25 teste di serie out su 64 in 2 turni. Addio gerarchie? Italia: azzurro o nero?

Editoriali del Direttore

25 teste di serie out su 64 in 2 turni. Addio gerarchie? Italia: azzurro o nero?

AUSTRALIAN OPEN – MELBOURNE. Le eliminazioni più grosse fin qui: Rafa Nadal, Simona Halep, Petra Kvitova, Venus Williams. Due soli italiani superstiti. E Seppi ha Djokovic. Prospettive più nere che azzurre per il nostro tennis. Qualunque cosa dica la propaganda FIT

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Guarda il video con il commento di Ubaldo Scanagatta e Luca Baldissera

Mancano all’appello del terzo turno dell’Australian Open 18 donne su 32 teste di serie, davvero tante, e 7 uomini. Ancora più sorprendente se si considera che da quando le teste di serie sono diventato 32 e non più 16 – accadde nel 2001 a Wimbledon per la prima volta, poi gli sono andati tutti dietro – chi può provocare sorprese è solo chi è classificato da 32 in giù. La modifica è stata imposta dai sindacati giocatori, ATP e WTA, per dare maggiore importanza e considerazione alle classifiche emanate dai rispettivi computer. Il principio ispiratore era quello di proteggere maggiormente non solo i giocatori e le giocatrici dalla sedicesima posizione in giù ma anche i top-player. Gli organizzatori degli Slam, infatti, sono dispostissimi a mettere sulla bilancia una prima settimana di minor interesse, con poche sorprese, pur di preservare la seconda settimana, quella che dagli ottavi e dai quarti di finale in poi ha la maggiore audience televisiva: più big star sono rimaste in lizza e meglio è per tutti, tv, media, spettatori e prestigio del torneo.

Negli anni, poi, e soprattutto in campo femminile, il gap fra le prime della classe e le seconde si è molto attenuato. Una volta il torneo femminile cominciava, per le favorite, dagli ottavi in poi. Chris Evert, che non regalava mai un game, “perché le avversarie, e non solo quelle che perdono con te, ti rispettano e temono di più, si fanno meno illusioni”, era capace di arrivare in semifinale ad uno Slam avendo perso meno di una dozzina di games.

Oggi non è più così, da almeno qualche anno. Al di là del fatto che, fatta eccezione per Serena Williams, le più forti oggi non sono davvero… troppo forti. Basta vedere quante tenniste si sono avvicendate negli ultimi anni fra le top-ten, e anche fra le top-five. Questo spiega perché nonostante quella modifica che sarà pure giusta per proteggere il rendimento di tanti mesi – e quindi il ranking costituito – ma a me non è piaciuta per niente, il numero complessivo delle teste di serie che cadono nella prima settimana di uno Slam continua ad essere sufficientemente elevato.

È vero che la gran parte delle vittime è naturalmente, e quasi inevitabilmente, collegata ai numeri più bassi: mentre fra gli uomini la testa coronata più illustre a rotolare è stata la n.5, unico top-ten (l’altro top-16 è il sudafricano Kevin Anderson), quella di Rafa Nadal, e per mano di quel Verdasco che ha fallito clamorosamente la prova del nove perdendo dal modesto israeliano Dudi Sela, n.87 (ma si può? Ok sarà stato stanco…), fra le donne sono “scivolate” via la n.2 Halep, la n.6 Kvitova, la n.8 Venus Williams, ma anche la n.11 Bacsinzky, la n.16 Wozniacki, la n.17 Errani, la n.18 Svitolina, la n.19 Jankovic, per limitarsi alle prime 20. Una più che discreta ecatombe. Alle 14 teste di serie donne eliminate nei primi tre giorni si sono aggiunte la Bacsinszki, la Svitolina, la Lisicki e la Jankovic.

