Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 5

(S)punti Tecnici

Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, day 5

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La maggior parte delle riprese televisive (e delle foto) mostra il movimento del servizio da dietro il campo, oppure di fianco verso la parte frontale dei giocatori. Ma dall’altro lato…

Il servizio è il colpo più importante in assoluto del tennis moderno. Si può diventare molto forti, se si dispone un “big serve”, anche in presenza di limiti tecnici in una o più delle altre aree di gioco, dritto, rovescio, spostamenti, volée. Di tutto questo toglietemi quello che volete, ma lasciatemi una bella prima sui 200 e una bella seconda caricatissima in kick, che in qualche modo mi arrangerò. Il contrario, invece, se non in campo femminile (e nemmeno lì più di tanto) è davvero difficile, oltre certi livelli non si arriva senza una solida battuta che sia un’arma affidabile, per quanto forti si possa essere con gli altri colpi.

L’evoluzione della tecnica del servizio, negli anni, si è portata verso una semplificazione sempre maggiore dei movimenti di backswing, mulinello e movimento a colpire per ciò che riguarda l’azione del braccio-racchetta, e contemporaneamente i movimenti di caricamento delle gambe, della schiena, il grado di rotazione del busto-spalle si sono fatti sempre più estremi e caricati. Questo però risulta davvero evidente osservando il movimento e la postura nel momento di massimo affondo, l’istante che precede lo scatenarsi verso l’alto-avanti di tutte le leve articolari coinvolte, dal lato di schiena dei giocatori, quello che non viene mostrato praticamente mai.

Ed è proprio da questa prospettiva che possiamo notare quanto importante sia una componente di spinta meno evidente dalle “solite” angolazioni di ripresa e di immagini: il caricamento con l’uscita dell’anca. Vediamo nelle foto sopra, che come dicevo sono prese da una prospettiva meno comune, quanto un buon affondo di caricamento del servizio porti l’anca sinistra (dei destri) in avanti, fino ad arrivare a buoni 30 e più centimetri dentro la riga di fondo.

Nella foto di oggi vediamo Daniela Hantuchova, a sinistra, e il doppista austriaco Alexander Peya, a destra, ai quali ho dato un’occhiata durante i loro match di ieri (e con Daniela siamo a due allenamenti/partite seguite in 5 giorni: è solo un caso, lo giuro su tutte le mie Wilson). Ci forniscono ottimi esempi: sono tutti e due nel momento di surplace che precede il movimento a colpire, e guardiamo quanto fuori-avanti hanno l’anca, come causa e conseguenza della flessione-torsione di caricamento di gambe e busto. In particolare Peya va giù e si inarca formando un angolo che sarà 35 gradi tra schiena e linea dei fianchi (che rimane, correttamente, assolutamente orizzontale), come una molla pronta a scattare, ed entrambi hanno l’anca due spanne avanti rispetto al piede sinistro.

Come nel caso degli appoggi in open stance visti ieri con Jurgen Melzer, sono questi elementi di caricamento e spinta che consentono le altissime velocità e le grandi rotazioni dei servizi moderni, molto ma molto di più rispetto alla semplice “martellata sulla palla”, che è quello su cui si focalizzano in tanti: ma per sparare certi proiettili, l’energia cinetica va accumulata ben prima dell’azione della racchetta, per la quale svolgerà una indispensabile funzione di accelerazione, spinta e proiezione in alto-avanti. I famosi 200 all’ora di servizio partono dai piedi, non dalla spalla e dal braccio, che non sono altro che la leva finale.

Gli (s)punti tecnici precedenti:

(s)punti tecnici da bordocampo, day 4

(s)punti tecnici da bordocampo, day 3

(s)punti tecnici da bordocampo, day 2

(s)punti tecnici da bordocampo, day 1

(s)punti tecnici da bordocampo, meno uno

(s)punti tecnici da bordocampo, meno due

 

 

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