WTA, le migliori al mondo: 5. Ana Ivanovic

Al femminile

WTA, le migliori al mondo: 5. Ana Ivanovic

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TENNIS AL FEMMINILE – Finalmente dopo diverse stagioni piuttosto mediocri, Ana Ivanovic è tornata ad esprimersi ad alti livelli, vincendo quattro tornei WTA, e salendo addirittura al quinto posto nel ranking. Resta come aspetto negativo del 2014 il rendimento negli Slam.QUI la presentazione dei sedici articoli.

Gennaio 2015

Degli articoli scritti un anno fa sulle migliori sedici, secondo me quello su Ana Ivanovic è uno dei più interessanti da rileggere. Lo dico perché, per come era impostato, era fra quelli che più si interrogavano sul futuro della giocatrice. Era un tentativo di capire se nel 2014 sarebbe successo qualcosa di significativo, che potesse scuotere Ivanovic dalle posizioni di rincalzo che stava occupando da diverse stagioni.

Se qualcuno avrà la pazienza di arrivare fino alla fine troverà una conclusione parzialmente pessimistica: “Forse è venuto il momento di prendere atto della situazione; lo dice il computer ormai da diversi anni: Ana vale l’attuale classifica (tra la 10 e la 20 ndr).
Ma completamente definitivo non voglio essere; da appassionato di tennis, voglio avere ancora un ultimo dubbio, un piccolo spazio alla speranza
(…).”

Se mi credete, devo dire che quella non era una frase concepita per caricare retoricamente la conclusione: era realmente il mio pensiero.
Da una parte il numero di stagioni consecutive piuttosto mediocri disputate da Ivanovic doveva far ritenere che quel livello fosse ormai il suo. Ma dall’altra era impossibile non riconoscere che  i picchi di gioco mostrati in diverse occasioni valevano posizioni in classifica molto superiori.

E finalmente nel 2014 qualcosa di diverso è realmente accaduto. Per quanto riguarda la stagione dei tornei WTA Ana è risultata una delle migliori giocatrici, e questo le ha consentito di compiere un balzo in avanti in classifica davvero significativo: numero 5 del ranking, 6 finali, 4 vittorie e un rendimento quasi sempre molto elevato.
Invece per quanto riguarda gli Slam non è riuscita a esprimersi con la stessa efficacia.

Ma rimane il fatto che, a confronto con le ultime stagioni, quella appena conclusa è stata straordinariamente positiva, e credo vada interpretata come una svolta nella carriera di una giocatrice che sembrava essersi persa nei problemi psicologici e per questo non riusciva a esprimere tutto il suo potenziale.
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Ecco l’articolo pubblicato il 3 dicembre 2013:

Le 16 stelle WTA: quanto vale Ana Ivanovic?

Quando penso agli ultimi anni di Ana Ivanovic, diciamo dal 2011 in poi, ho come l’impressione di avere arbitrariamente fermato lo scorrere del tempo, sempre in attesa che succedesse qualcosa di speciale, nel bene o nel male: una grande vittoria oppure, al contrario, perfino il ritiro. E nell’attesa di quell’evento speciale, nel frattempo era come se mi rifiutassi di prendere atto dei suoi risultati.
Mi rendo conto di avere iniziato con un ragionamento criptico. Chiedo scusa, ma la spiegazione al concetto qui sopra è un po’ complessa, e per renderla chiara devo cominciare da lontano.

