Il nuovo Federer contro i soliti noti (Piccardi), Navratilova alla sfida più difficile (Valesio), Il Grande Slam nel Futuro (Mancuso)

Rassegna stampa

Il nuovo Federer contro i soliti noti (Piccardi), Navratilova alla sfida più difficile (Valesio), Il Grande Slam nel Futuro (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Nishikori l’onore dell’Asia

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 19.1.2015

 

Con il ritiro di Na Li (che diventerà mamma) il peso del continente è tutto sulle sue spalle dl Stefano Semeraro «Nishikori? F uno dei pochi tennisti per cui pagherei il biglietto». Lo dice Andre Agassi e i padroni del tennis sperano che lo pensino anche i 4,4 milioni di abitanti di quell’enorme mercato che chiamiamo Asia. Una grossa mano alla popolarità del gioco nel paese del Sol Levante e negli immediati, sconfinati dintorni l’ha ovviamente data la cinese Na Li, che dopo essere diventata la prima asiatica ad agguantare uno Slam nel 2011 a Parigi l’anno scorso ha timbrato anche “The Slam of Asia-Pacific” arrivando a n. 2 del mondo. Da almeno un decennio gli australiani hanno infatti intuito il business e capito che il modo migliore per evitare in futuro di farsi scippare il gioiello da draghi e samurai non è fare appello alla tradizione, ma mettere mano al marketing. Da qui una po- «Ora in Giappone mi riconosce un sacco di gente ma io non voglio essere famoso» litica molto “inclusiva; con tanto di torneino per assegnare due delle wild card degli Aussie Open organizzato a Shenzhen, da cui sono usciti vincenti la cinese di Taiwan Kai-Chen Chang e il cinese Ze Zhang. Cioè una delle 9 giocatrici dell esi emo Oriente presenti nel tabellone femminile (6 cinesi, 2 giapponesi, 1 di Taiwan) e uno dei 7 orientali (8 se contiamo anche l’indiano Bhambri a fianco di 4 giapponesi, due taiwanesi e un cinese) di quello maschile. Na Li quest’anno non sarà però della partita. Si è presentata a Melbourne infagottata in un camicione pre-maman (pare sia al quinto mese) e le hanno anche dedicato una statua da Madame Tussauds – ma si è ormai ritirata da mesi, lasciando aperta la successione. In attesa che Na partorisca il futuro Federer made in Pechino, Analista agli ultimi US Open, attuale n.5 per Agassi è uno dei padri per i quali pagare il biglietto tutta la responsabilità di alimentare il vento dell’Est grava dunque sulle spalle non sempre robustissime di Kei Nishikori, il n. 5 del mondo e finalista a sorpresa degli ultimi Us Open (dove sconfisse Novak Djokovic) che in patria da settembre ha scatenato una virulenta Kei-mania. E che stanotte – con un po’ di tremarella – se la vedrà all’esordio con quella bestiaccia di Almagro. «Un sacco di gente adesso mi riconosce in Giappone – ha ammesso Kei – e anche un sacco di gente negli Usa. Ma io non voglio essere famoso, cercherò solo di dare il meglio». Nishikori, il primo asiatico di sempre a raggiungere una finale Slam, è finito anche sulla copertina dell’edizione asiatica di “rime” che sarà da oggi in edicola. Come profeta del tennis, infortuni a parte, ha solo un problema: in Giappone lo considerano uno yankee. «Per una questione di cultura gli asiatici non hanno l’autostima degli americani», spiega Nishikori stesso. «Io sono giapponese ma essendo vissuto tanto negli States (in Florida da quando aveva 14 anni – ndr) sono cambiato come persona. Amo il Giappone, lo considero casa mia, ma non riesco mai veramente a rilassarmi quando ci torno»…..

