Vanni, il tennista con un meraviglioso futuro alle spalle (Piccardi), Pazzesco Vanni. Solo la paura gli nega il trionfo (Valesio), Alla favola di Vanni manca il lieto fine (Mancuso), Vanni, il sogno si spezza a un passo dall'impresa (Giorni)

Rassegna stampa

Vanni, il tennista con un meraviglioso futuro alle spalle (Piccardi), Pazzesco Vanni. Solo la paura gli nega il trionfo (Valesio), Alla favola di Vanni manca il lieto fine (Mancuso), Vanni, il sogno si spezza a un passo dall’impresa (Giorni)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Vanni, il tennista con un meraviglioso futuro alle spalle

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 16.02.2015

 

Dalla giungla dei tornei minori alla finale (persa) di San Paolo, ribaltando i luoghi comuni La storia Ci sono, al mondo, tre tip! dl tennisti. I top players baciati dal talento, che viaggiano in limousine ai piani alti della classifica Atp, lassù nell’attico con vista sui sogni dove ogni stilla di sudore è ricompensata da una goccia di champagne. I felloni che sbarcano il lunario scommettendo su se stessi e sulle proprie sconfitte (ogni riferimento a Bracciali e Starace, sospesi per 100 giorni, è puramente intenzionale), certi che quell’ascensore non lo prenderanno mai. E i Luca Vanni. Toscano di Castel del Piano (Grosseto), residente a Foiano della Chiana (Arezzo), figlio di Luciano titolare di un mobilificio e nipote di due ex pallavolisti, a 29 anni, dopo una vita da carneade, dall’alto dei suoi 198 cm Luca ha guardato per una settimana ü tennis professionistico dall’alto in basso, fermandosi ieri a un passo dall’happy end in questa storia da antieroe che gli calza a pennello, perché se avesse vinto il torneo di San Paolo partendo dalle qualificazioni e battendo in finale il n.32, del ranking — l’uruguaiano Pablo Cuevas —, il coprotagonista sarebbe diventato all’improvviso divo, banalizzando la sua meravigliosa leggenda. Luca ha perso, invece, lottando come un leone per tre set (6-4, 3-6, 7-6) e restare in campo a remare per oltre due ore deve essergli sembrato il paradiso, in confronto a quello che si è lasciato alle spalle. La settimana di San Paolo, dove ha vinto la sua prima partita in un tabellone Atp, è stata «la più bella di tutta la mia vita: la ricorderò per sempre dentro il mio cuore» perché Luca appena un anno fa sprofondava oltre il 700 posto seguendo le alterne vicende delle sue fragili ginocchia che, provate dall’altezza del proprietario (menisco destro, menisco sinistro e legamenti), gli hanno sbarrato la strada ogni volta in un modo che sembrava definitivo, se non fosse che Luca ha la testa dura come il muro, ha deciso che il tennis dovesse essere il suo lavoro e mai ha mollato la presa sul collo di quella bestia che si dimenava tentando di sfuggirgli. Ha fatto il maestro. Ha giocato il campionato a squadre di mezza Europa, spostandosi da una città all’altra su una Fiat scassata ma fedele, sempre disposta (insieme alla fidanzata Francesca) ad assecondare le sue aspirazioni. È un lottatore da giungla dei tornei Futures, Luca Vanni, quelli da affrontare con il machete tra I denti, quelli che non offrono l’ospitalità (e allora si divide la stanza negli osteW), quelli per cul passi con un salto da Carpi, Emilia, a Kaohsiung, oplà, isola di Taiwan. Ne ha sbancati sette, sotto la guida di coach Gorietti, risalendo al n.1.9. Oggi che tutti fanno gli amiconi e lo chiamano Lucone, lui spopola su Internet con un video sotto la doccia, in cui manda cartoline al suo vecchio mondo («Sono tanto felice, un bacione grande a tutti») prima di andare in campo e perdere. Così, per non essere mai (ma proprio mai) banale.

