Roland Sgarro(s): i promossi e bocciati dello Zoolander parigino

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Roland Sgarro(s): i promossi e bocciati dello Zoolander parigino

Parigi tra le altre cose significa moda: tra tinte ciclamino, pantaloncini pigiama e completini a lutto, ecco i promossi e i bocciati della moda tennistica del Roland Garros 2015

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Sgarrare a Parigi vale doppio. Parigi, che tra le tante cose è la città della moda, non perdona. Se a Parigi vesti male, ti porti il cruccio per il resto della stagione, anche perché a Wimbledon vai vestito di bianco e quindi non puoi riscattarti. Se a Parigi vai male, se lo ricordano fino al prossimo anno e ti puniscono abbassando il livello di sicurezza, e tutti sappiamo cos’è successo. Se a Parigi sgarri, va a finire che… vinci anche il titolo, qualche volta. Così che se prima era un Fluostralian Open, adesso è un Roland Sgarro(s), ovvero lo Slam dove per sembrare più alla moda poi finisci per farla fuori dal vasino. E già ci tocca avvertirvi che non avremo così tanta creatività per Wimbledon, difficile storpiare quel nome, e forse è un bene, visti i troppi giochi di parole che girano sul tennis per far sembrare delle rubriche divertenti (mai sentito parlare di “Croissant Garros”? Ecco, meglio così).

Tutti gli outfit di cui parliamo, sia che vogliate il completino magico di Wawrinka che quello viola di Federer, li trovate su www.tennis-point.it

#SUPPORTTHESHORTS

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Odiati, diffamati, derisi, criticati, a tratti amati, venerati ed osannati, portati in conferenza stampa come baluardo della campagna parigina. I pantaloncini di Wawrinka hanno suscitato reazioni contrastanti: c’è chi avrebbe fatto causa alla Yonex e chi invece sarebbe pronto a fondarci una nuova religione. A tal proposito chiamo in causa il solo Adriano Panatta: “I pantaloni di Wawrinka li ho visti solo a Rimini addosso ad un turista di Dresda“. Una tovaglia da picnic, un intreccio di quadri far invidia ad una scacchiera, sono così indecenti che Wawrinka ha deciso di tenerli per tutta la stagione in terra battuta, da Montecarlo fino a Parigi. Ma tant’è che paradossalmente, sono diventati il simbolo di questo Roland Garros, quasi uno #JeSuisCharlie di queste due settimane. Il pericolo è che ora Wawrinka possa credere siano i suoi pantaloncini portafortuna, vista la vittoria. Una cosa però non ve l’hanno detta: che la maglietta è ancora più brutta.

MY LITTLE ROGER

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Ditemi, chi non la pensato, che così Roger Federer non assomigli a My Little Pony. Il viola è già difficile da digerire, i pantaloncini sono fatti di quell’arancione fluo che sembra rosa shocking in realtà, con quella striscia verticale catarinfrangente che non si può assolutamente vedere. Questo però, a prima impressione. Poi il completo diventa un po’ come la canzone del Gangnam Style (per quelli come Claudio Giuliani che non sono della mia generazione, l’equivalente koreano di Vamos A La Playa), e passi lentamente da “Ma che è questa roba” a “Forse sai che non è così male?” un po’ perché, come dicono in molti, “Se lo indossa Federer…”. Meno male che è uscito con Wawrinka, sennò a fine torneo saremmo caduti nella trappola della Nike e avrebbe cominciato a piacerci sul serio.

NEL BLU, DIPINTO DI…

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Un blu elettrico che fa contrasto con il rosso della terra. Azzurri&Co. sono stati i colori più utilizzati dalla Nike per vestire Nadal in queste undici edizioni del Roland Garros a cui ha partecipato, ma questo forse è troppo… pieno. È spezzato solo da una sfumatura nella parte in basso che rende la maglietta più scura nel finale, quando ricade nei pantaloncini. Il problema è che non si nota più di tanto, e l’effetto che produce è quello di trasformare Nadal in un grande Puffo, oppure, se preferite, nel genio della lampada di Aladdin.

BACK TO BLACK

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Esordio in pompa magna per la collezione “All black” di Adidas chiamata Y3 e disegnata da Yohji Yamamoto, che quest’anno ha vestito anche i raccattapalle del Roland Garros. Per molti il nero sui campi da tennis è inguardabile, per me non sbaglia mai, come Federer agli US Open 2014 e Murray agli Australian Open 2015. Certo, c’è chi può (Ana) e chi non può (Simona) ma questo vale per ogni linea di abbigliamento. Poi, voglio dire, c’è Kristina Mladenovic che vestita così è una spanna sopra a tutte. Alcuni lati negativi però dobbiamo sottolinearli. Ad esempio, i dettagli floreali (tipo la bandana di Fognini, forse un po’ troppo?). Ma poi come ogni capo nero che si rispetti, non si può portare se fanno più di 25°, tant’è che Tsonga per esempio ha scelto di giocare in bianco la sua semifinale, mandando un po’ in fumo tutti i discorsetti sul nero. Per finire, ci hanno illuso di vedere Ana Ivanovic con i calzettoni alla Mattek-Sands e poi invece non ci ha mai giocato. Male male.

TRA LE RIGHE

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Colori di ogni tipo, l’importante è che ci siano le righe, che danno un tocco molto parigino. Inutile parlare di quanto stessero bene a Maria Sharapova, anche se la versione smanicata era migliore. E poi vabbé, i giovani che così sembrano meno tamarri del solito (oppure no?), tipo Kokkinakis in nero, e Dimitrov che ha la solita classe. Bello anche se forte l’accostamento tra rosso segnaletico e lilla, che fa tipo ciclamini.

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