WTA, le migliori al mondo: 2. Maria Sharapova

Al femminile

WTA, le migliori al mondo: 2. Maria Sharapova

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TENNIS AL FEMMINILE – Nel 2014 Maria Sharapova ha portato a cinwue il numero di Slam vinti, bissando il successo al Roland Garros, e confermandosi giocatrice di grande affidabilità. Per il 2015 dovrà provare a sfatare il sortilegio degli anni dispari.QUI la presentazione dei sedici articoli.

Gennaio 2015

2014: anno pari e quinto titolo Slam per Maria Sharapova.
Da quando ha vinto Wimbledon nel 2004, Sharapova negli anni pari ha sempre vinto un Major, ad eccezione del 2010, quando ancora stava cercando la condizione migliore dopo l’operazione alla spalla:

2004 Wimbledon
2006 US Open
2008 Australian Open
2012 French Open (e career Slam)
2014 bis a Parigi

E così possiamo dire che le difficoltà del 2013 sono definitivamente superate. L’articolo che troverete di seguito fa riferimento ai problemi alla spalla che l’avevano fermata nella seconda parte della stagione e anche alla decisione del cambio di guida tecnica.
Devo dire la verità: per quanto mi riguarda le uniche incertezze che potevo avere su di lei derivavano da problemi fisici, perché ormai sul resto credo che si possa scommettere ad occhi chiusi.
Da diversi anni Sharapova dimostra di avere imparato a gestirsi alla perfezione, riuscendo a seguire tutte le attività extratennistiche per cui è richiestissima senza che queste penalizzino la parte sportiva vera e propria.

La collaborazione con Hogstedt è stata sostituita da quella con Groeneveld, ma non mi pare che ci siano stati particolari cambiamenti. Personalmente ho continuato a vedere la “solita” Sharapova; e con solita intendo una giocatrice in grado di arrivare in fondo a tutti i tornei, e che molto raramente perde le partite che contano.

Se valuto l’attuale panorama delle prime al mondo a mio avviso Maria è la giocatrice più affidabile di tutte. Per batterla, se non ha problemi fisici, bisogna proprio giocare bene, perché altrimenti lei molto difficilmente scende sotto un certo livello. In questo secondo me è ancora più consistente di Serena, che dispone di picchi di gioco superiori, ma che a volte va incontro a giornate no che viceversa Sharapova non vive.

Per questo mi pare impossibile non sia di nuovo tra le giocatrici di riferimento anche per il 2015. Anno che magari potrebbe diventare quello giusto per sfatare finalmente il sortilegio degli anni dispari.
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Ecco l’articolo pubblicato il 23 dicembre 2014:

Le 16 stelle WTA: Maria Sharapova

Per le giocatrici del circuito WTA novembre e dicembre rappresentano il periodo di riposo e di preparazione in vista della nuova stagione. Normalmente dovrebbero essere le settimane più tranquille dell’anno: recupero e allenamento per ricaricare le pile e iniziare con nuove energie i dieci intensi mesi di tennis che seguiranno.
Ma per Maria Sharapova gli ultimi mesi sono stati qualcosa di diverso, e di più importante: innanzitutto sono stati di convalescenza dopo il guaio alla spalla destra che l’ha costretta a saltare la parte conclusiva della stagione. Uno stop non da poco, che le ha impedito di giocare lo Slam americano: in pratica Maria si avvia a cominciare la terza fase della sua carriera, una vita tennistica in cui il doppio problema alla spalla (operazione nel 2008 e ricaduta nel 2013) per molti aspetti ha fatto da spartiacque.
Le notizie di questi giorni parlano di guarigione soddisfacente, e sembra che Sharapova possa riprendere a giocare a tennis senza subire strascichi nella nuova stagione.

