Come (e chi) decide se un farmaco diventa doping. Parla la WADA - Pagina 2 di 2

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Come (e chi) decide se un farmaco diventa doping. Parla la WADA

In questi giorni ci siamo occupati tutti di doping. Pubblichiamo l’intervista al dottor Olivier Rabin, il direttore del reparto scientifico della WADA, forse la persona che più di tutte decide del destino di un farmaco. Dubbi dissipati? Giudicate voi

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C’è stata una grande attenzione mediatica sulla Lista delle Sostanza Proibite 2016. In particolare sulle sostanze e i metodi inclusi e proibiti e su come sostanze e metodi già presenti vengono riesaminati. Può spiegarci come riesce a raccogliere le ricerche scientifiche e le prove su un farmaco e come si può trovare il giusto equilibrio tra l’inserire le sostanze in Lista e non penalizzare ingiustamente gli atleti?
La Lista delle Sostanze e delle Pratiche Proibite viene completata a seguito di un consolidato, meticoloso, processo consultivo. Quando venne fondata la WADA, c’era una volontà forte da parte delle autorità di essere più aperti e trasparenti rispetto allo IOC (International Olympic Committee), che era l’organismo che si occupava di redarla precedentemente. Le dico i passaggi attraverso cui la Lista viene aggiornata:

Gennaio
A Gennaio di ogni anno abbiamo un primo incontro con il “Gruppo di Esperti della Lista”, che chiamiamo anche List Committee. Questo incontro ha luogo subito dopo l’implementazione della nuova Lista (introdotta il 1° Gennaio di ogni anno) per discutere gli eventuali problemi sollevati dai nostri stakeholders, o per valutare eventuali nuovi eventi accaduti nelle settimane o nei mesi immediatamente precedenti. Nell’incontro, il gruppo di esperti rivede ogni specifica questione o i commenti che abbiamo ricevuto, e ne estrapola alcuni di grande rilevanza che necessitano di una valutazione più scrupolosa. Questo ci permette di preparare l’agenda per l’incontro di Aprile e ci dà anche la possibilità di invitare alcuni esperti esterni per discutere di casi particolari, soggetti o temi per cui gli esperti del gruppo potrebbero voler ricevere ulteriori pareri, oppure sollevare nuove questioni. Ad esempio, in passato abbiamo parlato di cannabis, di cellule staminali, antidolorifici e narcotici presentati agli Esperti.

Aprile
All’incontro di Aprile serve a presentare la prima bozza della Lista e viene rivisto il Programma di Monitoraggio. È solitamente un incontro di due giorni, ed ancora una volta possiamo invitare degli esperti esterni se necessario. All’incontro abbozziamo la Lista che ha già cominciato a circolare tra alcuni stakeholders.

Dalla fine di Aprile a Luglio
Dalla fine di Aprile alla fine di Luglio facciamo circolare la bozza della Lista tra i nostri stakeholders: federazioni nazionali, federazioni internazionali, organizzazioni nazionali anti-doping, ecc. Chiediamo loro un feedback sulla Lista e i cambiamenti che vengono proposti per quella nuova. È un vasto processo di consultazione.

Fine di Luglio/Primi di Agosto
Compiliamo tutti i feedback pervenuti dagli stakeholders, e i membri del Gruppo di Esperti e l’amministrazione del dipartimento scientifico della WADA revisionano tutti i commenti.

Fine di Agosto
Alla fine di Agosto ci incontriamo di nuovo per due giorni per revisionare, considerare e discutere tutti i commenti ed identificare quali di questi siano rilevanti, quali di questi ci erano già stati sottoposti ad esami e quali meritano invece un esame più accurato. Quindi quando la bozza finale della Lista è completa, viene portata dal Gruppo di Esperti al Comitato per la Salute e Ricerca, il comitato che si occupa di ricerca scientifica e medica presso la WADA. Questo è un gruppo completamente diverso di esperti che ricontrollano la lista e forniscono opinioni supplementari se necessario. Hanno la possibilità di fare dei cambiamenti o delle modifiche alla bozza. È proprio il ruolo della Commissione per la Salute e Ricerca a proporre la Lista finale al Comitato Esecutivo della WADA per l’approvazione finale.

Settembre
Verso la metà di Settembre circa, su raccomandazione del Comitato per la Salute e Ricerca, la Lista viene presentata al Comitato Esecutivo della WADA. I membri del Comitato Esecutivo possono prendere  alcune decisioni definitive o porgere quesiti al Comitato per la Salute e la Ricerca. È compito del Comitato Esecutivo approvare la Lista finale delle sostanze e dei metodi proibiti per l’anno successivo.

Ottobre
Abbiamo quindi il dovere di pubblicare la Lista non più tardi del 1° Ottobre di ogni anno così che possa essere adottata il 1° Gennaio dell’anno seguente.

