TENNISPOTTING aprile: altro che Noiak Djokovic, questo è MasterDjokovic

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TENNISPOTTING aprile: altro che Noiak Djokovic, questo è MasterDjokovic

Master 1000 è ormai sinonimo di Novak Djokovic, che vince il quarto titolo consecutivo di questa categoria e solo rinunciando a Madrid interromperà la striscia. A Montecarlo succede quello che deve succedere, come a Istanbul e a Barcellona. Ah, qualcuno ha visto Rafael Nadal?

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Il mese scorso il prode Giulio Fedele (che ha perso al fotofinish nel reality per l’inviato del mese, battuto da Salerno come scoprirete in seguito) aveva definito Djokovic noioso. Noi la pensiamo diversamente (ovviamente, diremmo).

TENNISTA DEL MESE
Daniele Vallotto: Avesse vinto anche a Dubai, Novak Djokovic avrebbe vinto quattro trofei consecutivi di “tennista del mese”. Invece pare che Roger Federer ci provi gusto a interrompere le strisce di questo campione, di nuovo padrone a Montecarlo come due anni fa. Se ne farà una ragione. Se confrontiamo il Djokovic 2015 con quello del 2014 non troviamo molte differenze, a dire il vero. La doppietta Indian Wells-Miami si fa sentire in tutto il suo peso e il Djokovic arrivato nel Principato è piuttosto scarico mentalmente, come quello di dodici mesi fa. Ma se l’anno scorso bastò un Federer ordinato per interrompere la corsa del serbo, quest’anno Djokovic non ha trovato nessun ostacolo verso il terzo titolo Master 1000 della stagione. E fa un po’ impressione pensare che Rafael Nadal, l’avversario teoricamente più ostico, gli abbia levato appena sei game. Come ha detto lo spagnolo in conferenza stampa, in effetti, il punteggio è stato forse troppo severo, ma Djokovic sta dando l’impressione di avere un margine più che rassicurante su tutto il resto della truppa. Mentre lo vedevamo arrancare in finale contro Tomas Berdych ci siamo chiesti tutti quanti: non starà scoppiando di nuovo? Se l’è domandato anche Djokovic, evidentemente, che ha deciso di non presentarsi a Madrid e di puntare tutto su Roma e Parigi. Che sia la volta buona?

Claudio Giuliani: Ovviamente Novak Djokovic. Il serbo nel mese di aprile gioca un solo torneo, quello di Montecarlo, la sua “casa” fiscale, e lo vince. Lo vince perdendo solo un set, nella finale, dando l’impressione di non voler deludere troppo gli avventori seduti a caro prezzo in tribuna. Era un Novak Djokovic ovviamente scarico mentalmente quello visto sul rosso di Montecarlo, ma la sua superiorità ora è talmente evidente che ha concluso vittoriosamente il torneo praticamente in souplesse. Anche lo scontro nobile della gara, quello che ha messo di fronte Novak e Rafael, è stato un confronto impari allo stato attuale. Ribadisco che il miglior Nadal batte sempre Djokovic sulla terra, specie sulla lunga distanza. Ma c’è ancora in giro il miglior Nadal? Ad aprile no. E quindi passiamo al Nadalometro.

NADALOMETRO
Claudio Giuliani: Nadal gioca con un buon Isner a Montecarlo, e vince in tre set (anche se il primo lo perde al tiebreak e forse meritava di vincerlo). Al turno seguente incontra Ferrer, e vince ancora al terzo set. Poi incontra Djokovic, ed esce mestamente, come mestamente sarebbero usciti dal campo Isner e Ferrer di fronte al Nadal dei bei tempi. A Barcellona fa ancora peggio. Batte un Almagro in forma da villaggio vacanze e perde da Fognini. Che è un buon Fognini sia chiaro, però non puoi perdere contro il nostro Fabio due volte in così poco tempo, sul rosso poi. Fabio guadagna i titoli di giornali ma a fare notizia dovrebbe essere Nadal che chiude il mese di aprile, il primo mese dei due sul rosso, senza riportare neanche una coppa a Manacor. Chissà quanti anni sono che non accadeva una cosa del genere.

COLPO DEL MESE
Daniele Vallotto: La disinvoltura rassegnata con cui Fognini gioca il lob su un dritto che Nadal avrebbe dovuto chiudere molto meglio ha ingannato tutti, Nadal compreso. Forse non Flavia Pennetta, ma non lo sapremo mai. Dopo quel lob, Nadal gioca lo smash. E quando Nadal va a giocare lo smash, il punto è praticamente finito. Invece Fognini, sornione pochi secondi prima, parte una frazione di secondo in anticipo. Il colpo con cui aggancia il lob e lo trasforma nel miglior vincente del mese è un concentrato di tutto il meglio che Fabio può dare. L’esultanza, pure compassata, è di quella del giocatore che sa che in campo c’è ancora da sudare e che purtroppo quel colpo fantastico vale soltanto un quindici. Ma è un quindici che vale un break d’oro: un quarto d’ora dopo, Fognini festeggerà la seconda vittoria consecutiva su terra contro Nadal.

