Dove eravamo rimasti?
Ah sì, agli Australian Open. Che non erano andati proprio benissimo per tennisti e tenniste dei paesi dell’ex Jugoslavia, dato che dopo la prima settimana era già tutti a casa.
A parte ovviamente Novak Djokovic, che era rimasto fino all’ultimo giorno per fare poi ritorno a Belgrado con il trofeo del suo undicesimo Slam come probabile bagaglio a mano.
Dopo un mese di terra rossa sudamericana o, a seconda dei gusti, di cemento indoor europeo, con la ciliegina sulla torta della Coppa Davis a inizio marzo, si è arrivati al secondo appuntamento importante della stagione: i due combined americani, Indian Wells e Miami.
Vediamo come è andata stavolta per giocatori e giocatrici provenienti dal’ex Jugoslavia e, checché ne dica Moore, ladies first e partiamo con il circuito WTA.
Singolare femminile
Si inizia, noblesse oblige, con le due ex n. 1 del mondo, le serbe Jankovic e Ivanovic.
Per Jelena Jankovic un discreto torneo a Indian Wells, dove ha raggiunto gli ottavi prima di perdere dalla Radwanska, ma una brutta prestazione a Miami, dove è stata costretta al ritiro nel match di esordio. Ritiro che le ha attirato qualche critica, dato che la 31enne serba ha stretto la mano all’avversaria, la qualificata polacca Linette, dopo il primo game. Dai due tornei Premier Mandatory la Jankovic esce da n. 23 WTA, perdendo tre posizioni in classifica, tutto sommato neanche male considerato che difendeva i punti della finale raggiunta a Indian Wells lo scorso anno.
Più ombre che luci anche per Ana Ivanovic. E, purtroppo, viene da dire come al solito. In California la coetanea e concittadina di Djokovic si salva 7-6 al terzo con la Giorgi, poi però becca un pesantissimo 62 60 contro la Pliskova. Stesso film, più o meno, dieci giorni dopo in Florida: vittoria nel primo match, sconfitta a seguire contro la Bacsinszky.
Ana perde solo una posizione in classifica, da n. 18 a n. 19, ma nel guardarla giocare la sensazione sempre più frequente è che – come per JJ – anche per lei il meglio sia passato.
I colori croati li ha invece difesi in entrambi i tornei solo la veterana Mirjana Lucic-Baroni. Una difesa, a dire il vero, non particolarmente tenace: sempre fuori al primo turno, prima contro la Puig, poi contro la Garcia. Ne consegue che pure a lei il marzo americano porta un leggero peggioramento del ranking, da n. 71 a n. 74.
A Indian Wells, superando le qualificazioni, è riuscita ad entrare in tabellone anche Donna Vekic, sconfitta al primo turno dalla Pironkova.
Per la 19enne croata un piccolo passo in avanti in classifica, dalla 94esima alle 92esima posizione, ma resta distante una trentina di posizioni da quel best ranking alla posizione n. 62 raggiunto quasi 3 anni fa. Donna è ancora giovanissima, ci mancherebbe, ma attenzione che il tempo passa.
Bene si è comportata invece la montenegrina Danka Kovinic, che ha raggiunto il secondo turno in tutti e due i tornei. A Indian Wells ha perso dopo una grande battaglia contro Petra Kvitova, che l’ha spuntata solo al tie-break del terzo, mentre a Miami si è arresa alla Konta versione deluxe vista a Miami. Danka mantiene così il suo posticino nelle top 50 (era e rimane n. 50) e può continuare a cullare il suo sogno di andare alle Olimpiadi.
Singolare maschile
Stesso ordine, si parte dunque dalla Serbia. E di conseguenza dal trionfatore dei due Masters 1000 statunitensi: Novak Djokovic fa la terza doppietta consecutiva, a Indian Wells diventa recordman assoluto con 5 vittorie (staccato Federer), mentre a Miami eguaglia i 6 successi di Agassi. Se vogliamo proprio trovare un dato che non sia l’ulteriore conferma dello strapotere attuale di Nole ma ne evidenzi la possibile vulnerabilità in determinate condizioni, c’è quello, curioso, relativo all’unico set che ha perso in 10 partite. Si tratta del primo giocato nella trasferta americana, contro il giocatore peggio classificato che ha incontrato, il qualificato statunitense Bjorn Fratangelo. Insomma, Djokovic talvolta si distrae – o semplicemente non sempre è al 100% – e in quel caso rischia di complicarsi un po’ la vita. Certo che se poi si riflette sul fatto che dopo quel set Novak ne ha vinti 20 consecutivamente, forse non è il caso di usare termini come “vulnerabilità” o “rischio” parlando del Djokovic attuale.
Prima che questo articolo finisca linkato nella rubrica sulle statistiche inutili, si può solo ancora aggiungere che ovviamente il fuoriclasse di Belgrado era n. 1 il 7 marzo ed n. 1 è il 4 aprile, evidenziando infine che ha doppiato il n. 2 Murray (16540 punti contro i 7815 dello scozzese).
Chi invece non può essere soddisfatto della trasferta americana è Viktor Troicki. Il 30enne tennista serbo ha perso subito a Indian Wells contro Leo Mayer, mentre a Miami si è salvato dopo solo tre tie-break contro lo spagnolo Cervantes, per poi prendere una spazzolata micidiale (61 61) da Goffin. Rimane stazionario al n. 23 ATP, ma sembra far fatica a fare quel passo in più per raggiungere quella top 20 che gli sfugge dallo scorso anno.