Gennaio
La nuova lista è in atto.

Può farci un esempio di chi sono i membri esterni?
Per quanto riguarda il Comitato per la Salute e la Ricerca, ogni anno riceviamo alcuni nomi di esperti, da parte dei nostri stakeholders, che provengono da diversi campi (finanza, istruzione, ricerca, medicina). Il Comitato Esecutivo ha il compito di rivedere e approvare i membri proposti. Quindi, la revisione e la decisione finale è presa dal presidente della WADA, dal Direttore Generale e dal capo del Comitato per la Salute e la Ricerca per nominare i membri del gruppo di esperti, come quelli del Gruppo di Esperti per la Lista. Ci sono due differenti comitati, come detto, quindi due differenti livelli di nomine ed approvazioni.
Per il Gruppo d’Esperti, la decisione su chi nominare e approvare è basata sulle persone che sappiamo essere esperti nel settore e/o persone con esperienze rilevanti che vengono come volontari. È importante avere il giusto mix di esperienza nel Gruppo. Abbiamo bisogno di medici sportivi perché sanno come comportarsi con gli atleti, e conoscono la pratica del prescrivere o meno certe sostanze; ma abbiamo anche bisogno di tossicologi, esperti di laboratorio, ecc. Insomma abbiamo bisogno di persone con diversi background che possano portare prospettive ed esperienze diverse.
Il ruolo degli esperti è limitato ad un periodo di tre anni, rinnovabile. Abbiamo un avvicendamento regolare di esperti che ci danno l’opportunità di portare nuovi e sicuri punti di vista e prospettive da differenti parti del mondo, con differenti background e diverse esperienze.

Ha parlato di numerosi commenti che vi arrivano ogni anno dagli stakeholders. Immagino ci voglia molto tempo per visionarli e prenderli in considerazione. Ci può dare una stima sul numero di questi commenti che ogni anno ricevete?
Approssimativamente, parliamo di un centinaio di commenti individuali ogni anno. Sarebbero dalle 40 alle 50 pagine, alcune ci pervengono da stakeholders individuali, altri da gruppi. Ad esempio, il Council of Europe, ovviamente composto da differenti paesi, ci manda il suo commento, così come singoli paesi europei possono dare indipendentemente il loro contributo.

In base a quello che ha detto, sembra quasi che il processo venga alimentato dagli stakeholders, e delle considerazioni vengono fatte se c’è qualcosa di nuovo che viene alla luce o se c’è una qualunque prova. Presumibilmente, quando vi è una prova scientifica, dovete poi soppesarla sulla base della qualità della ricerca, da dove la ricerca proviene, se è stata revisionata bene… ecc? C’è un processo o delle linee guida riguardo a come una determinata ricerca possa avere un peso quando prendete delle decisioni o è solo discussa all’interno del gruppo di esperti?
Quello che dice è importante, perché ovviamente non diamo lo stesso peso ad ogni tipo di commento. Molti anni fa qualcuno dei nostri stakeholders ci diceva “Non troviamo appropriato che questa sostanza si trovi nella lista, per favore, toglietela perché secondo noi non aiuta molto”. Adesso riceviamo dei commenti basati su prove scientifiche; è questo quello che chiediamo. Chiediamo che se qualcuno ci sottopone un’opinione, che questa sia supportata il più possibile da prove scientifiche e da letteratura e testimonianza medica. Alcune delle organizzazioni anti-doping conducono la loro ricerca privatamente e anche da li riceviamo delle informazioni. Tutti questi elementi devono essere presi in considerazione. E rivediamo tutta la letteratura scientifica quando viene citata. Tuttavia, alcuni esperimenti sono molto esaustivi, altri no. Puoi trovare discrepanze o contraddizioni nella ricerca scientifica e medica. È il compito degli esperti valutare poi che peso questa ricerca abbia e vedere se c’è poi un trend globale a supporto di tale decisione.
Mi lasci fare l’esempio delle pseudoefedrine, perché è un esempio molto esplicativo del processo. Quando inizialmente stavamo valutando la letteratura c’erano studi che mostravano che le pseudoefedrine potessero migliorare le performance ma altri studi invece dicevano il contrario. Quando abbiamo iniziato a leggere accuratamente le pubblicazioni a riguardo, abbiamo potuto notare che c’era un ‘dose effect’. In altre parole, studi condotti con soli 60 o 90 milligrammi di pseudoefedrine non mostravano l’effetto di un miglioramento della performance. Ma studi che invece usavano dai 160 ai 240 milligrammi, che è la dose massima giornaliera, mostrava segni di aumento della performance in base alla natura dell’esercizio. Pertanto, abbiamo preso il caso in considerazione e ne abbiamo parlato con gli esperti. Abbiamo anche condotto i nostri studi per definire la soglia di uso delle pseudoefedrine, perché non volevamo necessariamente vietarne l’uso. Questo perché parliamo di un farmaco solitamente utilizzato per i sintomi di un’influenza o per il raffreddore e sembrava quindi estremo considerarne il divieto totale. Dunque siamo arrivata ad una chiara decisione, pubblicata poi dalla WADA nella letteratura scientifica. Crediamo cioè che le pseudoefedrine possano influenzare la performance solo se assunte ad un determinato dosaggio. È una strategia che abbiamo proposto e adesso le pseudoefedrine sono in lista da qualche anno, e la decisione è stata ben accetta. Questo dimostra anche il ruolo degli Esperti del Gruppo della Lista e del Comitato, nel revisionare ciò che si sa a livello scientifico.

