Dove nasce la Serenità: Williams si confessa nella casa parigina

Interviste

Dove nasce la Serenità: Williams si confessa nella casa parigina

Intervistata da Douglas Robson per NBCsports, a poche ore dalla vittoria del suo 20esimo titolo Slam, Serena Williams si confessa nella sua casa parigina, raccontando degli infortuni e delle capacità di motivarla di Patrick Mouratoglou, di religione e della voglia di andare ancora avanti. Con uno sguardo al Grande Slam e a Steffi Graf, un obiettivo che potrebbe portarla al ritiro

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“Tutto è possibile”

È questo che ci portiamo dietro, mi ha detto Serena Williams, da quello che si può definire il suo più arduo, ed eccentrico titolo del Grande Slam.
Williams me lo ha confessato meno di 48 ore dopo aver sconfitto l’influenza ed impedito la vittoria a Lucie Safarova della Repubblica Ceca, in tre durissimi set, per conquistare il suo terzo French Open e 20esimo titolo del Grande Slam. A 33 anni l’americana si trova a metà strada per completare il Grande Slam nell’anno solare e vicina al record di Steffi Graf dell’Era Open di 22 Slam, traguardo che potrebbe raggiungere allo US Open alla fine di quest’anno. Di questo passo, anche il record di tutti i tempi di 24 titoli che appartiene a Margaret Smith Court è in pericolo.

Ho incontrato Serena Williams lunedì nel più nuovo dei due appartamenti che possiede a Parigi. Lo aveva cambiato un paio d’anni fa da un appartamento con due camere da letto, che dice essere “ancora sul mercato”. Il suo appartamento con quattro camere da letto nell’ottavo arrondissement si trova in una sezione più residenziale di Rue du Faubourg Saint-Honoré, una delle strade più chic per lo shopping e a pochi passi da luoghi storici come l’Arco di Trionfo e il Palazzo dell’Eliseo.
Quando sono arrivato, era stesa su un divano del salotto con Chip, il suo Yorkshire terrier, che è subito fuggito dalla stanza. Era vestita con un completo della Nike arancione e bianco, e dei pantaloncini grigi. I capelli raccolti in una coda. Si è scusata per la confusione nell’appartamento (non ce n’era molta), e la mancanza di cibo. Mi ha offerto da bere. “Faccio un ottimo caffè”, e mi ha preparato un doppio espresso.

Non c’era nessun addetto. Nessun agente. Nessuna guardia del corpo. Neanche la famiglia ad eccezione della sorellastra Lyndrea, ed un assistente che entrava ed usciva dalla stanza.
Williams, ancora raffreddata e con la tosse, era fresca di una notte di divertimenti. Sembrava esausta. Aveva ospitato il suo team per cena e poi aveva incontrato il vincitore del titolo maschile, Stan Wawrinka al Le Royal Monceau Hotel. Avrebbe voluto festeggiare di più, ma non si sentiva ancora in forma, quindi sono usciti un paio d’ore. “Siamo ottimi amici e quindi ero davvero felice per lui, entrambi indossiamo lo stesso orologio (Audemars Piguet)”, ha detto.
Ci siamo accomodati nella sua cucina e nel salotto e abbiamo parlato per ore di infortuni (di recente mi sono tagliato lo stesso tendine del piede che le diede problemi nel 2010-11), religione, famiglia e ovviamente, tennis. Quando abbiamo finito, questo è ciò che l’incontro mi ha lasciato: Serena Williams – l’avversaria più spietata – è dolce. E qui arriva la parte più folle: questo non influenza il suo gioco. In realtà la aiuta anche.

