In un’intervista rilasciata nel dicembre 2014 a Vincenzo Martucci per la Gazzetta dello Sport, Ion Tiriac ha dichiarato di “lavorare come un pazzo da 40 anni“, di essersi trovato nel posto giusto al momento giusto, riuscendo a inventarsi le strategie più adatte per far esplodere la promozione e la pubblicità dello sport e del tennis in particolare. Eh già, l’ex tennista rumeno, essendo partito dal nulla, può davvero vantare un successo e una fortuna economica straordinari. Oggi è l’ex sportivo più ricco al mondo con un patrimonio stimato a più di 2 miliardi di dollari. Ma il magnate rumeno è, prima di tutto, un grande conoscitore del tennis, delle esigenze degli atleti e delle strategie giuste che hanno reso lo sport della pallina gialla uno dei più popolari e seguiti nel mondo.
Nato a Brasov il 9 maggio 1939, fin da giovanissimo si dedica a vari sport, in particolare all’hokey su ghiaccio, partecipando con la squadra rumena perfino alle Olimpiadi invernali del 1964. Poi c’è la svolta. Sceglie definitivamente il tennis e, nel 1970, conquista la vittoria al torneo di Monaco.
Ma è soprattutto in doppio che si mette in luce il tennista Tiriac, aggiudicandosi ben 22 titoli e disputando altre 24 finali con i suoi partner storici: prima il leggendario Ilie Nastase e poi Guillermo Vilas. In coppia con Nastase trionfa al Roland Garros nel 1970, contro Ashe e Pasarell; i due raggiungono altre due semifinali sul rosso parigino, nonché una semifinale a Wimbledon (1970) e una semifinale agli US Open (1972). Ricordiamo che, in alcune occasione, il rumeno gareggia in doppio anche con il nostro Adriano Panatta.
Dalla fine degli anni ’70 Ion comincia a dedicarsi all’attività di allenatore, seguendo Vilas, da lui stesso definito “Il più grande tennista di tutti i tempi. Bisogna avere grande rispetto quando una Fiat 600 batte una Ferrari. Guillermo non aveva il talento di Nastase, la potenza di Becker e la velocità di pensare di Panatta, ma si allenava 6/8 ore al giorno, tutti i giorni. Ed è arrivato al numero 2». Ma Tiriac ha il privilegio di seguire anche campioni del calibro di Steffi Graf, Marat Safin e Goran Ivanisevic. Il suo pupillo più celebre resta però Boris Becker, che Ion accompagna dal 1984 al 1993, fino a farlo diventare n. 1 del mondo. Ma non finisce qui. L’ex tennista di Brasov, dopo la caduta del regime comunista nel 1989, si lancia in un’intensa e fruttuosa attività manageriale e imprenditoriale, costruendosi progressivamente un vero e proprio impero. Fonda la Banca Tiriac (la prima banca privata rumena del post-comunismo), compagnie d’assicurazioni (Allianz Tiriac), concessionarie automobilistiche (Tiriac Auto, Tiriac Leasing), una compagnia aerea (TiriacAir), solo per citarne alcune, senza contare tutte le proprietà immobiliari e commerciali. È proprietario del Masters 1000 di Madrid e dell’Atp 250 di Bucarest, il BRD Nastase Tiriac Trophy. Insomma, diventa negli anni 2000 l’uomo più ricco di Romania (oggi Forbes lo indica come 2o rumeno più facoltoso) e lo sportivo più ricco al mondo.
Ma Ion Tiriac è anche un grande protagonista della beneficenza. Per esempio, è opera sua il villaggio fatto costruire a Brasov per accogliere i bimbi orfani. E, a proposito di solidarietà da parte dei campioni del tennis, ricordo ancora la prima volta che mi sono trovata di fronte all’ex tennista rumeno, elegantissimo e impeccabile – devo ammetterlo – nel suo completo color blu cobalto. È stato a Londra, durante le Atp Tour Finals del 2012, in un dibattito organizzato da Credit Swiss, sul ruolo fondamentale della solidarietà da parte dei campioni sportivi e del tennis, dibattito a cui era stata invitata la stampa presente alle Finals e a cui hanno preso parte anche Justin Gimelstob, (membro del Board dell’Atp e fondatore della Justin Gimelstob Children’s fund), Pat Cash (campione di Wimbledon nel 1987) e Janine Handel, (responsabile esecutiva della Roger Federer Foundation che ha creato, appunto, una partnership con la Credit Swiss). “L’ATP dovrebbe riservarsi l’1 per cento dei premi in palio e devolverlo in beneficenza” ha dichiarato Tiriac, “Tutti i giocatori sarebbero d’accordo. E poi occorrerebbe chiedere a Nike, Puma, Adidas e alle altre aziende di offrire una cifra di pari entità. Oppure si potrebbero invitare i finalisti dell’ATP e della WTA a una manifestazione di due giorni e raccogliere 5 milioni di dollari. Quanto a impatto sul pubblico, Federer, Nadal e Agassi non sono certo da meno di Schumacher, Messi e Ronaldo“.
Ma quello che distingue Ion Tiriac, oltre al fiuto finissimo per gli affari, è l‘instancabile ricerca della novità, dell’originalità, della voglia di sorprendere e far parlare del tennis (e forse anche di sé). Ed ecco che nel 2012 lo stratega Tiriac si inventa la trovata della terra blu a Madrid per rendere unico nel suo genere il torneo madrileno, con tanto di avvenenti top model comme raccatapalle, affascinanti ragazze per i match maschili e baldi giovanotti per quelli femminili. Ma l’edizione colorata d’azzurro non avrà un seguito e Tiriac deve cedere alle proteste da parte dei giocatori – in primis Nadal e Djokovic – che non digeriscono la rivoluzione cromatica del mattone tritato, considerandola una causa di particolare scivolosità. Nel 2012 il principe “azzurro” di Madrid è Roger Federer che, dal canto suo, non esprime grandi obiezioni al nuovo uzzolo dell’imprenditore rumeno. E, tutto sommato, perché no la terra blu, se la colorazione non ne altera le caratteristiche e il rimbalzo? Comunque sia, Ion è sempre alla ricerca di nuove trovate pubblicitarie, come quella che prevedeva che Federer, Nadal e Djokovic si esibissero con racchette di legno…
Insomma, a 76 anni Ion Tiriac è più che mai sulla breccia e protagnista del tennis che conta, non solo come manager, imprenditore, creatore di eventi e strategie promozionali, ma anche come spettatore. Grande estimatore e amante della Francia, aspettiamoci infatti di vederlo tra due settimane, come ogni anno, onnipresente nei celebri box verdi del Philippe Chatrier, intento ad assistere al grande spettacolo del secondo slam dell’anno…Auguri!