Quindi, da una prospettiva scientifica, queste regole e processi sembrano essere abbastanza tecnici e dettagliati. Coinvolgono le ricerche e delle dettagliate discussioni tra gli esperti. Quanto è complicato spiegare le ragioni che si trovano dietro ad una certa decisione e far si che queste vengano accettate da tutti gli stakeholders, inclusi gli atleti, in modo che tutti possano comprendere e soprattutto attenersi al codice? Come ha detto lei, è un’area molto tecnica; voi passate un anno intero nel processo di revisione. Quindi come fate ad affrontare questa sfida?
Beh, la sua è una bella domanda, perché è una sfida quasi impossibile, nel senso che non si possono soddisfare tutti. Perché? Perché la Lista delle Sostanze e delle Pratiche Proibite è un documento legale. Perché? Perché quando finiamo in tribunale per discutere un caso, qualcuno contesterà la validità della sostanza o della pratica, la formulazione della Lista, perché la sostanza si trova nella lista e regolarmente abbiamo a che fare con queste contestazioni. Da un punto di vista legale, il documento deve essere accuratamente redatto. Questo però è anche un documento scientifico e medico. Dobbiamo essere chiari ed attenti nel modo in cui nominiamo le sostanze, nel modo in cui vengono descritte e nel modo in cui le qualifichiamo. Questa è una parte del lavoro del Gruppo di Esperti. Inoltre questo è un documento formativo e comunicativo, ma deve essere anche legalmente e scientificamente accurato. Dobbiamo spiegare ad un atleta che un farmaco deve essere scritto sia con il suo nome chimico che descritto tramite la nomenclatura chimica perché non è mai stato descritto prima, o presentato con un INN (International Nonproprietary Name) dato dall’Organizzazione Mondiale della Salute.
Noi comprendiamo la complessità, ma data l’importanza del documento e per la necessità di accuratezza, non possiamo dire semplicemente ‘è una molecola a base di colesterolo’. Questo vorrebbe dire che tutti gli steroidi endogeni dovrebbero essere proibiti, che non è affatto l’obiettivo che ci siamo prefissi. Devi provare e trovare un equilibrio tra tutti questi limiti; il che per definizione rende poi il documento complesso quasi per tutti; ma facciamo del nostro meglio per trovare un compromesso con cui fare felici i nostri stakeholders. Sentiamo tra gli atleti che la lista è troppo complicata e quindi cerchiamo di semplificarla. Parliamo con loro e quindi capiamo perché legalmente e scientificamente c’è bisogno di nominare queste sostanze così complesse, ed analizzare con loro, vedere se ci sono delle alternative più semplici.
Ora, per noi la sfida più grande è arrivare a prendere una decisione su sostanze sulle quali non esiste una letteratura disponibile. Allora, devi estrapolare sia da composti simili che da classi di sostanze simili; hai bisogno di accedere ad informazioni che non sono sempre disponibili. Inoltre, anche quando c’è una scarsa informazione scientifica a riguardo, i dati non sempre possono essere direttamente applicati a persone sane. Ad esempio, se tu hai delle informazioni sugli effetti di un farmaco su una persona malata, non significa necessariamente che tu li abbia su persone sane, e a volte atleti super sani che hanno un fisico ed uno stile di vita incredibile. Non siamo nella posizione, per ragioni etiche ovviamente, di per poter condurre questo determinato tipo di studio con sostanze proibite, su un élite di atleti. Quindi molto spesso, la sfida che affrontiamo è come essere sicuri che l’informazione che stiamo considerano sia sufficientemente accurata e valutata per essere estrapolata in sicurezza per la popolazione di interesse della WADA, ovvero gli atleti. Questa è la nostra sfida principale. Non è sempre facile; a volte dobbiamo generare queste informazioni. Sentiamo esperti in quel campo che abbiano un punto di vista e a volte le ultime informazioni scientifiche che non necessariamente sono state pubblicate, per essere sicuri di prendere la migliore decisione possibile.

