[1] N. Djokovic b. [7] J. W. Tsonga 7-6(2) 7-6(2) (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
Sembra che ci manchi sempre un centesimo per fare un’euro, ogni volta che dall’altra parte della rete c’è Novak Djokovic. Tsonga ha giocato una partita generosa, cercando di fare le cose giuste per mettere in difficoltà il n.1 del mondo, non si è demoralizzato anche quando i suoi errori hanno iniziato ad accumularsi, ma alla fine gli è mancato lo spunto vincente nelle fasi finali dei due set, durati entrambi 63 minuti.
“When the chips are down”, diceva il grande Rino Tommasi per indicare i momenti importanti degli incontri. E “when the chips are down”, ovvero quando i gettoni sono sul tavolo e bisogna mostrare le proprie carte, Djokovic sembra essere testa e spalle sopra tutti gli altri al momento, incluso questo volenteroso Tsonga.
Il match sembrava iniziato sui binari soliti con Djokovic che si involava subito sul 3-1 grazie ad un break ottenuto al terzo gioco. Tsonga prendeva tanti rischi con il diritto, e ne pagava le conseguenze: ben 16 per lui gli errori gratuiti con quel fondamentale nel primo parziale. I due doppi falli commessi sull’1-1 lo condannavano al break di svantaggio, che sarebbe potuto raddoppiare se sul 4-2 non fosse riuscito a rimontare dal 15-40 con quattro bei colpi vincenti.
A quel punto Tsonga provava a variare un po’ il gioco, cercando di addormentare lo scambio con il rovescio in slice, tenendo il ritmo basso per poi cogliere l’occasione di caricare con il dirittone. Djokovic dapprima non sembrava eccessivamente preoccupato del diritto del francese, e ne accettava gli schemi, che portavano i loro frutti quando al decimo gioco il serbo si faceva rimontare da 30-0 per consentire a Tsonga l’aggancio sul 5-5. Altri quattro gratuiti di diritto inguaiavano il transalpino nel game seguente, ma due ottimi vincenti cancellavano le due palle break concesse; sul 6-5 poi, Tsonga si trovava a due punti dal set sullo 0-30, ma era ancora il diritto a tradirlo.
Poca storia nel tie-break: subito 2-0 e 5-1 per Djokovic, troppo più solido e concreto sulla dirittura d’arrivo.
Nel secondo parziale due doppi falli costavano il break di svantaggio a Djokovic, che però lo recuperava immediatamente, bruciando Tsonga dal 40-15 con quattro punti consecutivi. Il servizio del francese tornava a far male, Djokovic non ci capiva molto ed il numeroso pubblico presente nello Stadium 1 di Indian Wells cominciava a sperare in un allungamento di partita. Sul 5-4 in suo favore il serbo cacciava un urlaccio per essersi fatto prendere l’iniziativa nello scambio. Poco dopo due match point in suo favore venivano annullati da due coraggiosi schemi servizio-diritto di Tsonga, che riusciva a trascinare in qualche modo anche questo set al tie break. Ma come già successo poco meno di un’ora prima, era il n.1 del mondo a far valere il suo maggior rango nel rush finale, siglando anche il secondo set con lo stesso punteggio del primo (7 a 2 al tie break) e con la stessa durata (1 ora e 3 minuti).
La seconda semifinale del BNP Paribas Open vedrà quindi di fronte, per la quarta volta in questo torneo e per la 48esima volta in totale Novak Djokovic e Rafael Nadal. I precedenti vedono un bilancio di 24 vittorie a 23 in favore del serbo, che tra l’altro ha vinto 9 delle ultime 10 sfide e 2 dei tre match disputati ad Indian Wells (anche se due di questi incontri risalgono al 2007 ed al 2008).
[4] R. Nadal b. [5] K. Nishikori 6-4 6-3 (Raffaello Esposito)
Rafa va avanti per la sua strada. A sentire Patrick Mouratoglou non tornerà mai ai suoi livelli, secondo il mito Santana può tornare campione a Parigi. Senza considerare il torneo in corso, i dati dicono che il suo score di 8 vinte e 4 perse a questo punto della stagione è il peggiore da dieci anni a questa parte ma lui non se ne dà per inteso e si allena duramente senza prestare orecchio a nessuno. Un esempio di spirito indomito e amore per il gioco ad uso dei futuri campioni, primo fra tutti quel Sascha Zverev crollato ad un metro dal traguardo come neanche Dorando Pietri.
Kei Nishikori, come il celebre non-personaggio della commedia di Beckett, è sempre atteso ma non arriva mai. Solido nel gioco e regolare nei risultati certo, ma sempre sensibilmente lontano dalla corona Slam, eccettuando la folgore di New York 2014. Ma il cammino iniziato a Shimane 26 anni fa è ancora lungo e lui ci proverà fino alla fine, con tenacia tutta orientale.
Ecco a voi i quarti di Indian Wells 2016, parte alta del tabellone, quella risparmiata dalla morìa di teste di serie e presidiata da Polifemo Djokovic. Precedenti 7-1 Spagna ma i numeri vanno saputi leggere. Il giapponese ha vinto netto l’ultimo confronto a Montreal 2015 e ha perso il penultimo a Madrid 2014 per infortunio, ma nel primo set aveva disintegrato Rafa. Con il suo senso dell’anticipo può permettersi di non soffrire le parabole dello spagnolo.
Pronti via e Nadal abbisogna di dodici punti per tenere il primo game, annullando due vantaggi esterni mentre Nishikori difende la battuta in tranquillità. Ciò che sembrava un inizio stentato diventa regola per Rafa, che è costretto a fronteggiare palle break in tutti i primi tre turni di battuta. Potrebbe essere sotto 0-5 ma Nishikori sembra preso da reverenza e concretizza solo una delle sette opportunità avute nel suo ottimo inizio. Così quando serve in vantaggio “solo” per 3-2 è forse preso da un poco di scoramento e sul 30-30 succede un fatto importante. Nel corso del palleggio Nadal rimanda un colpo nei pressi del corridoio e chiama falco con un certo ritardo. La palla è fuori, Nishikori è contrariato e accenna una protesta ma è un’occasione break che squalo-Nadal concretizza subito. Il peggio per lo spagnolo è passato e d’improvviso il match si ribalta. Rafa ora spinge, i colpi sono più veloci e rettilinei e lo spagnolo non concede più nulla in battuta. Il giapponese forse sa di averla fatta grossa, non ha chiuso quando doveva e tutti immaginano la fine che sta per fare. Infatti quando serve sotto 4-5 per rimanere in gioco il suo destino si compie. Due dritti in rete lo mandano 15-30 e qui Rafa scrive un altro capitolo sul suo leggendario killer instinct. Pressato dall’avversario lo spagnolo da fuori campo spara un dritto lungolinea in corsa dei tempi belli per il doppio set point che non perde tempo a concretizzare. Il 6-4 è come un diretto al mento che lascia stordito il giapponese mentre l’altro cresce ancora e non sbaglia più, dominando anche sul ritmo.
Nishikori non mette più una palla in campo e perde il servizio già all’alba del secondo set quando lo spagnolo lascia andare un dritto in risposta a 87 miglia orarie. Potrebbe finire in massacro perché Nadal ha una palla per il 4-0 e una per il 5-1, non le sfrutta ma il suo servizio sembra diventato un castello inespugnabile. Sembra, perché in simmetria quasi perfetta con il primo set Nadal perde d’improvviso la battuta nel settimo gioco, quando Kei si ridesta e con due vincenti seguiti da una risposta strettissima riesce per un attimo a riequilibrare il punteggio. Ma un attimo con Nadal dura quel che dura così subito dopo il giapponese vanifica tutto con due rovesci larghi, il secondo di millimetri, va sotto 15-40 e crolla definitivamente mettendo un terzo rovescio in rete. Nadal come Paganini non ripete e con un dritto lungo linea a tutto braccio in uscita dal servizio si guadagna la semifinale in un match che, se servisse, ha ben mostrato l’importanza decisiva del fattore mentale nel nostro sport. Lo spagnolo chiude con l’88% di prime in campo ma per larghi tratti è stato sopra il 90. Tocca a Djokovic e Tsonga, adesso entrambi sanno che Rafa è diventato pericoloso sotto il sole della California.
Risultati:
[1] N. Djokovic b. [7] J.W. Tsonga 7-6(2) 7-6(2)
[4] R. Nadal b. [5] K. Nishikori 6-4 6-3