 

Pennetta e Giorgi, derby che arriva troppo

 

Claudia Faggioni, il corriere dello sport del 19.1.2015

 

«Che peccato il derby al primo turno!». A parlare è Barbara Rossi, ex giocatrice, oggi allenatrice e voce tecnica di Eurosport, in un’analisi delle chance delle azzurre impegnate agli Australian Open. Riflettori puntati sul derby tricolore tra Flavia Pennetta e Camila Giorgi, opposte nella notte italiana in un primo turno che promette emozioni. «È proprio un peccato, perché entrambe puntavano ad andare avanti – sostiene la Rossi – La Giorgi l’anno scorso è stata molto continua nei tornei, ma negli Slam ha raccolto pochi punti Quest’anno vuole essere protagonista La Pennetta, dal canto suo, è una giocatrice che si sa gestire. Ha molti problemi fisici, un polso sempre da controllare, ma negli Slam dà tutta se stessa. Sarà una partita bella da vedere». Con nove anni di differenza tra le due, si tratta di un vero e proprio scontro generazionale. «Flavia con il tempo è diventata molto brava a modificare il proprio gioco a seconda della situazione, della giornata e dell’avversaria. Camila invece ha un suo gioco che deve funzionare dall’inizio alla fine. Se funziona, è difficile affrontarla, perché è molto rapida e non permette variazioni. Quando mette i colpi non le riescono al meglio, per lei diventa complicato trovare un piano B». Tra le altre, l’Italia spera in una rinascita di Francesca Schiavone, dopo un 2014 alquanto negativo. «Francesca è in cerca di riscatto – ha detto la Rossi, prima allenatrice dell’azzurra – Le auguro di ritrovare la vittoria, la serenità e il sorriso. Ritiro? Non penso voglia ritirarsi giocando il peggior tennis della sua carriera. Vuole uscire a testa alta»….

 

Il nuovo Federer contro i soliti noti

 

Gaia Piccardi, il Corriere della Sera del 19.01.2015

 

 

C’è un ragazzino svizzero di 33 anni, nato (ahinoi) ad appena 30o chilometri dal confine con l’Italia, che vorrebbe mettere le mani sull’Australian Open al via down under, dove la stagione del grande tennis ricomincia rimescolando le carte ma non i sentimenti. Ha 16 stagioni di professionismo alle spalle, non c’è centimetro quadrato di campo dell’orbe tennis acqueo che non abbia calpestato nella traiettoria di palla che non abbia esplorato. Ha 17 titoli Slam in bacheca (più tutto il resto) ma viaggia incredibilmente leggero: «Non so se ho mai giocato così bene in vita mia…». Si potrebbe provare — per una volta — a raccontare Roger Federer senza l’enfasi che la sua leggenda si porta dietro con sé. Si è tolto lo sfizio della Davis, a Brisbane ha tagliato il traguardo delle mille vittorie, a Mel-boume si è presentato a ranghi compatti — coach Luthi, guru Edberg, moglie Mirka — presentando al mondo i gemellini Leo e Lenny, otto mesi, le creature che insieme a Myla Rose e Charlene Riva lo tengono giovane, così giovane da avanzare pretese sul primo Slam stagionale. «L’anno scorso uscivo dai problemi alla schiena e mi presentai in Australia con una nuova racchetta, più grande, e Stefan Edberg, per cercare di dare nuovi stimoli al mio tennis. Non sapevo bene cosa aspettarmi, non avevo certezze. Mi ci è voluto un po’ per ingranare. Oggi è tutto più tranquillo. Ho vinto a Brisbane, mi sento molto sicuro di me: servo con più forza e regolarità, la mia concentrazione è al top, il mio rovescio funziona meglio di quanto non abbia mai fatto in passato. Sto giocando benissimo, forse il miglior tennis della mia carriera». Se il tennis non sembra pronto a consegnarsi, mani e piedi, nelle grinfie della nuova generazione (Raonic, Nishikori, Dimitrov, più i giovani Thiem, 21 anni, Kyrgios, 19, Coric, 17), il primo dei Fab Four che potrebbe lasciarci la pelle è quel che resta di Rafa Nadal dopo sei mesi di assenza in bacino di carenaggio (infortunio al polso e alla schiena, più appendicite): «Non mi sento pronto per vincere, per ora ho la sensazione di essere ancora lontano da un normale livello di gioco» ha detto Rafa, schietto e diretto come sempre, puntando le ambizioni stagionali sul torneo che gli appartiene dal 2005, il Roland Garros. Dal 2006, con l’eccezione dell’Open Usa 2oog (vincitore Del Potro, che è tornato nel circuito ma si è ritirato dall’Australian Open per I soliti problemi al polso), tutti gli Slam sono rimasti nel perimetro del quadrato magico Djokovic-Federer-Nadal-Murray. Poi, l’anno scorso, sono successe due cose: la sorpresa Wawrtnka a Melbourne (ma confermarsi è più difficile che fare un exploit singolo) e la rivoluzione Cilic a New York (il croato ha dato forfeit per il mal di schiena). È possibile che nel 2015 assisteremo a qualche piccolo terremoto, ma la più clamorosa scossa di assestamento potrebbe essere il ritorno di Roger Federer al numero i del mondo: per riuscirci già a Melbourne, lo svizzero dovrebbe vincere il torneo e Djokovic, fiaccato da un’influenza gastrointestinale, uscire di scena prima degli ottavi di finale. L’approccio virtuoso di Roger al tennis, la sua insostenibile (per gli altri) leggerezza dell’essere, la progressione costante («Negli anni sono sempre migliorato») ne fanno un’evoluzione della specie-tennista che è impossibile non considerare tra i favoriti dello Slam australiano. «Quando ero giovane, mi allenavo senza pensare alla fatica. Con l’esperienza, poi, ho capito cosa mi serve per arrivare in forma a un torneo. Ho 33 anni, molte cose sono cambiate…». Meno di quelle che pensi, Ruggero. Buon torneo.