Dusan Lajovic, che arrivava da un buona tournée sudamericana (prima semifinale ATP in carriera, a San Paolo) a Indian Wells ha forse pagato la desuetudine al cemento, dato che non ci giocava dal secondo turno perso a Melbourne al quinto contro Bautista Agut, ed è uscito subito di scena, superato dal qualificato statunitense Ryan Harrison. A Miami ha fatto un po’ meglio: l’americano proveniente dalle qualificazioni lo ha battuto, Dennis Novikov, poi però si è dovuto arrendere piuttosto nettamente (64 61) a Marin Cilic. Per il 25enne tennista di Stara Pazova un piccolo avanzamento in classifica, da n. 68 a n. 66.
Passiamo a Zagabria e dintorni, parafrasando il titolo della rubrica, e a quel Marin Cilic appena citato. Da lui ci si aspetta sempre che, da un momento all’altro, ci faccia nuovamente vedere in campo quel giocatore che asfaltò tutti a New Yok nel 2014. Non è accaduto neanche stavolta, sebbene abbia ottenuto dei buoni risultati. Prima i quarti di finale raggiunti a Indian Wells, dove però ha ritrovato quel David Goffin che aveva affrontato in Coppa Davis appena un paio di settimane prima. Cambiando i fattori esterni, dalla terra indoor europea al cemento all’aperto americano, il risultato non è cambiato: ad alzare le braccia in segno di vittoria è stato di nuovo il belga, peraltro apparso in grande spolvero nei due “1000” statunitensi (semifinalista in tutti e due). La sconfitta subita a Miami appare invece proprio come la certificazione del fatto che Cilic non sia ancora riuscito a trovare dove è finita quella versione di se stesso degli US Open 2014: il 27enne croato è stato infatti sconfitto nel secondo match da quel Gilles Simon contro il quale ha perso in 5 delle 6 occasioni in cui si sono incontrati. E la sesta era proprio quell’ottavo di finale da cui iniziò la settimana magica del tennista di Medjugorje. Che torna a casa guadagnando una posizione rispetto a quanto era partito: da n. 12 a n. 11, e a solo 70 punti dalla top ten. Tutto sommato niente male, se uno non avesse sempre in mente quel settembre a New York…
Borna Coric a Indian Wells batte il francesce Pouille ed il brasiliano Bellucci e prima di arrendersi costringe Berdych al tie-break nel secondo set. A Miami invece il giovane talento croato esce subito per mano di Istomin, in un match dove nel game in cui è andato a servire per il match nel secondo parziale ha fatto due doppi falli, per poi finire con i crampi e sconfitto per 7-5 al terzo.
La sensazione è che il 19enne zagabrese paghi ancora qualche tributo alla sua giovane età in termini di concentrazione e focus mentale. Oltre al permanere di qualche aspetto tecnico da migliorare: c’è sempre quel po’ di punch che manca nei colpi, specie nel dritto. La conseguenza è che per il momento fa ancora fatica a trovare continuità di risultati. Per lui ranking sostanzialmente stazionario, da n. 47 a n. 48.
Con Ivo Karlovic fermo ai box dagli Australia Open, c’era ancora Ivan Dodig a difendere i colori croati. E anche per lui vale la stessa considerazione fatta per la Lucic Baroni: una difesa la sua non proprio strenua, dato che pure lui è stato sconfitto al primo turno in entrambi i tornei. In California dall’astro nascente Zverev, al termine di una battaglia vinta per 36 75 63 dal giovanissimo tedesco, in Florida da Juan Monaco, dove si è ritirato sul 36 63 50 (ed era in vantaggio per 3-1 nel secondo) a favore di Pico, lasciando perplessi sia addetti ai lavori che appassionati. Che a Miami il 31enne di Medjugorje non fosse poi proprio lucidissimo lo ha dimostrato anche il colpo con cui ha steso il suo compagno di doppio Marcelo Melo durante un match: insomma, una trasferta in Florida da dimenticare per Dodig (e anche per Melo).
Anche lui, come Coric, sostanzialmente stazionario nel ranking, da n. 79 a n. 80.
Per ultimo, una delle sorprese della tournée statunitense, il bosniaco Damir Dzumhur, che in queste tre settimane si è regalato un bel po’ di belle prime volte.
A Indian Wells ha esordito in un tabellone principale di un Masters 1000, anche se si tratta di un esordio non proprio da ricordare, data la cocente sconfitta per 61 60 contro Marcelo Granollers. A Miami il 23enne tennista di Sarajevo si è subito ripreso e ha continuato con le prime volte. Dopo essersi regalato la prima vittoria in un 1000 contro Leo Mayer, ha voluto esagerare al secondo turno: prima vittoria contro un top ten, grazie al ritiro di Rafa Nadal nel terzo set, con il bosniaco avanti 3-0. Sullo slancio vittoria contro Kukushkin, per i primi ottavi di finale in un torneo di questo livello. Stoppato da uno che è partito non molto distante da Sarajevo: quel Milos Raonic nato a Podgorica.
Dzmhur sale così al n. 87 in classifica, guadagnando ben 6 posizioni dal n. 93 di inizio marzo.
In conclusione si può dire che i due Masters 1000 non hanno detto niente di diverso rispetto a Melbourne: Djokovic dominante, ma per il resto nulla di eclatante per il tennis dei paesi dell’ex – Jugoslavia.
Prossima fermata Roland Garros: vedremo se ci sarà qualche exploit in più, qualcosa di nuovo e diverso da raccontare.
E se così non fosse e invece tutto rimanesse uguale, beh non è che un Nole Slam capiti proprio tutti i giorni…