A Montecarlo da inviato: le dritte di Clerici, la profezia su Nadal, l’inseguimento di Panatta - Pagina 2 di 2

Rubriche

A Montecarlo da inviato: le dritte di Clerici, la profezia su Nadal, l’inseguimento di Panatta

Con Gianni Clerici tra vini francesi, arte contemporanea e il ricordo di Vitas Gerulaitis. L’intervista ad Adriano Panatta sogno proibito dell’inviato. Ubaldo Scanagatta spietato ma positivamente contagiato da Rino Tommasi

Pubblicato

il

 

Prima e dopo due serate rese affascinanti da uno scrittore ironico ed erudito, ci sono state giornate rese elettriche e faticose da un direttore inflessibile ed esigente, totalmente incurante dell’impossibilità umana di svolgere quattro diverse attività tutte in una volta. Sabato 16 Aprile, mentre sto cercando qualche dato sui quattro semifinalisti, Scanagatta m’incalza sul pezzo che deve raccontare la serata allo Yacht Club. “Caro Ubaldo, tu continui a sollecitarmi ma io stavo per aprire il file con la relativa bozza per completarla. Come sai non sono certo il tipo che fa le cose in fretta e furia a discapito della qualità. Ci tengo a scrivere bene i pezzi, a differenza di un direttore ossessionato dal tempo: sappi che fretta e bene non stanno insieme, carissimo Ubaldo”. Infatti tu scrivi per un mensile…”, mi zittisce il direttore. Niente da fare, ancora una volta lo scaltro comandante me l’ha fatta, gli è bastata una battuta fulminea per trafiggermi, come il miglior fiorettista. Il miglior fiorettista? La firma di Settignano non sa neanche cosa sia il fioretto: lui va di sciabola, o meglio di macete. Anche se devo riconoscere che, in questo caso, ha appreso la capacità di rispondere in maniera sia sintetica che efficace, lui che di solito è sempre molto prolisso nei suoi interventi… Ora invece è stato diretto, in cinque parole cinque: un dono consegnatogli da Rino Tommasi. Del resto, a furia di condividere esperienze nei più grandi tornei con lui, qualcosa deve pur avere appreso… “Non è mai troppo tardi per imparare”, direbbe l’impareggiabile Rino.

L’Odissea alla ricerca di Adriano Panatta

Sempre Sabato, mentre si sta concludendo la prima semifinale tra Rafael Nadal e Andy Murray, Ubaldo mi assegna un compito davvero stimolante: “Oggi ho visto Adriano Panatta più volte, perché non vai a cercarlo per strappargli una breve intervista?”. Ringraziandolo per l’opportunità, mi metto alla ricerca dell’eroe del tennis azzurro degli Anni ’70, ma non lo trovo da nessuna parte. Al mio ritorno a mani vuote in sala stampa, il direttore è perentorio: “Il buon giornalista sa quando e dove trovare chi deve intervistare. Verso la fine del match devi essere dovunque: magari Adriano raggiunge l’uscita prima degli altri, magari è in bagno …“. Ma certo, il bagno! Comincio a localizzare tutti i bagni del Country Club non troppo lontani dal Centrale, poi perlustro ristorante e bar dietro di esso, infine mi piazzo all’uscita, ma ancora una volta di Panatta neanche l’ombra. Scoraggiato, incontro Stefano Meloccaro, noto conduttore SKY e persona squisita, dalla battuta sempre pronta (sventurata vittima del mio stalking due giorni prima, alla serata allo Yacht Club su Sergio Tacchini) e disponibilissimo: “Non lo vedo da un po’, forse è già andato via, in ogni caso il suo posto è nel box 42 nel Parterre sotto la Tribuna Stampa, insomma dove si siedono i fighi“. “Grazie Stefano, gentilissimo“. Con la preziosa dritta di Meloccaro e dopo aver completamente memorizzato la planimetria di tutti i bagni del Country Club, so che il giorno dopo, per la finale Nadal-Monfils, il Capitano di Coppa Davis delle felici annate ’96 e ’97 non potrà in alcun modo sfuggirmi.

Domenica 17 aprile, mentre Gael Monfils studia il modo di scardinare il gioco di Rafael Nadal, io studio il modo di scardinare le scatole del Re del Roland Garros ’76. Prima però devo trovarlo. A un quarto d’ora dall’inizio della finale, mi permetto di bussare al box tv di Sky Italia, dove Elena Pero (intervistata qui da Ubitennis) mi accoglie con gentilezza ma non mi può aiutare: “Mi spiace, ma Adriano non l’ho visto“. Le fa eco Paolo Bertolucci: “Non so se oggi c’è“. Sono seduto in tribuna stampa, mi godo la finale con passione, ma ad ogni pausa mi sporgo dalla ringhiera per vedere se individuo Panatta nel suo box 42. Niente da fare, ma verso la fine del match, mentre Rafa Nadal si appresta a chiudere la contesa, lascio il mio posto e mi dirigo verso l’uscita principale. Attendo invano decine di minuti, poi rispolvero la mappa mentale dei bagni del Country Club e proseguo la ricerca. L’etereo ex. n.4 del mondo potrebbe essere nella toilette situata sotto la rampa di scale alla destra del ristorante interno. Mi piazzo con discrezione all’inizio dei gradini, giusto per evitare di assalirlo appena fuori dalla porta del bagno, ripassando le domande da fargli (“Torni a Montecarlo nel 2016, cioè a 40 anni esatti da quel magico 1976 in cui vincesti gli Internazionali a Roma, il Roland Garros e anche la Coppa Davis: qual è il successo a cui sei più legato? Come giocatore, che sensazioni ti ha lasciato Montecarlo? Hai rimpianti per la semifinale dell’81 persa con Vilas o quel giorno Guillermo era imbattibile?”).

Passano i minuti, scorrono le persone, guardo più volte l’orologio. Ormai, dopo tutto questo tempo di attesa, se Adriano si chiamasse Adriana e fosse veramente in bagno avrebbe fatto in tempo a dare alla luce la nuova grande speranza del tennis azzurro… La mia ricerca continua, imperterrita: “Dopo tutto Panatta è grosso, non posso non notarlo!”. Esco di nuovo e mi aggiro tra i vicoli del Club, tra il Centrale, il Villaggio VIP e il Courtes des Princes. Quando lo sfinimento sta prevalendo e mi sento ormai come un pugile suonato, eccolo tra la folla: di spalle, alto e distinto nella sua giacca blu, coi capelli ben ordinati. Adrianooooooo!, urlo senza più freni inibitori. Finalmente il giornalista segugio ha trovato la preda! Mi avvicino di gran carriera, quando un signore davanti a me, che per sua sventura si chiama come Panatta, si gira di scatto, con lo sguardo inquieto di chi si trova davanti un pazzo squilibrato: “Ci conosciamo, giovanotto?” “Mi scusi, scambio di persona“, rispondo con le orecchie più basse di un cocker, altro che segugio…

Fine della festa, non della passione

La mia esperienza, indimenticabile e bizzarra, si conclude la mattina seguente, quando mi congedo dai miei tre compagni di viaggio (Ubaldo, Laura e Carlo, il giovane di belle speranze che si fida troppo dei colleghi…) e ritorno a casa in macchina, accompagnato dal mare assolato della Costa Azzurra e da ricordi che non si cancelleranno mai, sebbene del tutto impaziente di vivere quanto prima una nuova avventura come improbabile ed entusiasta inviato di Ubitennis.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement