La via tedesca al match point

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La via tedesca al match point

Tra tennis e calcio, tra Alexander Zverev e il giocatore del Bayern Monaco Thomas Müller, passando da Tomas Berdych e Stan Wawrinka. Sullo sfondo, il ritorno di un luogo comune: la Germania non si arrende mai. Quasi mai

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Poi dice uno i tedeschi.

In una normale giornata di gennaio, in un normalissimo primo turno di uno dei tanti slam, Misaki Doi si trova a giocare il suo secondo tiebreak. Ha vinto il primo per 7 punti a 4 ed è avanti 6-5 in questo secondo. Però serve l’avversaria, che tira un servizio esterno mancino e che la tennista di Yokohama non riuscirà a controllare. Il resto è noto, l’avversaria è Angelique Kerber, che vince i due punti successivi, il set, la partita e l’intero Australian Open.

Un paio di mesi dopo, tocca ad un altro tedesco, giovane, nato pure lui in una città anseatica – Amburgo invece della Brema di Angelique – avere a che fare con un match point. È il più importante della sua giovane carriera che lo porterà a vincere qualche slam – lo dicono tutti, sarà vero – ma intanto di fronte ha Rafa Nadal, che ha bistrattato per larghissimi tratti di partita. E adesso è alla fine, 5-3 40/30. Alexander Zverev spara il solito siluro esterno sul dritto di Nadal; Rafa rimette dall’altra parte una palla qualsiasi, altra botta di dritto dall’altra parte, rovescio in recupero che viene fuori alto, comodissimo per la volée di dritto di Zverev. Che la mette in rete. Zverev non si raccapezzerà più e perderà il game, il set, la partita.

Anche che ci sia un po’ di Germania anche in Tomas Berdych lo dicono in tanti, però temiamo che questo possa non far piacere al ceco nato, figuriamoci, a Valašské Meziříčí, in piena Moravia, dalla quale i tedeschi vennero cacciati in malo modo circa 70 anni fa. Berdych, uno che ha fatto semifinali in tutti gli slam, finalista di Wimbledon, da anni tra i primi dieci del mondo,  alle prese con un match point sul 7-8 del tiebreak contro Milos Raonic, ha miracol mostrato: servizio centrale rimandato dall’altra parte da Milos, dritto profondo che il canadese addomestica male con lo slice di rovescio, troppo corto, altro dritto “a uscire” di Tomas, violentissimo e angolato il giusto; Raonic alza un campanile cortissimo che passa a malapena la rete, Berdych si avventa sulla palla e… la manda in tribuna!

A questo festival tedesco non possiamo non aggiungere Stan Wawrinka, che diciamocelo, con quel fisico un po’ tozzo, le guance rubiconde, sembra sempre reduce dall’Oktoberfest. Non è un match point quello contro Goffin, ma sul 5 pari del tiebreak del terzo set Stan serve una prima violentissima. Goffin “para” più che rispondere, la palla lentamente passa dall’altra parte, dove Wawrinka è appostato da un quarto d’ora, pronto per brutalizzare quella pallina. Che, offesa, finisce lunghissima.

Forse a questa carrellata manca l’ultima via tedesca al match point, quella che ieri sera ha riguardato un altro sport. Come considerare altrimenti quel pallone che è finito sulla testa di Müller al 91° minuto di Bayern-Juventus? I torinesi erano praticamente ai quarti, e avevano anche il pallone tra i piedi. Invece di farne qualsiasi cosa – foss’anche tirare un’invereconda puntazza verso il nulla – Evra prova a “uscire” tenendo palla. Pressing di Vidal che allarga sulla destra a Coman. Traversone perfetto e match point annullato dal colpo di testa di Müller. Partita persa, Champions andata.

Bravi i tedeschi ma in fondo wir sind alle berliner, no?

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