Questo potrebbe creare una dissonanza per coloro che sono stati testimoni delle due ultime settimane di Serena. Ha tirato fuori le armi più micidiali per avere la meglio su Lucie Safarova. Ha urlato diversi “C’mon”. Ha gridato al cielo. Si è sempre sentita indietro, partita dopo partita e ha dovuto giocare cinque partite al terzo set per conquistare il titolo, il punto più alto della sua carriera.
Williams ha forgiato la sua leggendaria carriera spingendosi alla vittoria al di là di ogni circostanza. Ha agito tra la forza di volontà e la rabbia. La lotta è intatta. Ma internamente, Williams non è più la stessa. Non esattamente Zen, ma agitando la sua spada da samurai con una maggiore pace interiore. Letale, ma Serena. Parlando, è tornata indietro a ricordare il periodo in cui quattro anni fa fu costretta a stare lontana dai campi per 11 mesi. Si infortunò gravemente il tendine del piede destro su un bicchiere dopo la vittoria di Wimbledon nel 2010, e nuovamente quando cercò di rientrare prima del previsto. Successivamente, a causa di un coagulo di sangue venne portata in ospedale per un’operazione d’emergenza per ridurre l’ematoma addominale.

“Sono certa che questo abbia completamente cambiato il modo di sentirmi e di vedere le cose”, ha ammesso Williams.“Anche il modo di apprezzare le cose. Ho iniziato a pensare, Ok: questo è il quadro generale. Ci sono cose più importanti che vincere una partita di tennis, e quando vai in campo per affrontare le persone capisci che stai per dare del tuo meglio, quello che puoi, come puoi, ma che non è la fine del mondo. Posso ancora tornare a casa, avere il supporto della famiglia, dei miei nonni, delle mie sorelle. Dei miei meravigliosi cani”.
Williams ha aggiunto che ha iniziato a vedere la vita fuori dal circuito in modo meno antagonistico. Ha menzionato la vincitrice di quatto Slam, Kim Clijsters, adesso ritiratasi, una delle tenniste più affabili e popolari: “Potevo vedere questa sua filosofia di vita e pensavo che aveva assolutamente senso”.

Non c’è alcun dubbio che Serena sia stata la tennista più vincente nei quattro anni successivi all’assenza per l’infortunio e la malattia. Nei 61 tornei giocati dal suo ritorno nel circuito WTA, dopo gli 11 mesi di assenza dal giugno 2011, ha vinto 30 titoli, 7 Majors e raggiunto una percentuale di vittorie del 92,4 (242-20), secondo i dati della WTA. Questo comparato agli 11 titoli e 6 Majors (180-45), nei 61 eventi precedenti al suo periodo di inattività. Alcuni meriti vanno anche al suo coach, il francese Patrick Mouratoglou. Hanno iniziato a lavorare insieme 3 anni fa, quando Serena venne estromessa al primo turno del Roland Garros (la sua unica sconfitta in un primo turno di uno Slam). La loro collaborazione ha portato 7 titoli negli ultimi 12 Slam e la sua abilità nel motivarla costantemente ha affrettato l’ascesa al top della classifica, in un periodo in cui molte tenniste erano all’inseguimento.
“Non male”, ha ammesso  Serena dopo il  conteggio. Ed ha aggiunto: “Ciò che è davvero impressionante è che ha davvero un modo efficace di motivarmi.. Mi riporta ad osservare il quadro generale. Dirà, ‘ In una settimana starai bene’. Oppure ‘ Penserai a questo nei prossimi due anni e sarai felice di aver dato il massimo’“.

Serena Williams, che possiede un appartamento a Parigi dal 2007 e parla un francese passabile,mi mostra la sua casa. Forniture periodiche di zuppa, attrezzature da tennis e vari gingilli. Un disegno di un fan su una mensola. Pareti e mensole decorate con le foto di famiglia e una delle sue creazioni astratte, che lei chiama “l’ultima delle mie espressioni”.
La maggior parte dei decori, nei toni del bianco, nero e grigio, sono l’esatta copia delle camere che ha visto su Pinterest, il sito di album fotografici online. “Ne sono davvero ossessionata”.
Raggiungere il vero Grande Slam, l’ultima volta vi riuscì la tedesca Graf nel 1988, significherebbe molto. In questo momento di una carriera che ha distrutto qualunque record, Williams ha detto che non è la sua priorità. Con le medaglie d’oro alle Olimpiadi e una manciata di Slam, non c’è più nulla che possa definirla meglio. In qualche modo potrebbe bloccarla.
“Ovviamente mi piacerebbe riuscirci”, ha detto. “Ma sento anche che se ci riuscissi, mi vorrei ritirare. E non voglio ritirarmi adesso perché voglio giocare le Olimpiadi e voglio giocare in Australia. Ho un outfit davvero carino per il prossimo anno”, sorride. “Non voglio attendere. Al momento voglio solo andare avanti”.

