di nuovo male, ma è riuscito a gestirlo. Domenica è stato incredibile come ha dominato Gasquet, ma lo ha fatto anche perché sapeva che doveva sbrigarsi». la carriera è in pericolo? «No, ma Roger è un po’ preoccupato, pensava che il problema fosse risolta Ora credo che salterà le esibizioni in India». I la detto che vuole continuare fino alle Olimpiadi di Rio: realistico, a 35 anni? «Sì, ha piantato lì la bandierina Poi si vedrà, anche perché le bambine crescono, irúzia *** no ad andare a scuola, non so se avrà voglia di viaggiare tanto da solo. Lui gioca perché si diverte ed è convinto di poter vincere altri Slam: se li sente dentro. Smetterà solo quando capirà di non essere competitivo»……. Edberg più di tanto non gli dice, anche perché se Roger si sente bene a rete ci va per conto suo. Perb è un suo idolo. E’ felice di vederlo di allenarsi con lui…

 

«Fognini non può cambiare», parola di Riccardo Piatti

 

Piero Valesio, tutto sport del 25.11.2014

 

«E adesso tornerà numero uno al mondo». Così, tanto per gradire. Riccardo Piatti, uno dei coach tennistici più apprezzati del pianeta si iscrive inevitabilmente anche lui al lunghissimo elenco di coloro che plaudono alla vittoria della Svizzera in Davis; che poi non è stata altro che l’ennesima apoteosi di Roger Federer. Un evento se vogliamo local è diventato global proprio grazie alla prestazione di Roger. Al di là dei confini elvetici e di quelli francesi l’esito della finale di Lille avrebbe anche potuto avere poco appeal; grazie a Roger è assurta al ruolo di evento planetario. Piatti, il popolo di Federer è in festa. «I la ragione di esserlo. La Davis per i top players può anche rivelarsi un impiccio nel corso dell’annata. Ma quanto poi la vincono è tutta un’altra storia. E poi così Roger ha vinto tutto quello che c’è da vincere. E’ probabilmente lo sportivo più amato del pianeta». L’anno scorso si parlò di lei come di un suo possibile coach… «Quest’anno non se ne parla più visti i risultati che ha ottenuto lavorando con Edberg… Migliorare così tanto a 33 anni: è pazzesco. E adesso Roger si prepara a centrare un altro record: tornare un’altra volta in vetta alla dassifica ATP». Dopo una vacanza e qualche centinaio di massaggi alla schlena. «Ho sempre detto che il suo fisico avrebbe retto molto più al lungo di quello dei suoi competitori. A inizio anno sarà di nuovo fresco e secondo me rinvierà di nuovo il momento in cui deciderà di rallentare sensibilmente la sua attività. Giocherà più o meno tanto come quest’anno. Perché dovrebbe fare altrimenti?». II problema del tennis, se vogliamo, è che siamo sempre a parlare dei soliti noti. Ma gli altri sostituti possibili arriveranno mai a scalzarli? «Arriveranno perché saranno i soliti noti a calare. Perché il tempo passa per tutti. Prendiamo Nadal ad esempio, che è stato il rivale storico di Roger. Rientrerà l’anno prossimo e il suo obiettivo sarà il decimo titolo di Roland Garros. E tutto quello che verrà sarà un graditissimo di più. Oggi Djokovic è mostruoso ma possiamo prevedere che fra quattro-cinque anni sarà ancora così?». Chi saranno i primi ad arrivare vicino alla vetta? Il mio Raonic, Nishikori, Dimitrov. Loro sono quelli che hanno più margini di miglioramento. Il giapponese quest’anno ha perso la finale di New York solo contro un Cilic che mai aveva giocato così prima e chissà quando ci riuscirà di nuovo. Il bulgaro ha tutto per sfondare, arriverà». E Il “suo” Raonic? «Può vincere uno Slam ma deve ancora migliorare tantissimo. Tutti pensano che lui sia un tipo da bumbum sul servizio: tante volte non sa nemmeno lui dove tira la p ima E contro Murray al Masters ha servito il 38 per cento di prime: con percentuali così non si va da nessuna parte». Piatti, di Fognini, che è pur sempre 20 al mondo e 11 nostro numero 1 che diciamo? «Temo ce lo dovremo tenere così com’è anche l’anno prossimo». Nessuna speranza dl un miglioramento comportamentale, che poi è legato anche ai risultati? «E’ difficilissimo per un tennista di quell’età modificare certi atteggiamenti Se non sei Federer, ovvio. Io con Fabio ho lavorato tempo fa: si impegna e ha talento. Ma il suo problema è gestire la pressione. E lui non ce la fa. Sono convinto che tornerà a vincere: ma poi avrà dei cali soprattutto quando si tornerà ad aspettarsi qualcosa da lui». Secondo lei continuerà a lavorare con Perlas? «Secondo me si».

 

 

Cipolla torna in stile Davis e l’Aniene vede lo scudetto

 

Francesca Paoletti, la gazzetta dello sport del 25.11.2014

 

 

Valigia sempre pronta, passaporto alla mano, lingue e temperature che cambiano alla velocità della luce… Eppure, alla fine, le emozioni più grandi si vivono sempre a due passi da casa, davanti al proprio pubblico, insieme agli amici. RISCATTO Per conferme chiedere al tennista romano Flavio Cipolla che dopo una stagione non esaltante (ha chiuso al numero 329 del ranking Atp) è riuscito a togliersi la più bella delle soddisfazioni sui campi del «suo» Circolo Canottieri Aniene. Lo storico club romano, già finalista lo scorso anno, grazie anche a Simone Bolelli, Simone Vagnozzi, Grzegorz Pan-fil, Matteo Berrettini e Vincenzo Santopadre nel weekend ha staccato il pass per la finale del campionato di serie Al grazie al doppio successo sul temibile Park Tennis Genova. SUPER MATCH Il 3lenne di Monteverde, best ranking numero 70 ad aprile 2012, ha battuto sia nella semifinale di andata sia nella semifinale di ritorno il numero 1 d’Italia Fabio Fognini, consegnando di fatto la finale al club: «E’ stata una bella partita – ha detto – non avevo mai visto così tanta gente e così tanto pubblico al circolo. Hanno fatto un gran tifo. Senza Bolelli eravamo sfavoriti, quindi sono felicissimo di come sia finita e del modo in cui ho giocato dopo una stagione così brutta. E’ stata un’annataccia per me, sono sprofondato in classifica e negli ultimi mesi avevo perso motivazioni e fiducia. Questo match mi ha fatto ritrovare la spinta e spero possa essere di buon auspicio per la prossima stagione». ATTENTI ALL’EX Dal 6 all’8 dicembre al 105 Stadium di Genova l’Aniene affronterà il Tc Genova 1892 dell’ex Potito Stara-ce: «Una partita aperta – conclude il romano – sulla carta siamo sfavoriti e molto dipenderà da una apertissima sfida tra Starace e Bolelli. Ma una finale è sempre una finale e ci crediamo». Per l’Aniene e Cipolla sarà la quarta finale-scudetto… il sogno è di accostare un altro tricolore a quello storico del 2010.

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