Australian Open, parola a Bottazzi: Roger Federer vittima della sindrome del "dominatore-perdente"

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Australian Open, parola a Bottazzi: Roger Federer vittima della sindrome del “dominatore-perdente”

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Nel match contro Andreas Seppi, Roger Federer ha collezionato migliori percentuali di punti vinti al servizio, alla risposta e peggio ancora di punti vinti nell’intera partita, ma è riuscito incredibilmente a perdere. Il colpo quasi imparabile del mio compagno di telecronache Dario Puppo e i miei favoriti per il titolo

I campioni sono i magnifici interpreti dell’arte del tennis che esprimono attraverso il loro grande talento. Il talento, come l’intelligenza, si manifesta in modi diversi come suggerisce il famoso scienziato e psicologo americano Howard Gardener nel suo libro intelligenze multiple. Di fatto, l’altoatesino Andreas Seppi ha compiuto sulla Rod laver Arena di Melbourne il suo capolavoro artistico assoluto che ne immortala la carriera. Seppi ha battuto sua Maestà Roger Federer. King Roger ancora una volta è stato vittima della sindrome del “dominatore-perdente” che spesso lo ha accompagnato nella sua leggendaria carriera. Una sindrome presto spiegata. Il giocatore che ha migliori percentuali di punti vinti al servizio, alla risposta e peggio ancora di punti vinti nell’intera partita, riesce incredibilmente a perderla. Tuttavia, nel caso di Federer, questo rappresenta un fattore di mediazione democratica nella distribuzione divina di dote e genio da parte della dea del talento perché se Roger avesse avuto anche il fattore “K” (killer), avrebbe vinto ben più di venti slam. Da segnalare inoltre un fatto, a mio parere, di grande rilevanza che riguarda la sportività di Roger nell’accettare la sconfitta con Seppi col sorriso cavalleresco che solo le grandi figure della storia hanno saputo esprimere nelle loro giornate storte. Atteggiamento palesato durante la stretta di mano a fine match.

Volto pagina e passo alla sesta nottata consecutiva di telecronache in compagnia del mio compagno di turno Dario Puppo. Durante la partita tra la spagnola Garbine Muguruza e la svizzera Timea Bacsinszky di evidente origine est europea, mi trovo a parare la bordata di Dario. “La Bacsinszky viene dalla Transilvania, suo padre faceva il dentista”. Orbene, con fatica e applicazione ho dovuto trattenere e respingere una crisi di riso incontrollabile. Confesso di aver temuto il peggio. Tuttavia, dopo lo scampato pericolo tutto è filato via liscio come l’olio, anche perché aver come compagno di telecronache Dario Puppo è un’esperienza piacevole quanto divertente.

In conclusione, arrivati a questo punto del torneo, azzardo i miei favoriti per il titolo. A parte gli ovvi Nole e Serenona che non ho voglia di menzionare, nel maschile vedo brillare la stella di Murray, anche se suggestiva sarebbe una vittoria del giovane canguro Kyrgios. Nel femminile invece, propendo per la bielorussa Azarenka, sognando la canadese Bouchard.

 

Luca Bottazzi

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