Di italiani ce ne sono rimasti in gara solo due – dopo che Bolelli è stato bravo a reggere 4 set con Tomic nonostante il diverso livello di tennis e soprattutto di… piedi e reattività – ma Seppi che deve affrontare nella notte il quasi imbattibile Novak Djokovic, con sulle spalle il pesante fardello di 11 sconfitte consecutive (alleggerito in prospettiva soltanto dal ricordo dell’exploit da lui ottenuto lo scorso anno qui a spese di Roger Federer dopo 10 lezioni patite… ma leggete in questa home page l’intervista fatta al coach di Andreas, Massimo Sartori), è assai probabile che al terzo turno ci ritroveremo con una sola superstite, Roberta Vinci che mi aspetto vittoriosa contro la ventiduenne tedesca Friedsam, n.82 del mondo.

Sarebbe uno dei peggior bilanci della storia del tennis azzurro dell’ultima dozzina d’anni. E purtroppo non sarebbe da considerarsi nemmeno tanto casuale: ci aspettano anni duri soprattutto in campo femminile. Con Roberta Vinci che al 90 per cento sta giocando il suo ultimo anno (“Mai dire mai, però penso proprio che terrò fede al mio progetto di smettere a fine 2016”), con Camila Giorgi che stenta a capire che cosa dovrebbe fare da grande, con la Knapp acciaccata e la Errani assai sfiduciata, l’orizzonte è scuro, al di là dei ripetuti proclami federali i cui progetti tecnico-agonistici si sono rivelati veri fallimenti, visto che le ragazze che tanto bene hanno fatto non sono state davvero “prodotti” della nostra Federtennis. Lo sanno anche i gatti.

Anche in campo maschile non c’è da stare troppo allegri: Fognini viaggia verso i 29 anni, Seppi verso i 32, Lorenzi verso i 35, Bolelli verso i 31. Si può vivere di… solo Cecchinato (23 anni)? Non resta che sperare in Donati, magari ancora in Quinzi, però ragazzi, poveri noi come siamo messi male.

Meglio guardare allora, prima di deprimersi troppo, ai tabelloni di questo Australian Open provando a indovinare i più probabili ottavi di finale dall’alto in basso.

Parte alta:

Djokovic-Seppi e Delbonis-Simon, quindi Djokovic-Simon;

Tsonga-Herbert e Garcia-Lopez-Nishikori, quindi Tsonga-Nishikori;

Federer-Dimitrov e Thiem-Goffin, quindi Federer-Goffin ma non ci scommetterei che alla pari;

Cilic-Bautista Agut e Kyrgios-Berdych, e qui è davvero difficile: forse Cilic-Kyrgios cui do il vantaggio del favore campo.

Nella metà bassa:

Sela-Kuznetsov e Monfils-Robert per un… Monfils nei quarti;

Raonic-Troicki e Rosol-Wawrinka per un Raonic-Wawrinka ben incerto negli ottavi;

Ferrer-Johnson e Lopez-Isner in cui azzarderei un Ferrer-Lopez invece che Isner;

Tomic-Millman e Sousa-Murray, per un intrigante Tomic-Murray in ottavi.

Fra le donne azzardo subito gli ottavi senza darvi gli accoppiamenti dei sedicesimi: Serena Williams e Gasparyan, Bencic e Sharapova, Radwanska e Vinci, Suarez Navarro e Gavrilova (che mi pare più solida della Mladenovic).

Kerber-Beck, Azarenka-Muguruza (un confronto che arriva troppo presto…), Konta-Makarova, Ivanovic-Zhang. Ovviamente sogniamo la Vinci anche ai quarti, lei che qui però non ha mai passato il terzo turno.

Un suo nuovo exploit, e anche una semifinale lo sarebbe, servirebbe a colorare di azzurro un cielo che per il tennis italiano sembra invece piuttosto nero, checché ne dica e sbandieri una dirigenza che si è dimostrata incapace di tirare fuori un solo giocatore, una sola giocatrice.

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