Claudio Giuliani: Nadal dimostra ancora una volta di avere una grandissima mano, una delle migliori del circuito, specie quando corre, ma il colpo del mese è di Gael Monfils. Gioca uno scambio meraviglioso in quanto a intensità con un Grigor Dimitrov, il quale gioca sempre di più come la scuola spagnola insegna, in quanto a distanza dalla linea di fondocampo, specie sul rosso. Monfils si diverte a far correre Dimitrov come quando al villaggio vacanze vi prendete gioco dell’amico scarso sul campo da tennis. Il bulgaro rimette tutto di là e usa il suo prototipo Wilson come una stampella, usandola per rimettersi in equilibrio e correre ancora, dall’altra parte. E cosa fa Monfils? Dice basta, e piazza la palla in maniera intelligente dove Dimitrov questa volta nulla può. Un gran Monfils, peccato non vederlo a Roma.

CAMBIO RACCHETTA, ANZI NO
Se cambi improvvisamente racchetta dal giorno alla notte significa che le stai provando tutte. Nadal si presenta con un nuovo prototipo, la racchetta con la quale dovrebbe giocare nel 2016. Dice che gli piace e che ci gioca meglio. Poi ci perde e dice che con questa racchetta non ha controllo, o potenza. E torna alla vecchia. E il diritto di Nadal rimbalza sempre a metà campo. Sappiamo bene che non è la racchetta il problema di Rafael, però questo cambio improvviso ha ricordato quello di Federer ad Amburgo nel 2013. Confusione mentale per un Roger molto acciaccato fisicamente allora, altrettanta confusione mentale per un Nadal che cerca di ritrovarsi oggi. Inciso: c’è un giocatore che dovrebbe cambiare racchetta ed è Grigor Dimitrov. Basta insistere sul fatto che Grigor dovrebbe cambiare gioco: non si cambia l’impostazione globale di un top 10. Però, visto che gioca in maniera molto difensiva, cambiare telaio potrebbe aiutarlo. La sua Wilson, simile a quella di Roger (pare sia un prototipo scartato proprio da Federer), in fase difensiva non lo aiuta affatto, e non gli dà neanche tanta potenza. Lo vedrei bene con una Babolat, tipo Bolelli.

PARTITA DEL MESE
Daniele Vallotto: Fa un po’ strano dirlo ma uno dei giocatori più forti degli anni ‘10, bicampione Slam, non solo non aveva mai vinto un titolo sul rosso, ma non ci aveva mai giocato una finale. Avendo Murray 28 anni, è una statistica decisamente curiosa che si spiega solo parzialmente con il fatto che Murray è coetaneo del più grande tennista di sempre sulla terra battuta. Per terminare la tiritera lo scozzese è volato a Monaco di Baviera, forse uno dei 250 peggio collocati in calendario. L’anno scorso Fognini e Klizan giocarono con le maniche lunghe tanto era freddo il fine aprile bavarese, quest’anno si è dovuto rimandare la finale a lunedì dopo aver compresso quarti e semifinali nella giornata di sabato. In finale Murray si è dovuto sudare il primo titolo per merito di Philipp Kohlschreiber, che in quanto a repertorio di colpi invidia ben pochi giocatori nel circuito. Le capacità del tedesco si possono apprezzare in questo punto del secondo set: riflessi da campione nella risposta, poi la giusta dose di angoli e rotazioni per restare nel punto, un’ottima attitudine difensiva e poi l’uno-due che gli porta il punto con un elegante lob con lo slice di rovescio e una fantastica volée di rovescio sul magnifico recupero di Murray. Perdonate lo spreco di aggettivi ma questo punto barocco si merita una prosa pomposa. Alla fine Murray si prende il titolo e due giorni dopo bisserà a Madrid ma Kohlschreiber ha dimostrato che può regalarci ancora qualche pillola di tennis. Del resto, già il mese scorso proprio contro Murray ci aveva fatto vedere di cosa può essere capace.

Claudio Giuliani: Bella quella di Murray senza dubbio, ma a me è piaciuto molto il Monfils che ha battuto Federer a Montecarlo. E poi mi è piaciuto molto il torneo di Istanbul, specie le partite di Federer che lo hanno visto impegnarsi molto per avere la meglio di gente largamente inferiore ma che faceva partita pari solo perché si era su un campo rosso molto lento. Non un grande spettacolo ma sul rosso si soffre molto di più che su altre superfici, e quando si soffre si lotta, e il tennis assomiglia alla boxe. E a me piace.