Ma anche se la ripresa sarà normale e completa (e tutti se lo augurano) di sicuro non si può dire che tutto sarà come prima. Perché questi mesi per Maria sono anche stati mesi di cambiamenti tecnici.
Sharapova prima ha abbandonato Thomas Hogstedt. l’allenatore con cui era ritornata ai vertici (di nuovo al numero uno del ranking e Career Slam con la vittoria al Roland Garros). Poi è passata alla collaborazione con Jimmy Connors, che però è durata un solo match (il tempo della sconfitta con Sloane Stephens a Cincinnati, quando i problemi alla spalla erano già emersi). Infine ha preso la decisione definitiva, scegliendo di lavorare con Sven Groeneveld.

Il mutamento di guida tecnica rende particolarmente interessanti i prossimi tornei: personalmente sono curioso di vedere se cambierà qualcosa nel gioco di Sharapova, o se invece tutto rimarrà sostanzialmente come prima. A me piacerebbe vedere qualcosa di diverso perché, come sempre, la novità è stimolante; ma, razionalmente parlando, non sono sicuro che eventuali cambiamenti possano essere vantaggiosi. Secondo me, infatti, il team Sharapova-Hogstedt aveva costruito un tipo di tennis straordinariamente logico, quasi scientifico, in cui ogni scelta tattica aveva un senso preciso, perfettamente adeguato alle caratteristiche di Maria.

Sharapova ha un fisico per cui comandare il gioco il più possibile risulta la scelta più adatta, e ogni colpo deve essere funzionale a quell’obiettivo: a partire dal servizio, non solo con la prima palla, ma anche con la seconda.
Non a caso Maria, tra le giocatrici di vertice, è quella che ha meno differenza di velocità media tra prima e seconda: un po’ perché preferisce utilizzare quasi sempre lo stesso tipo di servizio (una battuta potente non troppo lavorata) ma soprattutto perché anche sulla seconda il suo scopo rimane sempre quello di prendere immediatamente il comando dello scambio. Meglio quindi commettere qualche doppio fallo in più piuttosto che ritrovarsi nella condizione di farsi attaccare dalla risposta dell’avversaria.

Ugualmente per lei è fondamentale rispondere sempre in modo aggressivo, perché anche nei turni di risposta le conviene cercare di prendere immediatamente il sopravvento nel gioco. Nel giro di qualche colpo il punto va concluso, a suon di dritti o (meglio ancora) di rovesci, colpi dalle traiettorie tese, alla ricerca della parte aperta del campo o del contropiede. E infine non va cercata la rete, perché per le sue caratteristiche è meno redditizia della conclusione da fondo.

In sostanza: poche, chiare, premesse tecnico-tattiche da non cambiare in alcun caso perché qualsiasi alternativa sarebbe meno conveniente: significa entrare in campo con una sicurezza di idee che facilita la concentrazione, ma anche con il dovere di non farsi demoralizzare in caso la partita si metta male, perché un” piano b” non è contemplato.
Ci vuole una una costante applicazione mentale alla ricerca della massima intensità: e spesso Sharapova ha dimostrato di saperla mettere in campo.

Dopo la vittoria al torneo di Stoccarda 2012, avevo scritto un articolo che cercava di analizzare le scelte di gioco di Maria, e rimando a quel pezzo per maggiori dati e approfondimenti.

Ma torno ad allora anche perché secondo me quella settimana tedesca è stata significativa sotto altri aspetti. La prima ragione è che a mio avviso la serie di partite disputate a Stoccarda 2012 è stata la migliore della Sharapova post-operazione.

https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=1qjs91lahqs

E’ vero che poi Maria ha vinto lo Slam su terra battuta, ma il livello di gioco di quella settimana secondo me era stato ancora più alto, con match molto spettacolari condotti con una intensità impressionante. La seconda ragione è che in quel torneo erano presenti tutte le migliori tranne Serena Williams, che in quella fase non sembrava ancora avere messo tra i suoi obiettivi primari le vittorie sul rosso.
Di lì a qualche settimana, a Parigi, Maria avrebbe confermato tutte le impressioni positive (era reduce anche dalla vittoria a Roma su Li Na) vincendo lo Slam, ottenendo il numero uno del mondo e candidandosi come possibile leader del movimento femminile. Se non su tutte le superfici, quanto meno sulla terra battuta.