 

Int. A Wawrinka «Spero di essere degno delle aspettative che il pubblico ha nei miei confronti»

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 19.1.2015

 

L’uomo dei dubbi, capirete, non ha alcuna intenzione di annunciare al mondo che tornerà a vincere lo scudetto. Ne ha già vinto uno, in silenzio, e conosce la via che a esso conduce. Ma anche le regole che la governano. Alzare la cresta, anche solo per ricordare che questi campi sono parte dei suoi attuali domini, annessi un anno fa con una campagna tennistica a dir poco mirabolante (caddero ai suoi piedi i primi due del mondo, se vi sembra poco), indurrebbe la concorrenza a compattarsi. E poi, lui non è il tipo… Se ne va con la sua maglietta fuori ordinanza, più arancione che rossa, la scritta Stan The Man a rimbalzare su un fisico che non ha mai conosciuto la magrezza spiritata di un Djokovic, e a suo modo sembra felice. Le vada o no, Wawrinka, è lei il campione In carica. «Figuratevi, è una felicità assoluta, quasi pura… Ma il segreto è non pensarci troppa spesso, né troppo a lungo. Il piace-re dei ricordi si alimenta anche cosí, non credete?». Un anno particolare, il suo 2014… «Un anno pazzo. Uno Slam, un Masters 1000 a Montecarlo, e la Davis. Ma anche i soliti alti e bassi. Alla fine, numero quattro del ranking una bella soddisfazione. Ma ora è tutto azzerato, si ricomincia da capo. Quel che è stato lo porto con me, ma non conta moltissimo». A sentirla, non sembra che sia cambiato granché, per lei. o Non molto, infatti. La convinzione di potermela giocare esisteva già prima…Avrà il pubblico dalla sua parte. Gli appassionati hanno sempre un occhio dl riguardo per il campione… «Allora è perfetto per me. Mi piace l’idea, spero che abbiate ragione. Ma occorre giocare bene, per esserne degni. Sarà la mia prima volta in questi panni. La verità? Non ci sono stato molto a riflettere, e spera di non farlo ora, che me lo avete fatto notare… L’obiettivo è vincere le prime partite. Più vinco più il mio gioco potrà migliorare»….

