Sorteggio di Fed Cup, Italia col fiato sospeso. Gli incubi? Halep, Venus e... Hingis (Valesio), La favola di Estrella Burgos il "Cinderella man" del tennis (Scanzi)

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Sorteggio di Fed Cup, Italia col fiato sospeso. Gli incubi? Halep, Venus e… Hingis (Valesio), La favola di Estrella Burgos il “Cinderella man” del tennis (Scanzi)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Sorteggio di Fed Cup, Italia col fiato sospeso. Gli incubi? Halep, Venus e… Hingis

 

Piero Valesio, tuttosport del 10.2.2015

 

Tanto per risollevare il morale a tutti quelli che si sentono ancora suonati dopo il ko con la Francia ecco una buona notizia: Simone Bolelli a Rotterdam ha battuto Lukas Rosol in meno di un’ora (6-3 6-1) e si è conquistato il diritto di affrontare il vincente di Raonic Kuznetsov che è un po’ complicato non ritenere sarà Raonic. Mica poco. ll fatto che Simone mantenga, ormai dalla seconda parte dell’anno scorso, un livello di rendimento così elevato non è solo una buona notizia: è splendida. Poggiamo dunque sulle sue spalle la voglia di dimenticare il ko di Genova preparandoci alle notizie che arriveranno oggi dal sorteggio di Fed Cup. Le possibili avversarie sono Olanda, Stati Uniti, Svizzera e Romania peggio potrebbe essere trovare la Romania in trasferta (cioè Simona Halep, per quanto fino ad oggi non si sia vista la Halep dell’anno scorso) oppure gli Stati Uniti d giocheremmo in casa ed è già sicuro che non ci sarà Serena Williams che sarà sostituita da Coco Vandeveghe. Ma è anche vero che la presenza di Venus potrebbe invece essere confermata e questo rappresenterebbe un problemuccio. Perchè Venere fino a ad oggi ha dimostrato di essere a livello (se non meglio) di quella dell’anno scorso. Saremmo molto più fortunati a incontrare l’Olanda (sede a sorteggio) di Kikî Bertens o la Svizzera della Bencic (anche qui si sorteggia). Ma attenzione: e se il capitano Gunthardt convocasse a sorpresa Martin Hingis da schierare in doppio? Sarebbe una spina in più, nevvero.

 

La favola di Estrella Burgos il “Cinderella man” del tennis

 

Andrea Scanzi, il fatto quotidiano del 10.2.2015

 

Per certi versi, consci di esagerare, è quasi come se il Chievo avesse vinto la Serie A. Victor Estrella Burgos, semisconosciuto tennista della Repubblica Dominicana, ha vinto domenica il suo primo torneo ATP. Ora è numero 52 del mondo, risultato fino a pochi mesi fa impensabile. Estrella Burgos è diventato il tennista più “anziano” ad avere vinto un torneo. Ad agosto compirà 35 anni. La sua vittoria a Quito ha i contorni dell’epico, anche se era soltanto un torneo “250” promosso giusto quest’anno da challenger a livello ATP. Quito apre la “Golden Swing”, la stagione dei tornei su terra rossa in Sudamerica. Contemporaneamente si giocano i più noti Montepellier (ha vinto Gasquet) e Zagabria (ha vinto Garcia Lopez su Seppi). Eppure, nonostante tutto questo, il piccolo trionfo di Estrella Burgos resterà. Ne ha fatto le spese Feliciano Lopez, divertente 33enne tronista del serve and volley a un passo dai top ten (14). Lopez ha ceduto 6-7 al terzo, vittima di una trama che voleva a tutti i costi sfociare nella favola. Estrella Burgos è il Cinderella Man dell’ATP. La sua storia è naturalmente romantica. Nato da una famiglia modesta, si avvicina al tennis a 9 anni facendo il raccattapalle. Nella Repubblica Dominicana non c’è alcun supporto da parte della federazione, il tennis è uno sport da ricchi. Così Estrella Burgos, professionista dal 2002, si ritira l’anno successivo perché non ha abbastanza soldi per proseguire. Smette e torna a casa, guadagnandosi da vivere come insegnante di tennis. Gioca solo in Coppa Davis, rappresentando da solo o quasi un paese senza tradizione tennistica. Quattro anni dopo ci ripensa: ha 27 anni, un’età quasi da veterani. Si trasferisce a Miami e si muove tra pochi challenger e molti futures (ne vince 14). Nell’ottobre del 2012, a più di 32 anni, si rompe la cartilagine del gomito destro: sei mesi di stop. Sembra davvero finita. Quando rientra, comincia a vincere con improvvisa regolarità. Nel 2014 entra nei primi 100, divenendo definitivamente idolo in patria. A ogni sua partita, spesso programmata in campi laterali per permettere ai suoi tifosi di fare casino più liberamente, “ci sono dieci dominicani che urlano come fossero cento”. Le tivù nazionali lo seguono di continuo. LUI, NELLE POCHE interviste che gli chiedono i giornalisti non connazionali, ripete che il suo mito è Federer (a cui non somiglia in niente), che preferisce la terra battuta e che vuole entrare nei primi 50. Lo prendono per pazzo. A febbraio 2014 vince il challenger di Salinas. A maggio entra per la prima volta nel tabellone del Roland Garros (subito fuori con Janowicz). A giugno batte al Queens Julien Benneteau, che pure sull’erba sa giocare. Poi i primi miracoli: semifinale ATP a Bogotà, superando Gasquet e cedendo 6-7 al terzo con Tomic. Quindi l’incredibile terzo turno nel cemento Slam di Flushing Meadow, ridimensionando il talentino croato Coric e perdendo con il top ten Raonic dopo tre tie-break orgogliosamente raggiunti. Dopo la vittoria di Quito, dove ha raggiunto anche la finale in doppio, ha gridato “Viva República Dominicana” ed esultato neanche avesse vinto Wimbledon. Ne aveva motivo: la classe operaia, quando va in Paradiso, costituisce sempre un’anomalia. C’è chi lo definisce “l’Errani maschile”, ma è un errore, sia perché Sara Errani ha ben altre classifiche e sia perché il tennis di Estrella Burgos è molto meno noioso. Basso, tarchiato e scarsamente elegante, c’è comunque una poesia proletaria in questa sua capacità di giocare costantemente oltre i propri limiti. Più eroico che volitivo, basta ormai un soffio di vento per entrare nei primi 50: Victor lo meriterebbe, forse come nessuno. Victor Estrella

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