Da testimone di Geova, Williams raramente parla di religione, nonostante ne faccia una piccola menzione durante i discorsi post vittoria. Ha affermato che va in chiesa regolarmente quando è a casa e ringrazia la fede per averla aiutata a restare concentrata quando molti altri bambini prodigio non ce l’hanno fatta. “Non dico che è ciò di cui avrebbero bisogno. Dico solo che mi aiuta a restare concentrata. Ad avere un equilibrio”. Williams sa che potrebbe risultare estrema. E lascia sempre più che le critiche scivolino via. Molti tifosi sui social media l’hanno criticata per la sua ripresa durante la semifinale contro Timea Bacsinszky. Williams è sembrata apatica e nei guai durante gli scambi ma ha trovato l’energia nei 10 game finali nella vittoria per 4-6 6-3 6-0. “Francamente non me ne importa nulla”.

Williams ha aggiunto di non aver fatto nulla di speciale durante la partita e che per i 45 minuti successivi non era stata in grado di muoversi negli spogliatoi, dove la campionessa di Wimbledon 2013, ora ritiratasi, Marion Bartoli, che adesso lavora per la TV francese, non le ha tolto via le scarpe e il cerotto che avvolgeva la gamba. “Immagino che la gente pensi che io stia drammatizzando, ma vorrei vederli giocare con l’influenza contro una tennista che sta disputando un anno fantastico e stava giocando in modo straordinario”, ha ammesso Williams, sembrando più stanca che sulla difensiva. “Credo che sia stato coraggioso. Avrei potuto, e molti avrebbero voluto, che mi ritirassi prima della semifinale o della finale”.
Stiamo osservando una nuova Williams, più calma? Non sono solo le sue parole che la fanno sembrare diversa. Recentemente è diventata amica di Caroline Wozniacki e Victoria Azarenka, due delle sue più accanite rivali. Parla più apertamente delle sue manie. È più disposta a parlare dei suoi errori. Ed infine, questa prima è tornata a giocare nel torneo di Indian Wells, per la prima volta in 14 anni, dopo l’incidente a sfondo razzista che sconvolse Williams e la sua famiglia. “Non sarei mai andata se non mi avesse supportata”, ha detto a proposito del padre, Richard e della sorella maggiore Venus. Serena ha anche ammesso che Venus potrebbe tornare il prossimo anno. Non voleva metterle in bocca parole, ma mi ha detto che “non era affatto“ fuori questione. “Per lei quest’anno era difficile dato che aveva giocato molti tornei”, ha aggiunto.

Prossima tappa, ovviamente, Wimbledon. L’erba è perfetta per il potente servizio dell’americana, ma è dal 2012 che non supera i quarti, anno in cui vinse il suo quinto titolo a Londra. Ha aggiunto che spera di migliorare i suoi recenti risultati e che non vede l’ora di provare ad eguagliare il “Serena Slam” del 2002-03, quando vinse 4 Slam consecutivi all’età di 21 anni. “Le persone forse dimenticano che detengo tre titoli, che è incredibile”, ha aggiunto la vincitrice dello US Open, Australian Open e Roland Garros. La possibilità di replicare a distanza di 12 anni sono il segno della sua longevità. “Queste imprese per me significano molto”, ha aggiunto.
Le sue possibilità di Grande Slam nell’anno solare o di un altro “Serena Slam” potrebbero fallire. Potrebbe perdere a Wimbledon. Potrebbe fallire alla fine questa estate lo US Open. Potrebbe infortunarsi, o ammalarsi. Graf e Court potrebbero non essere mai raggiunte. Ma ancora una volta, Serena potrebbe eguagliarle o superarle, e anche di più. Ad ogni modo, andrebbe bene lo stesso.

Tutto è possibile.

 

Traduzione di Chiara Bracco

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