Credo che questo illustri la sfida che lei, WADA, e il resto degli stakeholders nel movimento anti-doping, e che anche gli atleti che cercano di competere in maniera pulita, come si dice oggi, affrontano ogni giorno. Fortunatamente questo ci fa vedere una parte di questo processo, le decisioni e la revisione che affronta la WADA. Questo però non significa che sia perfetta. A volte sembra esserci la sensazione che la WADA prenda delle decisioni veloci ed immediate. Cosa risponderebbe a questo?
No, è tutto il contrario. A volte ci sono delle estenuanti discussioni. È nella natura umana posticipare e non prendere le decisioni, e cerchiamo ovviamente di non fare questo alla WADA. C’è una cosa su cui vorrei insistere, perché è anche parte del problema, ed è l’opinione polarizzata che a volte riceviamo da alcuni nostri stakeholders. A volte ci dicono, “Questa sostanza deve essere introdotta nella lista delle sostanze proibite”. Una cosa di cui ci si rende conto quando si lavora per un’organizzazione mondiale come la WADA è che la scienza e le pratiche mediche non sono omogenee in tutto il mondo, ed in particolare le pratiche mediche. Alcune persone hanno delle opinioni, basate su background culturali, non sempre quindi provenienti da una conoscenza medica e scientifica universalmente accettata. Alcune culture non hanno la stessa percezione dei farmaci o lo stesso utilizzo di altre. È per questo che un farmaco non è necessariamente disponibile in tutto il mondo, perché non sono visti allo stesso modo. Anche il giudizio sulla scienza non è sempre lo stesso, le pratiche mediche non sono sempre le stesse, e su queste basi, gli stakeholders dicono: “questo farmaco non potete permetterlo assolutamente”, altri dicono: “questo farmaco è perfettamente accettabile, può essere acquistato ovunque nel mio paese”.
Posso riprendere l’esempio delle pseudoefedrine; sono un farmaco acquistabile ovunque in molti paesi e non in altri. Quindi la percezione del rischio di un farmaco non è la stessa, ed anche il suo uso. Questo crea situazioni interessanti quando hai uno stakeholders che si basa sulle opinioni del proprio paese che non sono applicabili al resto del mondo. Quindi alla fine sai che non riuscirai ad accontentare tutti e che devi fare affidamento ai giudizi degli esperti per prendere la più razionale decisione che sia applicabile a livello globale. Per quanto basiamo le nostre decisioni su fatti medici e scientifici, prendiamo in considerazione quello che ci dicono i nostri stakeholders e le testimonianze provenienti dal settore, ed è il miglior metodo che possiamo usare. Dobbiamo attenerci ai fatti, avere delle buone e decise argomentazioni, e laddove necessario avere dei criteri di giudizio sulla rilevanza delle informazioni che abbiamo. Ad esempio, non daremmo lo stesso peso ad un articolo presente su Nature o Science, rispetto ad un articolo pubblicato online senza alcun controllo o revisione; quindi ancora una volta bisogna soppesare le prove e prendere delle decisioni.

Credo che ci abbia spiegato molto bene le difficoltà nel selezionare la ricerca da prendere in considerazione. Credo che in molti saranno comprensivi sulle difficoltà che affrontate. Spero che questo faccia luce sul processo di revisione della Lista e sul lavoro della WADA. Credo che sarebbe fantastico se più atleti fossero coinvolti nel processo. So che esiste un Comitato degli Atleti alla WADA e che le agenzie anti-doping del Regno Unito e degli Stati Uniti sono due delle agenzie che stanno cercando di coinvolgere gli atleti. Si spera che il loro aiuto possa semplificare la Lista.
Abbiamo sentito degli atleti, siamo attenti alle loro richieste e le discutiamo con loro. Regolarmente, quando presento la lista al Comitato Esecutivo, gli atleti vengono da noi e ci dicono, “ Cosa vuol dire questo, è difficile”, e quindi noi gli diamo delle spiegazioni. Non lo facciamo per mettere dei bei nomi chimici, lo facciamo perché non c’è altra alternativa. Mi piacerebbe descrivere la molecola con il nome che tutti usano, ad esempio il Paracetamolo, piuttosto che usare un lungo e complicato nome. So che a meno che tu non sia un chimico o una persona con una buona base di conoscenza della chimica, ovviamente non sei in grado di capire bene. Ma la verità è che non tutti i farmaci che ci troviamo ad analizzare sono farmaci legali, alcuni sono illegali. Alcuni sono farmaci dopanti che non sono mai stati creati per curare un essere umano. Quando siamo di fronte a queste sostanze, dobbiamo dargli un nome, altrimenti il sistema legale ci direbbe, “Scusate, ma come vi aspettate che questo farmaco sia illegale se non fa parte della lista?”. Non si può pensare che tutti possano capire, senza una conoscenza della chimica e della farmacologia, per questo dobbiamo ascoltare tutti.

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