 

Navratilova alla sfida più difficile

 

Piero Valesio, tuttosport del 19.1.2015

 

 

Prepariamoci a scrutare il volto di Martina. A osservarne le rughette che il tempo ha depositato sul suo volto senza però modificare quell’ovale unico, così poco convenzionale, che forse non si è mai scrollato del tutto di dosso quel velo di triste a così cortina-di-ferro che la contraddistingueva in gioventù Il volto della Navratilova ci farà aorn pagaia nei prossimi giorni e sarà il benvenuto: così come, via via, ci siamo ritrovati come compagni di cammino Stefanello Edberg John McEnroe, Goran Ivanisevic, Magnus Norman, Boris Becker e altri. Possessori di volti che hanno lasciato segni profondi nella storia del tennis e che ad un certo punto della loro carriera, per nostalgia, spirito di avventura, bisogno di soldini o quant’áltro, sono ricomparsi sulle tribune del circus dopo annidi anonimato o quasi. Amelie Mauresmo bene o male non è mai scomparsa dalla circolazione; il rivederla in questi tempia osservare il suo pupillo Murray non suscita sorprese, se non l’accorgersi ancora una volta che smettere di giocare a tennis contribuisce a ingentilire i tratti delle signorine che hanno trascorso gran parte della loro giovinezza su un rettangolo di cemento. Ma quando Lendl si materializzò nel box dello scozzese tanta fu la curiosità per la riapparizione di quel volto severo ma conturbante. La Navartilova dal tennis ufficiale non è mai uscita veramente. Ora però, essendosi caricata sulle spalle la responsabilità di trasformare la maestrina Radwanska, anche Martina sarà compagna degli appassionati di tennis durante le dirette dall’Australia. Sarà per lei un ritorno ad un ruolo ufficiale. Martina ama le imprese impossibili: donna intelligente dalla vita impetuosa e dalle scelte spesso coraggiose (recentemente si sposata negli Usa con Julia Lemigova) si trova di fronte alla sua sfida forse più difficile: fare di Agnese Radwanska una giocatrice più estroversa, meno geometrica, anche più coinvolgente sul piano mediatico. Impresa che alla polacca non è riuscita nemmeno quando si è tinta di biondo il crine e si è fatta fotografare nuda circondata da palline da tennis. Non sarà facile per Martina: ma se non ci riuscirà lei che è stata la divina del serveevolley, cioè dello schema più rischioso e affascinante che esista nel tennis, chi potrebbe mai farcela?

 

Il Grande Slam riparte da Melbourne: tutti contro Nole

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 19.1.2015

 

Un montepremi di 40 milioni di dollari australiani (oltre 28 milioni di euro, 2,1 ai vincitori), 3 campi con tetto scorrevole, un’organizzazione perfetta e spazi immensi. Gli Australian Open cominciati nella notte italiana si confermano all’avanguardia. Melbourne Park è un gioiello con 24 campi disposti su 20 ettari immersi nel polmone verde della city commerciale lungo il fiume Yarra. Qui il concetto di spazio o distanza è relativo. Se chiedete a un australiano come raggiungere una delle mete più frequentate dai vacanzieri, i 12 Apostoli, maestosi pilastri di pietra calcarea alti 15 metri che si innalzano dall’Oceano Australe lungo la Great Ocean Road, vi risponderà che sono a un tiro di schioppo: in realtà distano oltre 200 km da Melbourne. Ma qui si corre ad un’altra velocità. Mentre gli altri Slam restano indietro (Roland Garros e US Open sono in attesa di un tetto sul campo principale, solo il Centre Court di Wimbledon ne è già provvisto), a Melbourne vanno spediti incontro al futuro. Da quest’anno, dopo la Rod Laver Arena e la Hisense Arena, anche la nuova Margaret Court Arena da 7.500 posti ha il suo tetto utilizzabile in caso di pioggia o di caldo torrido: color rame, si apre e si chiude in meno di 5 minuti e il suo design richiama un ventaglio. La novità fa parte del ma d-progetto di oltre 350 milioni per rinnovare Melbourne Park il 13 febbraio Laura Pausini si esibirà in concerto nel nuovo impianto. INTERROGATIVO SERENA Nelle prossime 2 settimane, però, ci sarà spazio solo per il tennis: il primo Slam del 2015 si annuncia più incerto che mai. Nel torneo femminile non c’è una grande favorita: Serena Williams, lenta e distratta a Perth nella Hopman Cup, non sembra invulnerabile. La campionessa americana va per i 34 anni: come Federer, certo, ma King Roger non ha mai avuto infortuni seri e ha sempre condotto vita da atleta. Serena no, le avversarie lo hanno capito e sono pronte a colpirla. A cominciare da Maria Sharapova, che vincendo il titolo potrebbe scavalcarla e diventare n.1.

 

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