Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 7

(S)punti Tecnici

Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 7

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A lezione di gioco al volo da Mark “Scud” Philippoussis, con la collaborazione di Henri Leconte

Domenica di mezzo agli Australian Open 2015: tabelloni di singolare allineati agli ottavi di finale, dei quali si giocano oggi le parti basse dei draw maschile e femminile. Sempre meno giocatori in gara, sempre più spazio per le competizioni “collaterali”, dai doppi in tutte le salse, agli junior che iniziano il loro torneo, per arrivare ai veterani e “legends”, che se vengono considerati tali un motivo ci sarà: e di solito è un motivo ottimo, e più che sufficiente a rendere interessantissimo e intrigante il guardarli allenare e giocare.

I campi posteriori numero 16, 17 e 18, come i lettori di questa rubrica ormai sapranno bene, sono stabilmente diventati i miei preferiti, c’è sempre qualcuno di notevole da vedere la mattina pre-apertura cancelli, e se non sono superstar come Sharapova, Williams o Nadal, sono comunque personaggi che contano, come Goran Ivanisevic.

“Chocolate frappuccino” d’ordinanza in mano, passo in sala stampa e mi avvio nel corridoio che porta al mio piccolo “luna park” tennistico personale. A metà strada, incrocio Michael Chang con signora, due bimbi di cui uno in braccio, e bicchierone della Lindt in mano anche lui: con cortesia tipicamente orientale, il campione di Roland Garros 1989 si scansa per far passare me (!), e notando il mio golosissimo e calorico beverone, uguale al suo, mi spara un sorrisone (ebbene sì, io ho visto sorridere Chang), mi fa “that’s good, that’s good, eh?”, e prosegue. Australian Open moments.

Sul campo 18, appena arrivo, sento un bel “ce n’est pas possible!!!!” gridato ad alta voce da Henri Leconte, che sempre più simile – e per questo istrionico e simpaticissimo – a un boss della mala marsigliese, di quelli svelti con il coltello, si sta allenando con il compagno di doppio Mark Philippoussis per il “legends doubles” match, che poi vinceranno, contro Wayne Ferreira e per l’appunto Michael Chang. Leconte a fondo a sparare pallate mancine, Mark a rete ad allenare le volée.

Se c’è qualcuno che può fornire un perfetto esempio della tecnica del gioco di volo questo è senz’altro Mark Philippoussis, scuola australiana classica, costruito per l’erba, e sfortunato finalista 1998 agli US Open e 2003 a Wimbledon (finali perse con due scarsoni, tali Pat Rafter e Roger Federer). Uno dei prerequisiti fondamentali per l’esecuzione di buone volée è l’assoluto controllo dell’assetto braccio-racchetta. Qualunque sia il piano di impatto del colpo, una solidissima postura double-bend (doppia flessione, gomito e del polso) con angoli articolari in prossimità dei 90°, che possono essere “lasciati andare” un attimo solo in rilascio finale del movimento, è imprescindibile per respingere e accompagnare con efficacia palle che arrivano da vicino e velocissime rispetto ai colpi da fondo.

La perfezione delle volée di Mark Philippoussis (foto di Luca Baldissera)

La perfezione delle volée di Mark Philippoussis (foto di Luca Baldissera)

Testa della racchetta bella alta e ad angolo retto rispetto all’avambraccio, gomito basso, mano (e manico dell’attrezzo) lievemente avanti rispetto all’ovale: se ben posizionati con questo tipo di assetto, può tirarvi pure un dritto a tutto braccio Del Potro da sei metri, se impattate la controllate , anzi, la volée quasi “si fa da sola” sfruttando l’energia cinetica della palla in arrivo. Non ci sono altre possibilità, questa postura è un dogma, d’altronde se qualsiasi professionista può avere movimenti di dritto, rovescio e servizio anche molto personalizzati (giustamente! La biomeccanica non è che uno strumento per descrivere e capire le azioni motorie, non un riferimento assoluto), ma la tecnica delle volée – se ben eseguite – è al limite del sovrapponibile tra tutti i campioni, è chiaro che il riferimento è quello.

E concludiamo allora con il nostro amico Mark: nelle due serie di foto di stamattina, sia quelle sopra l’articolo (da sinistra a destra, step di posizionamento, preparazione, accompagnamento) che quelle qualche paragrafo più giù (da sinistra a destra, volée semi-alta, standard, bassa), osserviamo l’assetto braccio-racchetta, l’angolo della racchetta stessa rispetto al braccio, il piano di impatto, l’attenzione dello sguardo: è incredibile, talmente composto che sembrano immagini posate, ma io ero lì a scattarle, e “Scud” stava volleando su legnate non da poco, rimettendo la palla in modo precisissimo sulla racchetta di Leconte qualunque cosa il buon vecchio Henri gli tirasse. Grande Mark, troppo spesso ci si è dimenticati di quanto forte, tecnico e talentuoso tu fossi come giocatore, altro che “missili di servizio e basta”.

Gli spunti tecnici precedenti:

(s)punti tecnici da bordocampo, day 6

(s)punti tecnici da bordocampo, day 5

(s)punti tecnici da bordocampo, day 4

(s)punti tecnici da bordocampo, day 3

(s)punti tecnici da bordocampo, day 2

(s)punti tecnici da bordocampo, day 1

(s)punti tecnici da bordocampo, meno uno

(s)punti tecnici da bordocampo, meno due

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