Dato che non mi fido della mia memoria, per scrivere questo articolo sono andato a riguardare nel dettaglio le sue stagioni, torneo dopo torneo; mi ha colpito la distribuzione temporale delle diverse fasi della sua carriera nella WTA. Schematizzo a grandi linee:

– 2005 – 2007: esordi e primi successi
– 2007 – 2008: apice: raggiunge tre finali Slam
e ne vince una (giugno 2008)
– 2008 – 2010: primi segni di cedimento e crisi profonda
– 2011 – 2013: parziale recupero e assestamento
attorno alla 15ma – 20ma posizione

In pratica Ivanovic è arrivata abbastanza rapidamente ai vertici, con una marcia non straordinariamente travolgente (non ha mai fatto meglio delle 14 sconfitte per anno), ma comunque solida; e, vista la giovane età, non sarebbe stato assurdo ipotizzare il suo consolidamento a grandi livelli.
Quando vince il Roland Garros, alla cerimonia di premiazione riceve la coppa dalle mani della tri-campionessa uscente, Justine Henin. Situazione strana, ma resa possibile dal fatto che da qualche giorno Justine si è ritirata. Spazio alle più giovani.

Con i punti dello Slam vinto, il lunedì successivo raggiunge il primo posto del ranking.
Qual è lo spessore tecnico di quel primato? Ivanovic è arrivata in cima al mondo del tennis senza mai avere vinto contro Henin e Serena (5 sconfitte complessive, un solo set raccolto). Ma ha battuto regolarmente Kuznetsova (allora stabile top 5), un paio di volte Mauresmo e Sharapova; e una volta Venus.
E poi in fondo ha solo vent’anni, e tutta una carriera davanti.

Non so chi quel giorno a Parigi avrebbe potuto immaginare quanto rapidamente sarebbe cambiato lo scenario.
Nel giro di qualche settimana Ana comincia ad andare incontro a controprestazioni sempre più frequenti; sconfitte ai primi turni contro avversarie sulla carta ben più deboli, che le fanno perdere posizioni, fino a che cade in una crisi profonda.
Il computer, inesorabile, certifica: 65ma il 12 luglio 2010.

Con orgoglio cerca di invertire la rotta, rifiuta di gettare la spugna (e diventare una nuova Kournikova, visto che guadagna molto di più con la pubblicità che con i premi); riesce a collocarsi con una certa stabilità a ridosso delle prime dieci.

In sostanza, da più di tre anni è cominciata l’attuale fase di carriera: i tornei si susseguono, e questo periodo è diventato temporalmente il più esteso di tutti.
Ma, per quanto mi riguarda, è dal 2011 che sospendo il giudizio su Ana Ivanovic. Da quando è cominciato il suo appannamento ho l’impressione che in campo scendano due giocatrici differenti. Ci sono due Ivanovic, e aspetto di vedere quale delle due prevarrà.

La prima Ivanovic ha queste caratteristiche: ha un dritto potente, eseguito con un movimento elegante, efficace sia quando è giocato da destra che dalla posizione anomala. E’ un colpo temuto da tutte le avversarie, che infatti cercano di impegnarla soprattutto di rovescio.
Il rovescio non è certo un colpo debole: fatica un po’ ad organizzarlo in tempi rapidi, ma è comunque un ottimo sostegno al gioco in attesa di poter sprigionare la potenza del dritto.
Ha un bel servizio piatto e potente. In particolare è capace di una prima ad uscire giocata da sinistra che, data la sua altezza, può essere strettissima. Quello è il mio colpo preferito: quando la palla viaggia velocissima e tesa, produce una traiettoria così diretta da sembrare pura geometria.
In risposta è capace di essere straordinariamente reattiva, riuscendo come poche a colpire da dentro il campo contro avversarie che pure hanno buoni servizi.

Considerata la sua corporatura, si muove abbastanza bene, anche se non può difendere in un lungo scambio rincorrendo: quando si deve difendere si affida più al suo notevole allungo e ai colpi in back (sia di dritto che di rovescio) che alla rapidità di gambe.
Non ha un repertorio particolarmente esteso, (gioca la palla corta con una certa parsimonia, né cerca molto la rete), però i fondamentali da fondo ci sono tutti, solidi ed efficaci.