DELUSIONE DEL MESE
Daniele Vallotto: Considera il gambero. Rafael Nadal sta vivendo una stagione di su e giù: ogni passo in avanti porta a due passi indietro. In Australia ha sbuffato fino ai quarti per poi prendersi un bagel (!) da Berdych. Nei 1000 americani ha ben figurato a Indian Wells, perdendo di un soffio con Raonic e poi ha perso a Miami contro Verdasco, non esattamente quello che abbiamo visto a Melbourne sei anni fa. Si arriva sul rosso e ci si aspetta qualche segnale. A Montecarlo si vede qualcosa perché Ferrer viene spedito a casa senza troppi complimenti e il 6-3 6-3 di Djokovic è una lezione piuttosto severa per i valori visti in campo. La settimana dopo, però, Nadal, perde con Fognini giocando un pessimo tennis, poco potente e incisivo. Se il dritto cammina così poco – e fa impressione scriverlo – sul rosso Nadal è un giocatore mediocre. L’anno scorso Barcellona fu il preludio di due tornei abbastanza buoni, uno vinto fortunosamente, l’altro perso con onore. E a Parigi sappiamo tutti come finì. Ma quest’anno ogni torneo sembra che faccia storia a sé mentre il bandolo della matassa ancora non si trova.

Claudio Giuliani: Apprezzo la citazione, ma rilancio: Ve lo ricordate Stan Wawrinka? Un anno fa vinceva l’Australian Open e pure il torneo di Montecarlo, battendo l’amico Federer. Si scriveva di come avesse rescisso il cordone ombelicale con il GOAT del tennis svizzero. Ora invece Stan sembra ancora più pingue del solito, si veste in maniera improbabile e perde abbastanza spesso. Sicuramente a Montecarlo non stava bene contro Dimitrov, contro il quale ha racimolato solo tre giochi, però vederlo così fa tanta tenerezza. E poi lascia la moglie, che poi fa scrivere dall’avvocato e partono le voci di gossip che lo vorrebbero impegnato a frequentarsi con una tennista della quale manco ricordo il nome, tale è la mia conoscenza della WTA, ramo del tennis che mi interessa quanto il gossip in generale, figurarsi quello del tennis. Appunto: ma chi era questa? E poi, caro Stan, che hai deciso di fare di questo rovescio? Subaffittalo a Raonic, almeno vince uno Slam.

SORPRESA DEL MESE
Daniele Vallotto: Richard Gasquet torna dopo più di un mese di infortunio e sulla terra rossa centra il titolo al primo colpo. Certo, l’Estoril non aveva un grande campo di partecipazione (e le prime due teste di serie sono uscite al debutto) ma è anche vero che si sono fatti strada giocatori che potevano tranquillamente superare l’inquieto Gasquet di questi tempi. Invece il francese ha perso un solo set in tutto il torneo e in finale ha dato una bella lezione di tennis a Kyrgios, che pochi giorni dopo batterà Federer e dimostrerà che pure sulla terra battuta potrà dire la sua, in futuro. Il presente intanto non è ancora per lui. Oltre a Gasquet, da segnalare l’ottimo aprile di due spagnoli: Guillermo Garcia Lopez, che vince il titolo a Bucarest e all’Estoril è l’unico a vincere un set contro Gasquet e Daniel Gimeno-Traver, finalista a Casablanca, semifinalista Bucarest e capace di spettinare un Federer mai a proprio agio ad Istanbul. Uno è alla soglia dei trent’anni, l’altro li ha passati due anni fa: il modello Ferrer continua a ispirare i suoi connazionali.

Claudio Giuliani: Beati quelli che ancora credono in Richard Gasquet, quello dal diritto impostazione over 45 e dal bacio alla cocaina. Per me la sorpresa del mese è Roger Federer che riesce a vincere il torneo di Istanbul. In Turchia c’è la terra battuta degli anni ‘90, quella polverosa e lenta, molto lenta. Non è infatti un caso se in semifinale Federer incontra Schwartzman e poi in finale Cuevas. Federer riesce a vincere un torneo soffrendo, senza tanto allenamento nelle gambe, affidandosi alla sua grande classe e al suo carisma. Altro titolo vinto, altre foto diventate virali sui social network mentre visita Moschee o naviga sul Bosforo. Ben fatto Roger.

INVIATO DEL MESE
Non ci fosse stato Federer, forse, ci saremmo divertiti lo stesso. Il nostro Roberto Salerno si è sacrificato e da Barcellona è volato fino alla capitale dell’Impero Romano d’Oriente per godersi un torneo incasinato in una città caotica (abbiamo detto Impero Romano d’Oriente, non d’Occidente, eh). Tra una sciarpa di cashmere, dubbi consonantici sull’ultima lettera del kebab(p) e qualche cronaca di partite che non ha certamente visto, il nostro eroe ci ha narrato magistralmente un torneo che Federer e i suoi tifosi avrebbero volentieri dimenticato se non si fosse trattato del primo titolo dello svizzero sul rosso dopo sei anni. È mancato l’eroe Cilic, ma pazienza: lui lo aspettiamo a Wimbledon.

STRIPPER DEL MESE
Quando hanno presentato quei cosi di pelle a Murray, la sua anima scozzese ha esalato l’ultimo respiro.

https://youtu.be/2Um1v-EfSyg

TWEET DEL MESE
Roger Federer ha un problema con gli emoji (se vi chiedete cosa significa, Chris Chase ha provato a decifrarlo).

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