 

Pazzesco Vanni. Solo la paura gli nega il trionfo

 

Piero Valesio, tuttosport del 16.2.2015

 

Alla fine è stata più favola così. Perchè la favole della vita hanno l’abitudine di non avere l’happy end, in genere. Finiscono come devono senza tenere in alcun conto il desiderio di chi vorrebbe raccontarle. Luca Varati è arrivato a tre punti dal vincere il torneo di San Paolo: e poi ha pagato tutto in un’unica rata il fatto di aver raggiunto un simile traguardo a poco meno di trent’anni. La desuetudine al conquistare singoli punti di fondamentale importanza in un contesto di livello superiore a quello dove l’aretino si esibisce normalmente, lo ha bloccato proprio li, su quella terra paludosa che può essere l’anticamera del Mondo o della sconfitta. Alla fine ha vinto Cuevas, uno che sulla terra non è pizza e fichi ma Luca non ha perso: lo si è capito quando durante la premiazione, parlando in italiano ad un scarso pubblico che dava la sensazione di capire benissimo, ha detto come un ragazzino: « E’ stata la settimana più bella della mia vita, non la dimenticherò mai». Che volete di più? Provate a chiudere gli occhi e a guardare il mondo come lui: per una settimana è stato un top player, ha giocato alla pari con avversari più titolati di lui, è arrivato in finale, ha concesso interviste. E sa bene, Luca, che da oggi riprenderà la vita del nomade a caccia di ingaggi, punti e premi, senza stare tanto a sottilizzare Attraverserà l’Atlantico e giocherà a Marsiglia dove al primo turno incontrerà Simone Bolelli. Lui che serve a poco meno di 200 l’ora e ieri ha messo a segno tredici aces, lui che si è fatto bendare il ginocchio preoccupato che, proprio nel momento più importante della carriera, il suo tallone d’Achille tornasse a dolergli sa che la settimana della favola è finita. L’ultimo atto di ieri non è stato si quello che s’era sperato, ma a suo modo è stato bello uguale. Di certo più vero.

 

Alla favola di Vanni manca il lieto fine

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 16.02.2015

 

Se non si è malati di tennis, è difficile aver incrociato il suo nome prima dell’ultimo fine settimana. Luca Vanni esattamente un anno fa era n.714 del mondo e vinceva a Sondrio un 10mila dollari. Il suo pane quotidiano: piccoli tornei con pochi punti e pochissimi dollari. Arrivi senza la stanza prenotata: se ti va bene dividi la camera con dei colleghi, altrimenti ti ritrovi in un ostello per abbattere i costi. Ieri, alle soglie delle 30 primavere, ha giocato la finale a San Paolo, un Atp 250 con un montepremi di oltre 500mila dollari. La prima per lui. Vincere o perdere non è un dettaglio, ma per la gioia del barone de Coubertin la sconfitta contro Pablo Cuevas conta poco. Ha servito per il match nel terzo set sul 5-4: è finita 6-4 3-6 7-6 (4) per l’uruguagio top 30, che non perde sulla terra rossa dal Roland Garros 2014 e ha vinto gli ultimi 18 incontri (lo scorso luglio si è imposto a Bastad e Umago). Nessun dramma: gli amici della piccola Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo, dove vive e il papà ex pallavolista è proprietario di un mobilificio, lo aspettano per fare festa. Il suo torneo Lucone, come lo chiamano tutti per la sua stazza (è alto 198 cm per 94 chili), lo aveva già vinto. Non si era mai aggiudicato una partita nel tabellone principale di un appuntamento del circuito maggiore nelle due precedenti partecipazioni. In Brasile il gigante aretino nato a Castel del Piano è partito dalle qualificazioni e a suon di ace a 200 orari (47 in totale) e diritti vincenti ha vissuto una settimana da sogno intascando un assegno di 42.600 dollari e avvicinandosi ai top 100: era 149, da oggi è 107, il ranking utile per provare il grande salto negli Slam. UN ESEMPIO POSITIVO E’ bello pensare che sabato sera qualche telespettatore facendo zapping tra una partita di calcio e il festival di Sanremo, si sia imbattuto nelle immagini di Vanni che superava in semifinale l’idolo di casa Souza al termine di un terzo set epico. La sua è una storia di sport e fatica, di orgoglio e abnegazione. Ha saltato l’attività juniores. «La mia priorità era finire la scuola per poi avere l’opportunità di dedicarmi a tempo pieno al tennis, ho cominciato in maniera seria dopo il diploma», ha raccontato Luca. A 19 anni era da Alberto Castellani a Perugia, ma dopo un mese si è rotto il menisco e il collaterale. Neppure il tempo di riprendere e anche il menisco dell’altro ginocchio fa crac: due stagioni per aria. Riprende nel 2006, a 21 anni, portandosi a ridosso del circuito challenger alternando le gare a squadre in Italia, Germania e Francia per fare cassa. UNA SCALATA PRODIGIOSA La svolta nel 2014 dopo aver dato anche qualche lezione da maestro per sbarcare il lunario: si allena a Foligno con il coach Fabio Gorietti e nel giro di una stagione colleziona 7 titoli nel futures (più di tutti) e raggiunge la finale al challenger di Kaohsiung, sull’isola di Taiwan, mettendosi alle spalle l’ennesimo infortunio al ginocchio del 2013 e l’intervento chirurgico. La sua settimana tipo è da stakanovista: gioca e il più delle volte vince il future di turno (spesso pure in doppio), poi il sabato notte viaggia sulla sua Fiat Brava per raggiungere i compagni di squadra del CT Sinalunga, club senese con il quale conquista la promozione in Al chiudendo la stagione imbattuto (15 match). E per non farsi mancare nulla, se ha mezzo pomeriggio libero, di corsa in auto per abbracciare la fidanzata Francesca, studentessa di economia conosciuta nel 2009. Questa settimana lo attendono Marsiglia e il derby con Simone Bolelli. La vita può cominciare anche a 30 anni.