C’è poi la seconda Ivanovic. Se Ana sta giocando contro avversarie deboli, il più delle volte della seconda Ivanovic non c’è traccia.  Si presenta in campo invece quando sta giocando contro le forti e la tensione sale; molto spesso fa la sua apparizione quando la partita è cominciata bene e si trova avanti nel punteggio.
Questa giocatrice è quella che non sa fare il lancio di palla: troppo a destra o troppo avanzato. Dopo un po’ di rinunce, siccome non è possibile che per ogni rimessa in gioco si lanci la palla all’infinito, si trova obbligata a colpirla in qualche modo, inseguendola in aria come se invece di una racchetta avesse in mano un acchiappafarfalle.

Gioca il dritto contratta, lo strappa; tatticamente non sa aspettare il momento giusto per spingerlo, sparando il tutto per tutto alla prima occasione, anche quando il rischio è eccessivo. Non ha il giusto timing sul rovescio, spesso la fretta la porta ad anticipare la chiusura sulla palla con il risultato di affossarla in rete, o al contrario di ritardarla e buttarla lunga.

Mi fermo: è chiaro che il mio è un paradosso; ma davvero secondo me Ana è una giocatrice che ha dentro di sé una componente autodistruttiva al limite della schizofrenia tennistica.

(Ci tengo a sottolineare che con questi ragionamenti non mi permetto di giudicare la persona, le mie riflessioni sono limitate alla giocatrice, allo spazio del campo da tennis).

Non so se avete mai visto quei brevi filmati che la WTA organizza ponendo a più giocatrici la stessa domanda. Si tratta di argomenti leggeri, con risposte altrettanto leggere, del tipo: “Quale cantante preferisci? Quale attore?” Interviste flash che in pochi secondi si vedono e in pochi secondi si dimenticano.
A me però è rimasta impressa una risposta di Ivanovic alla domanda: “Se non fossi diventata una tennista cosa avresti voluto fare?”  Risposta di Ana: ”La psicologa”.
Purtroppo non sono riuscito a ritrovare il filmato in questione; ho però recuperato qualcosa di simile (di 2-3 anni più vecchio), in cui mostrava già interesse per la materia:

Forse sto facendo deduzioni banali, ma sono portato a ipotizzare che coltivando l’interesse per la psicologia, Ivanovic speri, più o meno consapevolmente, di trovare la soluzione ai suoi problemi in ambito tennistico. Anche perché per il momento nessun consigliere o allenatore (e ne ha cambiati davvero tanti negli ultimi anni) si è rivelato un aiuto capace di guarirla.

Se non ci riescono gli altri, mi sembra comprensibile che cerchi la riposta in prima persona. E sono convinto che ci provi davvero con tutte le sue forze: dopo le sconfitte, anche nei momenti più bui, non rinuncia all’autocritica e all’introspezione. Qui dopo la sconfitta al primo turno contro K. Bondarenko, agli US Open 2009:

Ormai siamo nell’imminenza della stagione 2014.
Dopo avere aspettato a lungo per capire chi avrebbe prevalso tra la Ivanovic sicura e vincente del 2008 e quella incerta e disastrosa del 2010, sono quasi convinto che il tutto si risolverà in un pareggio; un equilibrio dignitoso, che però appare una specie di limbo terribilmente frustrante per chi ha saputo raggiungere i vertici della propria disciplina. Forse è venuto il momento di prendere atto della situazione; lo dice il computer ormai da diversi anni: Ana vale l’attuale classifica.

Ma completamente definitivo non voglio essere; da appassionato di tennis, voglio avere ancora un ultimo dubbio, un piccolo spazio alla speranza. Perché una giocatrice come la Ivanovic versione 2007-2008 sarebbe un arricchimento per tutto il tennis femminile. E non stiamo parlando di una ipotesi di campionessa, o di una tennista virtuale: come testimonia l’albo d’oro del Roland Garros, quella giocatrice è esistita davvero.

 Ivanovic ranking

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