In quello stesso Slam, Serena conosceva una bruciante sconfitta, perdendo al primo turno un match drammatico ed emotivo contro Virginie Razzano.
Con il senno di poi possiamo dire che proprio quella sconfitta è stata forse il punto di svolta per Serena: dopo Parigi è nata la collaborazione con Patrick Mouratoglou che, da francese, potrebbe avere avuto un peso significativo nella programmazione 2013, in cui il Roland Garros era tra gli obiettivi principali. Una scelta che ha finito per entrare in conflitto con la supremazia sul rosso che Maria si era appena costruita.

Da allora tra le due giocatrici la rivalità si è acuita, con un contorno fatto anche di piccoli conflitti personali extratennistici.
Ecco, tenendo presente i nuovi rapporti tecnici e caratteriali nel circuito, forse è possibile ipotizzare che Maria decida di non accontentarsi del gioco in “versione Hogstedt”, ma possa pensare a qualcosa di differente. Perché quel gioco si è rivelato vincente, ma non vincente a sufficienza da consentirle di contrastare Serena. E a me Sharapova, come tutte le campionesse, non sembra il tipo che sia facilmente disposta ad accettare di essere seconda a qualcuno: questa è la mentalità di qualsiasi atleta di vertice, altrimenti difficilmente si riesce ad emergere.
In più nel caso del rapporto Serena / Maria mi pare che ci sia un po’ di pepe determinato da due caratteri che non si prendono molto.
Un esempio? Alla domanda su quale sia l’avversaria più forte mai affrontata in carriera tutte le giocatrici di vertice rispondono Serena.

Ma non Sharapova, che preferisce citare Monica Seles.
Ricordare Monica Seles all’ultimo anno di carriera, affrontata quasi da bambina, mi pare una scelta spiazzante. Per certi aspetti trovo la risposta geniale: perché nessuno può mettere in dubbio il valore di Monica; e così, che forse è quel che più conta, il nome di Serena non è stato pronunciato.
Voi siete convinti della risposta? Io certezze non ne ho, e nella testa di Maria non sono in grado di entrarci. Magari mi sbaglio, ma, ho l’impressione che siano in pochissimi quelli che possono sapere con sicurezza cosa pensi veramente.

La straordinaria capacità di Sharapova è che, pur essendo costantemente sotto i riflettori, ben difficilmente dice qualcosa di sbagliato o di non credibile. E penso che sia una prova di intelligenza non da poco: la diplomazia è una difficile arte, ancora più difficile se la si deve praticare a vent’anni, ogni giorno della propria vita, di fronte ai media che non aspettano altro che un passo falso.

Inutile dire quanti ammiratori abbia la tennista più pagata e ricercata dai pubblicitari di tutto il mondo; e però non mancano anche i suoi detrattori.
Per quanto possano non amarla, sono convinto che anche i suoi più fieri “antipatizzanti” non potranno esimersi dal riconoscerle un carattere ed una volontà fuori dalla norma. Non tanto per le sue traversie da giovanissima: la voglia di riscatto è una spinta potente per dare il meglio di sé. No, secondo me le maggiori prove di carattere Maria le ha fornite dopo, quando era già la sportiva più pagata del pianeta. Non si supera un infortunio come quello che ha subito, e non si rimane ai vertici di un movimento per dieci anni, se non si dispone di una caparbietà eccezionale.

Probabilmente in campo Sharapova non dispone di un piano b; ma nella vita potrebbe tranquillamente scegliere di fare altro: fuori dal tennis un piano b lo avrebbe a disposizione in qualsiasi momento e certo il suo status in termini di fama e di guadagni non ne risentirebbe granché.
Invece Maria continua a misurarsi, giorno dopo giorno, come agonista; e questa è la scelta più impegnativa e coraggiosa che possa fare, perché quando si affrontano le avversarie dentro il rettangolo di gioco, i soldi e la popolarità non garantiscono nemmeno un quindici.

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