 

Vanni, il sogno si spezza a un passo dall’impresa

 

Alberto Giorni, il Giorno del 16.2.2015

 

Non ha avuto il classico lieto fine, ma resta comunque una favola. Luca Vanni ha perso al fotofinish la finale dell’Atp di San Paolo 6-4, 3-6, 7-6(4) contro il più esperto uruguaiano Pablo Cuevas, numero 32 della classifica, specialista della terra rossa. Però l’aretino può sorridere ugualmente, ripensando alla settimana più pazza della sua carriera. Esattamente un anno fa, era il n 714 del mondo e stava giocando il «Future» di Sondrio davanti a una manciata di spettatori. La sua vita sportiva è cambiata in un lampo: fino a lunedì scorso non aveva mai vinto un match del circuito maggiore, ora ne ha portati a casa tre e pazienza se ieri non ha completato l’opera. Vanni non dimenticherà mai questa avventura brasiliana, che gli ha permesso di salire al n 107 (era 149) e soprattutto gli ha fatto capi- :I re di poter dire la sua ad alti live Peccato per la finale, in cui è andato a un passo dal successo; ha servito per il match sul 5-4 del terno set, ma non è riuscito a chiudere arrendendosi poi al tiebreak. Tutti l’hanno scoperto in semifinale contro il beniamino di casa Joao Souza, quando ha dovuto battere anche lo scatenato pubblico brasiliano che in un clima da Coppa Davis ha fatto di tutto per fargli perdere la concentrazione; mancati due match-point nel secondo set, il treno sembrava passato, ma Vanni ha avuto la forza per imporsi nel terzo, prima di riaccendere il telefonino e trovarsi inondato da centinaia di messaggi di complimenti. Il 4 giugno compirà 30 anni, parecchi dei quali passati a mangiare la polvere e il pane duro dei tornei Challenger e Futures nei posti più sperduti del mondo, disputando anche i campionati a squadre in Germania per sostenersi economicamente. I gravi infortuni alle ginocchia (il primo a 19 anni, l’ultimo due stagioni fa) sembravano condannarlo a un addio precoce al tennis, ma non l’hanno avuta vinta: «Lucone», figlio di un pallavolista, si è sempre rialzato e gli infiniti sacrifici lo hanno ripagato con un torneo da leone. Partito dalle qualificazioni come al solito, Vanni ha superato due giocatori compresi tra i primi cento, Gimeno-Traver e Lajovic, più De Bakker che c’è stato in passato. E non finisce qui. Adesso prenderà il primo volo per l’Europa e questa settimana sarà ancora in campo nel circuito Atp, sul veloce indoor di Marsiglia, sorteggiato al primo turno contro Simone Bolelli: l’appetito vien mangiando.

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