Melbourne è ormai alle porte, solita zuppa o grandi sorprese?

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Melbourne è ormai alle porte, solita zuppa o grandi sorprese?

La prima settimana di tennis dell’anno è stata scoppiettante. Se Djokovic ha seminato terrore nella finale contro Nadal, la vittoria di Raonic e gli ottimi risultati di Coric, Tomic e Kyrgios hanno giustificato speranze di cambiamento. Il modo in cui ha vinto Victoria Azarenka suggerisce che tra sette giorni lo Slam australiano ci regalerà grandissime emozioni

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Non si può certo dire che il ritorno del grande circo sia stato soffice. Neanche erano passate un centinaio di ore dai bagordi di capodanno e già in campo c’erano i primi dieci della classifica mondiale maschile e di quella femminile. E se le ragazze hanno mostrato forse un briciolo di buon senso, cominciando a manifestare dolorini e perdere partite non impossibili, gli uomini hanno subito fatto sul serio. Murray escluso, come al solito, perché lo scozzese, che del mazzetto di testa è sicuramente quello che meno ha la testa sul tennis, scegliete voi se sia un male oppure no, ha preferito andare a giocare quel mezzo allenamento della misteriosa Hopman Cup, vinta – dicono Tarantino e Vignoli – dall’Australia di Nick Kyrgios. A dire il vero dei primi dieci mancava anche Gasquet, ma non pare se ne siano accorti in molti. Degli altri invece si sono accorti tutti subito. Intanto di Novak Djokovic che da un anno a questa parte si è messo in testa di giocare solo le finali. Ma nel senso che nei turni precedenti balbetta, se può perdere perde, gioca a ritmi molto ridotti per poi esplodere a spese del malcapitato di turno proprio nell’ultimo atto. Il Nadal di Doha non è stato trattato poi così diversamente dal Federer di Londra o dal Murray di Bercy ecc. ecc. Djokovic è così arrivato alla sua sedicesima finale consecutiva e se siete rimasti con la bocca spalancata chiudetela subito, perché in due hanno fatto persino meglio in un passato non troppo lontano, Ivan Lendl (18) e naturalmente Roger Federer (17).  Se è vero che con Nadal è sembrato inscalfibile è anche vero che le giornate precedenti non aveva particolarmente brillato, pur trovandosi di fronte avversari che in genere affronta sbadigliando. A queste incertezze si possono aggrappare i suoi rivali, perché il primo slam dell’anno rischia di essere chiuso ancora prima di cominciare.

Magari non sarà d’accordo Stan Wawrinka, che da tre anni va a Chennai a vincere il suo torneo e poi si presenta a Melbourne da furia scatenata. Negli ultimi tre anni ha sempre incrociato il serbo e l’ha sempre portato al quinto set. Lo scorso anno ci perse male (6-0) ma i due anni precedenti Stan giocò due delle sue migliori partite. Magari tutti ricordano quella del 2014 ma nel 2013 per due set Djokovic praticamente non vide palla e vinse una partita che Wawrinka buttò via tante di quelle volte da far perdere il conto. Sarà anche il caso di ricordare che l’incostanza di Stan è tutta da discutere, considerato che negli ultimi nove slam Slam otto volte lo svizzero è sempre arrivato almeno ai quarti di finale.

E forse non sarà d’accordo neanche Andrew Murray, che è uno di quelli che l’anno scorso con Djokovic ci ha perso tanto ma che spesso ha dato l’impressione che fosse colpa sua. Pare sia distratto dalla nascita del figlio, ma se diamo retta agli ultimi tennisti che sono diventati papà, questo rischia di essere un incentivo ulteriore. Murray ha perso la prima partita da Nick Kyrgios, ma lui è uno che a volte prende gli Slam come esibizione figurarsi la Hopman Cup.

Federer pare avesse la febbre o il raffreddore o il ginocchio della lavandaia, insomma qualcosa. In effetti giocare in quel modo contro Raonic potrebbe farlo solo un giocatore di 34 anni, mica Federer che è fermo a 29 da chissà quanto tempo. Da tempo sull’uomo di Basilea non si sa bene cosa dire. Un giorno diventa la personificazione di questo sport e l’altro un triste barbuto che non sfrutta una palla break manco a pagarlo; una volta mette tutte le prime del mondo e un’altra arriva a stento al 50%. A Brisbane ha saggiato lo stato di avanzamento di alcuni giovani e non crediamo si sia sorpreso di essere ancora un po’ più avanti di loro. Però i giovani, ecco, hanno dato segni di vita. Non solo Coric, arrivato in finale contro Wawrinka perdendo onorevolmente; ma anche Tomic, che ha battuto Nishikori in una partita vera; Chung, che ha battuto Groth a casa sua e poi ha perso con Cilic una partita che forse dalla prossima volta non perderà più; Thiem, che invece Cilic l’ha battuto, prima di arrendersi – maluccio – a Federer; e in fondo anche Rublev che è ancora quello più indietro di tutti ma che sembra anche quello che ci crede di più, almeno lui. Thiem e Tomic sembrano essere entrati nei primi 20 per non uscirne tanto presto, gli altri crescono, speriamo più velocemente di Dimitrov. E poi c’è Kyrgios, che può perdere ancora un paio d’anni dietro le sue sciocchezze come cominciare invece a nascondere la palla a molti. In ogni caso, se davvero si spera nella caduta dell’impero serbo, l’impressione è che sia meglio puntare su di lui e Tomic, Coric e Thiem piuttosto che sul poco presentabile Nadal di questi giorni o Federer.

Per gli italiani vi rimandiamo all’articolo a fianco, ma è con curiosità che seguiremo l’esordio di Fognini. Ora (quest’anno) o mai più. Non ci crederà, ma facciamo il tifo per lui in fondo.

Come accennato le ragazze sono state più sagge. Serena, Halep, Sharapova, Muguruza, Kvitova hanno preferito evitare di rischiare troppo e tra un malanno e un eliminazione precoce hanno rimandato le tenzoni direttamente al torneo dello Slam. Ma mentre loro si riposavano, facendo infuriare la povera Errani, c’è chi sta covando vendette. Il modo in cui Victoria Azarenka ha dominato il torneo di Brisbane è un avvertimento che sarebbe il caso di non sottovalutare. La bielorussa non è una vecchia gloria che ogni tanto riesce a ricordare cos’era ma una che viene da un infortunio e che se riesce a trovare il ritmo giusto è in grado di prenderle tutte a pallate. E anche la vittoria di Sloane Stephens è un segnale che le prime della classe faranno bene a non sottovalutare.

Quello che è ci sembra certo è che lo slam che viene dopo quello incredibile di New York sarà di grandissimo fascino, perché Serena è la favorita ma a vincerlo possono essere almeno in dieci. La Vinci? Se i miracoli si ripetono…

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