Di Londra, della O2 Arena e anche un po' di tennis

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Di Londra, della O2 Arena e anche un po’ di tennis

Prima giornata dalla O2 Arena: la splendida struttura londinese, la sala stampa, la lounge dedicata ai media. Ah, anche il tennis, con le vittorie di Djokovic e Federer, e l’occasione sprecata da Bolelli e Fognini

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da Londra, Carlo Carnevale

La grigia Londra, oggi coccolata da un vento freddo ma gentile, apre i propri occhi sull’ultimo torneo dell’anno, quello dal fascino glamour e il campo celeste che si vede bene in tv, quello dove tutti sono vestiti bene e i giocatori hanno il proprio nome sugli asciugamani. Non ci sono mai abbastanza parole per descrivere l’emozione che una passeggiata sul ponte che cavalca il Tamigi e sfiora le Houses of Parliaments (in queste sere colorato dalla proiezione della bandiera francese per motivi tristemente noti) può regalare, mentre si può guardare in su per raggiungere il punto più alto del Big Ben. Alle spalle la maestosa Westminster Abbey, attorno alla quale i passanti inconsciamente abbassano sempre il tono della voce, quasi a sottolineare il peso della storia che quest’edificio custodisce.

La O2 Arena è a dieci passi dalla fermata di North Greenwich, sulla Jubilee, la line grigia della Tube. Già sulle scale mobili della metropolitana campeggiano enormi adesivi con i profili dei protagonisti delle Finals, corredati di statistiche e ranking. L’ingresso della struttura somiglia a quello di un centro commerciale, con due file (ordinatissime, inutile dirlo) che vengono inghiottite dalle vetrate d’entrata, proprio al di sotto di un accigliato Nadal in gigantografia: a Ovest il tendone dei Media Accreditations, ovviamente tappa obbligata prima di accedere al primo piano muniti del badge identificativo a tinte celesti. La sala stampa è maestosa ma senza intimidire, sullo sfondo della quale troneggiano tre maxischermi su cui vedere statistiche dei match, riprese in diretta dal campo e video in differita; sobrie file di desk munite di ogni presa e cavo occupano la sala, sulla cui parete posteriore si trova la reception, che pullula di addetti ai lavori affannati tra stampanti e “can you give me the wifi password?” Due sale interviste (una small) si sviluppano sul lato sinistro, mentre in fondo, oltre i maxischermi, inizia un freddo (proprio per temperatura) corridoio che porta alla Media Lounge: elegantissima, dotata di bancone del bar e divani in pelle, sui quali a metà pomeriggio siedono a chiacchierare Greg Rusedski, con indosso una più che discutibile camicia rosa, e Anabel Croft di Eurosport, lei indiscutibile.

Del tennis avrete senz’altro già letto, Djokovic banchetta su un Nishikori al trenta per cento, mentre Federer va in cruise control ai danni di Berdych, beccato con la splendida Satorova poco lontano da Piccadilly Circus ieri sera. Grossi rimpianti per il duo Bolelli/Fognini, che sul più bello, anche a causa di episodi poco fortunati vedono sfuggirsi la vittoria e adesso avranno un bel da farsi martedì, contro i Bryan, a loro volta sconfitti. Stupenda la cornice dall’impianto, diviso su due livelli da strisce elettroniche che si illuminano per segnalare ogni punto importante o l’ingresso dei giocatori; dal centro del soffitto pende un tabellone a forma di cubo, che ad ogni cambio campo riprende i visi entusiasti del pubblico. L’impatto cromatico del terreno di gioco è spaventoso, brillante ma mai eccessivo, con giochi di luce di grandissimo gusto anche nei minimi dettagli.

Djokovic-Federer sarà il main course della seconda giornata del gruppo Stan Smith, domani esordiranno Nadal e Murray. Nella Media Lounge c’è la birra gratuita. Ed è solo la prima domenica.

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