Per Nick Kyrgios il limite è il cielo

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Per Nick Kyrgios il limite è il cielo

La vittoria di ieri in tre tiebreak contro Roger Federer ha messo ancora più in luce la stella del giovane australiano Nick Kyrgios. Quali sono i suoi punti di forza? Quali i suoi punti deboli? Dove può arrivare?

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I primi 20 anni di Nick Kyrgios

Lo rivelo candidamente: sono un fan di Nick Kyrgios. Lo sono da Wimbledon scorso quando gli ho visto rimontare 2 set di svantaggio e annullare nove match point a Richard Gasquet al secondo turno e poi prendere a pallate un Nadal più che competitivo in ottavi. Lo sono ancora di più da quest’anno, in cui nel torneo di casa, gli Australian Open, ha raggiunto i quarti vincendo altri due match al quinto, da vero “fighter”. Questa premessa serve per ammettere che sarò di parte in questa valutazione dei punti di forza, degli aspetti da migliorare e delle prospettive future dell’astro nascente del tennis australiano. Anche se suppongo che la vittoria di ieri contro re Roger Federer, in tre tiebreak, sulla terra rossa (una superficie che ha scoperto l’altro ieri tennisticamente parlando) del torneo di Madrid, abbia convinto anche i più scettici del fatto che il 20enne di Canberra possiede tutte le stigmate del fenomeno.

Iniziamo ad esplorare le sue immense qualità. La prima di tutte è secondo me la fisicità debordante che riesce ad esprimere sul campo da tennis. Nella parte superiore del corpo ha una potenza e una forza da lanciatore del peso e in quella inferiore un’esplosività e un’elasticità da superstar NBA (e non a caso prima di buttarsi definitivamente nel tennis Kyrgios se la cavava bene anche con la palla a spicchi). Il risultato è che siamo di fronte ad un superatleta con in mano una racchetta, come Nadal e forse di più. Ma il fisico da solo non ti porta da nessuna parte in uno sport tecnico come il tennis. Allora andiamo a sezionare il suo gioco. Il servizio è probabilmente il suo colpo più efficace. Preciso e potente ma, soprattutto, naturale. Con la battuta Kyrgios mette la palla dove vuole e come vuole con una semplicità disarmante. Ed è proprio questa sicurezza che gli permette di rischiare anche la seconda quando conta. Il dritto è il colpo da fondo con cui sfonda, in particolare, con lo sventaglio, secondo i dettami del tennis contemporaneo. Ma dalla parte destra il giovane aussie è estremamente solido anche in palleggio se concentrato. Il rovescio è il fondamentale più meccanico ma è molto meno attaccabile di quello di un Tsonga (tanto per fare il nome del giocatore a cui forse si avvicina di più come caratteristiche) e, di tanto in tanto, riserva vincenti che lasciano di stucco gli avversari. Poi c’è il gioco di volo. Lì il passaporto australiano si fa sentire. Infatti le volée di Kyrgios si collocano nettamente sopra la media dei giocatori del circuito. Sarà forse anche perché lui ci va per davvero a rete? E così arriviamo alla terza qualità: la posizione avanzata in campo. Mentre alcuni suoi colleghi ben più dotati di talento come Gasquet e Dimitrov si ostinano a pedalare in braccio ai teloni, Nick è sempre con i piedi ben piantati dentro il rettangolo di gioco per anticipare, essere aggressivo e avere il controllo dello scambio. Un aspetto che fa la differenza nel tennis in questo momento, Djokovic docet.

Ho avuto un po’ di dubbi se collocare l’approccio mentale di Kyrgios tra i suoi pregi o i suoi difetti. Alla fine ho optato per inserirlo tra i difetti. In fondo l’australiano classe 1995 di padre greco e madre malese è ancora molto acerbo da questo punto di vista. Da una parte la sua sfrontatezza e la sua  grande fiducia in sé stesso e nei propri mezzi lo aiutano a giocarsela senza alcun timore reverenziale anche contro giocatori molto più affermati ed esperti di lui, come ha confermato il match di ieri contro Federer. Dall’altra parte però l’esteriorizzazione (assolutamente non studiata) di ogni singola emozione, attraverso frequenti borbottii tra sé e sé e sporadiche lamentele con giudici di sedia e altri malcapitati, nuoce al suo rendimento in campo, oltre che renderlo poco amato negli spogliatoi. Il secondo elemento su cui deve lavorare Kyrgios è quello tattico. Domenica mi è capitato di commentare la finale dell’Estoril (la prima per l’australiano sul tour maggiore) contro Richard Gasquet. Il francese, memore della ripassata presa sull’erba londinese, ha impostato correttamente il match su ritmi bassi e su scambi prolungati. Nick è andato fuori giri fin da subito, non entrando mai in partita e commettendo molti più errori del solito. Resosi conto delle sue difficoltà e del punteggio sfavorevole forse il “cangurino” avrebbe dovuto avere l’umiltà di mettersi a palleggiare e vedere se Gasquet (non proprio celebre per il suo killer instinct) aveva davvero l’autorità per vincere l’incontro. Ma Kyrgios è un istintivo, sia dal punto di vista mentale che da quello tattico (che spesso vanno a braccetto). A sua parziale discolpa c’è ovviamente l’anagrafe ma per fare il definitivo salto di qualità dovrà necessariamente smussare i lati della sua personalità più deleteri alle sue prestazioni. Per farlo dovrà essere coadiuvato da un eccellente allenatore-psicologo che lo bacchetti ma che, allo stesso tempo, non gli faccia perdere quella innata voglia di vincere divertendosi e divertendo. Dalla scorsa stagione Kyrgios è seguito dall’ex giocatore australiano Todd Larkham che mi sembra stia facendo un discreto lavoro. Ma sinceramente con questo potenziale e questa attitudine scalare rapidamente la classifica è quasi scontato. Il difficile è entrare nell’élite del tennis e, possibilmente, rimanerci.

Ma realisticamente dove può arrivare quell’ex bambino paffutello diventato un ragazzone di oltre 1.90 che ama i tagli di capelli alla moda e l’Hip Hop? Se non sarà bloccato da gravi o ricorrenti infortuni (e in questo senso i suoi primi passi sul circuito destano alcune preoccupazioni) e migliorerà i suoi punti deboli, i successi giungeranno di conseguenza. Quanti? Più di Hewitt, ultimo aussie a vincere uno slam ed essere n.1 al mondo? Più della leggenda Rod Laver, che, secondo alcuni, è il miglior giocatore di ogni epoca? Ciò non è dato saperlo con certezza. Ma come ha dichiarato Larkham in un’intervista rilasciata ad una testata di Sydney lo scorso agosto, dopo pochi giorni di allenamento con Kyrgios, “il limite è solo il cielo”.

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